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  • Martedì 4 marzo 2025

Il piano dei paesi arabi per ricostruire la Striscia di Gaza

È la risposta ai piani di Donald Trump di cacciare i palestinesi e farne una località turistica, ma Israele e gli Stati Uniti l'hanno già criticato

Edifici distrutti dai bombardamenti nella Striscia di Gaza, il 2 marzo 2025 (AP Photo/Leo Correa)
Edifici distrutti dai bombardamenti nella Striscia di Gaza, il 2 marzo 2025 (AP Photo/Leo Correa)

Martedì, al termine di una riunione coi capi di governo di Qatar, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha detto che è stata approvata una proposta di piano per la ricostruzione della Striscia di Gaza, in gran parte distrutta dai bombardamenti israeliani nella guerra in corso da quasi un anno e mezzo.

Il piano prevede ambiziosi programmi di messa in sicurezza della Striscia e il ripristino di tutte le infrastrutture: è considerato una risposta al surreale piano per il futuro della Striscia proposto dal presidente statunitense Donald Trump, secondo cui gli Stati Uniti dovrebbero prenderne il controllo, espellere tutti i circa 2 milioni di palestinesi che ci vivono e ricostruirla per farla diventare un centro turistico che lui stesso ha definito «la Riviera del Medio Oriente».

Quella approvata martedì è solo una proposta: per diventare effettiva dovrebbe essere approvata da entrambe le parti, quindi sia Hamas che Israele, cosa molto improbabile. È anche molto costosa: prevede operazioni per cinque anni, dal 2025 al 2030, finanziate dall’Egitto con 53 miliardi di dollari.

Secondo la proposta di piano, il controllo della Striscia passerebbe da Hamas all’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), l’entità parastatale riconosciuta a livello internazionale che governa parte della Cisgiordania: per i primi sei mesi le operazioni verrebbero gestite da un comitato composto da tecnici indipendenti, che poi cederanno tutto il controllo della Striscia all’ANP.

Il tema di chi controllerà la Striscia di Gaza dopo la fine della guerra è uno dei più ostici, e anche durante i negoziati per il cessate il fuoco è stato affrontato solo in modo molto vago. L’ANP è guidato da Mahmud Abbas, il leader di Fatah, il principale partito laico e moderato palestinese che da decenni è in lotta con Hamas. L’idea che l’ANP possa governare Gaza è poco plausibile: l’Autorità è da tempo considerata un interlocutore debole, soprattutto a causa della cattiva gestione degli affari pubblici e di un atteggiamento nei confronti di Israele giudicato troppo accomodante da molti palestinesi.

I contenuti del piano sono stati raccontati da alcune agenzie di stampa che ne hanno visto in anteprima la bozza. Prevedrebbe due fasi: nella prima, più breve, verrebbe messa al sicuro la popolazione che vive ancora nella Striscia, con lo sminamento del territorio, cioè la rimozione di ordigni inesplosi dal terreno, e l’allestimento di soluzioni abitative temporanee; la seconda fase, più lunga, prevedrebbe una progressiva ricostruzione degli edifici e delle infrastrutture distrutte dai bombardamenti, cioè la maggior parte di quelle presenti.

Al termine dell’incontro, il presidente egiziano al Sisi ha detto che il piano serve a garantire che «il popolo palestinese rimanga nella sua terra». In quello che è stato interpretato come un implicito riferimento al piano di Trump, la bozza dice anche che «qualsiasi malvagio tentativo di cacciare i palestinesi o di annettere qualsiasi parte dei territori palestinesi occupati porterebbe a nuove fasi di conflitto, minerebbe le opportunità di stabilità, espanderebbe il conflitto in altri paesi della regione e rappresenterebbe una chiara minaccia per la pace in Medio Oriente».

La proposta è già stata criticata sia da Israele che dagli Stati Uniti. Tra le altre cose, un portavoce del ministero degli Esteri israeliano ha detto che il piano «è radicato in prospettive superate», nel senso che non menziona l’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre del 2023. Hamas ha invece risposto positivamente, definendo la proposta un «passo avanti».

Nelle ultime settimane Trump ha parlato più volte dei suoi piani per il futuro della Striscia di Gaza, con proposte, dichiarazioni e comunicazioni assurde: oltre alla proposta sulla «Riviera del Medio Oriente», a fine febbraio ha diffuso sui social un video, fatto con l’intelligenza artificiale, in cui la Striscia si trasformava in una località turistica piena di grattacieli, discoteche, bambini che tengono in mano palloncini con il volto di Trump e anche un’enorme statua d’oro del presidente degli Stati Uniti.

– Leggi anche: L’assurdo futuro della Striscia di Gaza immaginato da Trump