Perché le probabilità che un asteroide colpisca la Terra sono leggermente aumentate
E soprattutto perché per ora continua a non esserci motivo di preoccuparsi

Negli ultimi giorni le probabilità che un asteroide largo 40-100 metri colpisca la Terra alla fine del 2032 sono aumentate, ma non c’era da preoccuparsi più di tanto prima e non c’è nemmeno da farlo adesso. La probabilità che l’asteroide 2024 YR4 si scontri tra quasi otto anni con il nostro pianeta è passata dall’1,3 per cento di una decina di giorni fa al 2 per cento. È normale e, con la raccolta di nuovi dati, gli astronomi si aspettano che diminuisca sensibilmente nei prossimi mesi, anche se negli ultimi giorni si sono letti titoli e articoli allarmati o un po’ confusi sull’effettivo pericolo di un impatto.
Siamo a conoscenza di 2024 YR4 dal 27 dicembre scorso, quando l’asteroide fu notato per la prima volta da ATLAS, la collaborazione internazionale che attraverso quattro telescopi controlla il cielo alla ricerca di NEO, cioè oggetti spaziali che potrebbero avvicinarsi troppo alla Terra. Nei giorni precedenti, l’asteroide era passato a circa 800mila chilometri di distanza dal nostro pianeta, per poi allontanarsi gradualmente, seguendo la propria orbita che lo sta ora portando verso Marte.

In bianco e grigio, proiezione dell’orbita dell’asteroide 2024 YR4 intorno al Sole, l’orbita della Terra è in azzurro (JPL – NASA)
Gli asteroidi con una maggiore probabilità di interferire con l’orbita terrestre sono tenuti sotto controllo, anche se non è sempre semplice calcolare fin da subito la loro orbita, perché sono necessarie più osservazioni per registrare i loro spostamenti e derivare da questi la loro traiettoria intorno al Sole. E questo spiega perché la probabilità di un impatto varia sensibilmente nel corso del tempo.
Il 29 gennaio era stata calcolata una probabilità dell’1,3 per cento di un impatto con la Terra il 22 dicembre 2032, poi la stima era arrivata all’1,7 per cento il primo febbraio, riducendosi all’1,4 per cento il giorno seguente. A metà della scorsa settimana si era arrivati al 2,3 per cento e infine al 2 per cento stimato lunedì 10 febbraio. Tradotto in numeri assoluti, significa che c’è una probabilità su 50 di un impatto, o detta in termini più tranquillizzanti: la probabilità che l’asteroide manchi la Terra sono 49 su 50.
Non è insolito che dopo la scoperta un asteroide sembri dai calcoli probabilistici più pericoloso di quanto lo sia in effetti. Tutto dipende da quanto è ampio il margine di incertezza sull’orbita che segue effettivamente l’asteroide, e che spesso si riduce man mano che si raccolgono nuovi dati.
Un esempio pratico e decisamente più domestico di un corpo celeste che viaggia per milioni di chilometri può aiutare a farsi un’idea. Immaginiamo di voler illuminare un attore sul palco di un teatro utilizzando un riflettore. All’inizio il fascio di luce è molto ampio e non illumina solo l’attore, ma anche parte della scenografia che gli sta intorno. Questo fascio rappresenta tutte le possibili traiettorie future dell’asteroide: l’attore (che recita la parte della Terra) è dentro l’area illuminata, ma ne occupa solo una piccola parte, quindi l’asteroide potrebbe colpire la Terra tanto quanto le cose che le stanno intorno.
Il tecnico delle luci interviene per restringere il fascio luminoso, un po’ come fanno gli scienziati quando affinano i calcoli sulla traiettoria dell’asteroide, eliminando le possibilità meno probabili. Ora il fascio di luce si è ristretto in una porzione più piccola del palco: se l’attore rimane dentro quell’area illuminata, copre una percentuale maggiore di luce rispetto a prima. Analogamente, se la Terra continua a trovarsi all’interno delle traiettorie ancora possibili dopo il raffinamento dei calcoli, la probabilità di impatto aumenta, anche se il numero totale di traiettorie considerate è diminuito.
All’1,3 per cento il fascio di luce era ancora relativamente ampio, al 2 per cento lo è un po’ di meno, ma comprendendo ancora la Terra questa condizione fa sì che la probabilità aumenti. È però una fase che gli astronomi ritengono non durerà a lungo, visto che grazie a nuovi dati si potranno affinare i calcoli e la Terra non sarà più sotto il riflettore.

I punti arancioni indicano le possibili posizioni future dell’asteroide in base ai dati attuali (ESA)
Le fluttuazioni nel calcolo della probabilità sono inoltre date dalle misurazioni, che dipendono dalla qualità degli strumenti e dalla possibilità di rilevare un corpo celeste così piccolo man mano che si allontana dalla Terra. I telescopi potranno osservare 2024 YR4 fino al prossimo aprile, quindi per allora dovrebbero esserci dati a sufficienza per calcolare con maggiore precisione l’orbita dell’asteroide intorno al Sole, escludendo un suo impatto con la Terra nel 2032.
Gli asteroidi sono classificati in base al pericolo di impatto seguendo i criteri della “scala Torino”, che si chiama così perché fu perfezionata nel corso di una conferenza internazionale nella città di Torino alla fine degli anni Novanta. La scala va da 0 a 10, quindi da un rischio nullo a un impatto certo con la capacità di causare una catastrofe globale tale da mettere in pericolo il proseguimento della civiltà umana. 2024 YR4 è per ora al livello 3, il secondo più alto mai attribuito a un asteroide nella storia recente. L’unico a raggiungere un livello di rischio più alto fu Apophis, l’asteroide di cui si parlò molto una ventina di anni fa, quando per qualche giorno arrivò al livello 4. Successive osservazioni permisero di escludere la possibilità di un impatto.
Quasi tutti gli asteroidi si trovano nella “fascia principale”, un grande anello di detriti che gira intorno al Sole, tra le orbite di Marte e di Giove, a centinaia di milioni di chilometri da noi. A volte collisioni e altri eventi possono turbare le orbite di alcuni asteroidi, portandoli ad avvicinarsi al nostro pianeta. Alcuni loro frammenti si scontrano con la Terra, ma sono di dimensioni tali da polverizzarsi quasi completamente mentre attraversano gli strati via via più densi dell’atmosfera. Alcuni riescono comunque a raggiungere il suolo e, a seconda delle dimensioni, possono causare danni a livello locale o globale. I rischi di impatto con corpi celesti di grandi dimensioni sono molto bassi, ma ogni potenziale minaccia – per quanto remota come 2024 YR4 – viene studiata per escludere brutte sorprese.

Rappresentazione schematica della fascia principale degli asteroidi, tra Marte e Giove (NASA)
Ormai da decenni si lavora intanto a soluzioni sperimentali per “deflettere” gli asteroidi, cioè per far cambiare loro orbita. La tecnica dell’impattatore cinetico, tra le più esplorate, consiste nell’urtare un asteroide con una sonda, quando è ancora molto lontano dalla Terra, in modo che il suo nuovo percorso non incroci più quello del nostro pianeta. Nel 2022 la missione DART della NASA ha dimostrato la fattibilità, per lo meno su piccola scala, di questa tecnica. Lo scorso autunno è inoltre partita la missione Hera dell’Agenzia spaziale europea (ESA) per comprendere meglio gli esiti di quell’impatto, avvenuto a milioni di chilometri da noi.



