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  • Domenica 2 marzo 2025

L’OMS ha un’ipotesi su una “misteriosa” malattia in Congo

Una delle cause della morte di almeno 60 persone potrebbe essere stata una contaminazione dell'acqua, ma le analisi sono difficoltose

Basankusu, Repubblica Democratica del Congo (AP Photo/Guy Masele Sanganga)
Basankusu, Repubblica Democratica del Congo (AP Photo/Guy Masele Sanganga)
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La causa di più di sessanta morti finora senza spiegazione nel nord della Repubblica Democratica del Congo potrebbe essere stata un’intossicazione, ma rimangono dubbi su decine di altri casi rilevati nelle ultime settimane. Mike Ryan, il responsabile delle emergenze dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), ha detto che potrebbe essersi trattato dell’esposizione a qualche sostanza, forse in seguito al consumo di acqua contaminata. Le ricerche sono ancora in corso, ma richiedono tempo perché sono svolte in aree remote e difficili da raggiungere.

Fino alla fine di febbraio, l’OMS ha registrato almeno 60 morti a Bolomba e Basankusu, due villaggi che si trovano a una sessantina di chilometri di distanza l’uno dall’altro nella provincia dell’Equatore. Al momento non sono stati trovati elementi per ritenere che ci sia un legame tra i due focolai della malattia. A Bolomba sono stati registrati 12 casi e 8 morti, mentre a Basankusu i casi sono stati quasi mille e le morti 52. Nella maggior parte dei casi dalla comparsa dei primi sintomi alla morte sono trascorse 48 ore, quindi un tempo molto breve. I bambini con meno di cinque anni sono tra le fasce di età più a rischio, con il 18 per cento dei casi e quasi il 16 per cento dei decessi, sempre secondo i dati raccolti dall’OMS.

Ryan ha detto che le cause delle morti potrebbero essere molteplici e legate a una popolazione vulnerabile e con scarso accesso alle cure. Molti dei decessi potrebbero essere stati causati da una contaminazione dell’acqua, in almeno uno dei due villaggi, ma sono necessarie nuove analisi per poterlo confermare. Dai test sono anche emersi molti casi di malaria, in quasi metà dei campioni prelevati dalle persone malate, in particolare nel villaggio di Basankusu.

In precedenza le analisi dell’OMS si erano concentrate sulla morte di tre bambini, che si erano ammalati dopo avere mangiato la carcassa di un pipistrello. Avevano sviluppato sintomi compatibili con una febbre emorragica, facendo ipotizzare che potessero avere sviluppato la malattia da virus di Marburg o l’ebola. La trasmissione di virus da pipistrelli a umani è nota da tempo ed è ritenuta altamente pericolosa per la diffusione di nuove malattie, per questo la notizia aveva suscitato grande preoccupazione per gli esperti. I test effettuati finora tra le persone malate nei due villaggi sono però risultati negativi sia all’ebola sia al Marburg.

Se la causa fosse acqua contaminata, si potrebbe trattare di colera, oppure di tifo, poliomielite o ancora epatite A. Effettuare i test in aree così remote e lontane dai laboratori non è però semplice e questo rallenta le attività di ricerca, e di eventuale isolamento delle persone malate. Potrebbe comunque trattarsi anche di malaria, una malattia molto diffusa nell’Africa centrale e che si era rivelata essere la causa già di un’altra “misteriosa” malattia alla fine del 2024.

Nelle ultime settimane gli esperti dell’OMS e altri operatori sanitari hanno provato a quantificare e tenere traccia del fenomeno, ma non è semplice perché i sintomi segnalati variano molto. Alcune persone riferiscono di avere febbre e brividi, altre mal di testa e tosse, altre ancora vomito e problemi intestinali, oltre a dolori alle articolazioni. L’OMS ha per ora identificato circa mille persone con sintomi compatibili con la descrizione della malattia.

La raccolta di nuovi campioni e la loro analisi è importante per comprendere meglio le cause della malattia, ma la situazione di forte instabilità nella Repubblica Democratica del Congo potrebbe complicare le attività di ricerca dell’OMS. Il gruppo ribelle M23, sostenuto dal vicino Ruanda secondo le Nazioni Unite e la maggior parte della comunità internazionale, nell’ultimo mese è riuscito a conquistare Goma, la città più importante nella parte nord orientale del paese. Gli scontri sono a quasi 1.500 chilometri di distanza dall’area in cui lavora l’OMS, ma le precarie condizioni in cui vivono i rifugiati potrebbero portare a ulteriori emergenze sanitarie.