Gli Stati Uniti hanno espulso e rimpatriato dei migranti venezuelani, come previsto da un recente accordo con il Venezuela

L'arrivo dei migranti venezuelani all'aeroporto di Caracas (AP Photo/Ariana Cubillos)
L'arrivo dei migranti venezuelani all'aeroporto di Caracas (AP Photo/Ariana Cubillos)

Lunedì gli Stati Uniti hanno espulso dei migranti venezuelani per la prima volta da quando si sono accordati con il Venezuela per il rimpatrio delle migliaia di venezuelani emigrati nel paese. Le persone migranti sono state portate con due aerei della compagnia venezuelana Conviasa dalla base militare di Fort Bliss in Texas all’aeroporto della capitale venezuelana Caracas.

Le espulsioni sono le prime dagli Stati Uniti dal febbraio dello scorso anno, quando il governo del Venezuela aveva smesso di accettarle a causa della decisione dell’ex presidente statunitense Joe Biden di reimporre sanzioni economiche sul regime del dittatore venezuelano Nicolás Maduro. Il nuovo presidente Donald Trump aveva promesso prima delle elezioni una grande campagna di espulsioni, avviata fin dai primi giorni dopo il suo insediamento. Il recente piano per le espulsioni verso il Venezuela, chiamato Vuelta a la Patria (“ritorno in patria”), è stato concordato dal governo venezuelano e dall’inviato speciale del governo statunitense Richard Grenell.

Secondo i critici le espulsioni mettono in grave pericolo le persone fuggite dal Venezuela per evitare la repressione del dissenso del regime di Maduro, che l’anno scorso ha portato fra l’altro all’arresto di migliaia di persone che protestavano contro le irregolarità alle elezioni presidenziali. I governi dei due paesi hanno detto entrambi che fra le persone espulse con i voli di lunedì ci sarebbero anche membri del Tren de Aragua, una banda criminale venezuelana particolarmente potente e brutale, diffusa ormai in molti paesi sudamericani e negli Stati Uniti.

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