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  • Lunedì 10 febbraio 2025

Le altre indagini su Dominique Pelicot procedono a rilento

L’uomo francese condannato per aver fatto stuprare la moglie da decine di uomini è coinvolto in altri due casi di violenza, avvenuti negli anni Novanta

L'entrata del tribunale di Nanterre, in Francia, a novembre del 2024 (Vincent Isore/IP3 via ZUMA Press/ANSA)
L'entrata del tribunale di Nanterre, in Francia, a novembre del 2024 (Vincent Isore/IP3 via ZUMA Press/ANSA)
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Giovedì 30 gennaio 2025 a Nanterre, in Francia, Dominique Pelicot è stato interrogato da un magistrato riguardo al suo coinvolgimento in due casi di tentato stupro e di stupro e omicidio avvenuti negli anni Novanta. Si tratta di due cosiddetti “cold cases”, ossia due vecchi episodi irrisolti, di cui però si è tornati a parlare negli ultimi mesi a causa del processo in cui Pelicot è è stato condannato a vent’anni di carcere per aver violentato e fatto violentare quella che oggi è la sua ex moglie, Gisèle Pelicot, da decine di sconosciuti.

Pelicot era stato incriminato per i due casi di stupro e omicidio alla fine del 2022, ma le indagini non si sono ancora concluse e da allora stanno procedendo a rilento. A ottobre del 2023 aveva confermato di essere responsabile del tentato stupro, anche perché il suo DNA corrispondeva con quello che era stato trovato sulla scena del crimine, ma ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento nel caso di omicidio. La situazione è complessa: sebbene non ci siano prove che colleghino Pelicot all’altro caso, secondo la polizia i reati sarebbero stati commessi dalla stessa persona per via delle modalità di svolgimento praticamente identiche.

L’interrogatorio del 30 gennaio è stato il primo da quando Pelicot è stato condannato, e la sua avvocata Béatrice Zavarro ha detto che per ora non sono in programma nuove udienze. All’uscita del tribunale Zavarro ha detto che il suo cliente «non cederà perché non vuole essere riconosciuto come un assassino. […] Perché non è un assassino».

Il primo caso in ordine temporale è quello di stupro e omicidio. Il 4 dicembre del 1991 l’agente immobiliare Sophie Narme, di 23 anni, fu trovata morta dal suo datore di lavoro in un appartamento del XIX arrondissement di Parigi. Le indagini e l’autopsia conclusero che Narme aveva dato appuntamento a un potenziale acquirente nell’appartamento e che lì lui l’aveva aggredita, legata e drogata con dell’etere. L’aveva poi violentata e uccisa strangolandola con una cintura. L’uomo che si era presentato come possibile acquirente aveva usato un nome falso e non era mai stato trovato. 

Otto anni dopo, l’11 maggio del 1999, un’altra agente immobiliare di 19 anni fu aggredita nello stesso modo a Villeparisis, un comune nella regione dell’Île-de-France, mentre stava mostrando un appartamento a un uomo che, si scoprì poi, l’aveva contattata sotto falso nome. Anche in questo caso la ragazza, il cui nome non è mai stato reso noto per suo volere, era stata minacciata con un taglierino e costretta a sdraiarsi a terra. L’uomo le aveva legato le mani, l’aveva drogata con dell’etere e l’aveva spogliata, ma non era andato oltre. Ad un certo punto la ragazza si era ripresa, era riuscita a liberarsi lottando con il suo aggressore e si era nascosta in un ripostiglio che aveva chiuso dall’interno. Dopo un po’ il suo aggressore era andato via.

Al tempo la polizia aveva rilevato il DNA dell’uomo a partire da una traccia di sangue rimasta su una delle scarpe della donna, ma non aveva trovato alcun riscontro nei database. Già nel 2004 la polizia aveva però collegato il suo caso a quello di omicidio del 1991: entrambi i crimini erano stati compiuti contro due giovani donne che facevano lo stesso lavoro nella stessa regione del paese. Erano state immobilizzate con modalità simili e l’aggressore aveva tolto a entrambe le scarpe, che aveva poi ordinatamente posizionato vicino ai loro corpi.

Non fu però possibile confermare che si trattasse della stessa persona, dato che il campione di sperma che era stato trovato sul corpo di Narme era stato perso e quindi era impossibile metterlo a confronto con quello di sangue trovato nel 1999. Nonostante questo la polizia francese è da sempre convinta che i due casi siano collegati e da allora li tratta come un unico caso irrisolto. 

L’avvocata di Dominique Pelicot, Béatrice Zavarro, fuori dal tribunale di Nanterre dopo l’udienza di Dominique Pelicot a proposito dei casi risalenti agli anni Novanta, il 30 gennaio 2025 (AP Photo/Thomas Padilla)

Nel 1991 Dominique Pelicot lavorava come agente immobiliare a Parigi, mentre nel 1999 era un venditore di sistemi antincendio e di telefonia.

Nel 2010 Pelicot fu arrestato per la prima volta per aver filmato sotto le gonne di alcune donne in un centro commerciale nella regione di Parigi, utilizzando una telecamera nascosta. Fu rilasciato con una multa di 100 euro, ma dieci anni dopo, nel 2020, fu sorpreso nuovamente a fare la stessa cosa in un supermercato nella regione di Vaucluse, nel sud della Francia, dove abitava con Gisèle Pelicot. A differenza della prima volta, le donne filmate sporsero denuncia e la polizia poté iniziare le indagini su di lui.

Grazie a quell’indagine la polizia ebbe accesso al computer dove Pelicot aveva catalogato i video di decine di stupri commessi da sconosciuti su quella che allora era sua moglie nell’arco di dieci anni: quella scoperta mise fine alle violenze contro Gisèle Pelicot, di cui lei non era a conoscenza dato che veniva drogata a sua insaputa dal marito prima di ogni stupro, e portò al processo divenuto celebre e conclusosi lo scorso novembre con la condanna in primo grado di tutti gli imputati (13 di loro, ma non Dominique Pelicot, hanno fatto ricorso e il processo di appello si terrà alla fine del 2025).

Gisèle Pelicot applaudita da alcune attiviste fuori dal tribunale di Avignone il giorno della sentenza per il caso sugli stupri commessi nei suoi confronti, il 27 novembre 2024 (Arnold Jerocki/Getty Images)

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Fu sempre nel contesto di quell’indagine che la polizia collegò il DNA di Pelicot al tentato stupro del 1999. Nella sua confessione Pelicot disse di essere entrato nell’agenzia immobiliare per farsi un’idea del mercato immobiliare e di aver agito d’impulso. Ha sempre sostenuto di non aver mai avuto intenzione di stuprare la ragazza, un’affermazione che è stata contestata sia dalla donna che dagli agenti che hanno indagato sul caso. Gli è stato chiesto di parlare dei due casi anche durante il processo sugli stupri commessi sulla sua ex moglie da parte degli avvocati dell’accusa.

Nonostante Pelicot neghi fermamente il suo coinvolgimento nell’omicidio di Sophie Narme, i due reati sono tuttora considerati dalla polizia come commessi dalla stessa persona e le due donne sono anche rappresentate dalla stessa avvocata, Florence Rault. Dal 2022 a oggi tuttavia non sono state trovate prove aggiuntive che possano collegare Pelicot all’omicidio: questo sta rallentando le indagini, che sono state aperte e archiviate più volte negli ultimi anni, e non ha portato finora a fissare una data per un processo sul tentato stupro del 1999.

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