Oltre 200 nuovi letti da terapia intensiva comprati durante il Covid sono abbandonati a Como
Costarono 222mila euro, ma non vennero mai usati perché non sono a norma

I padiglioni di pediatria e patologia neonatale dell’ex ospedale Sant’Anna di Como, ora in parte dismesso, sono colmi di scatole di cartone con all’interno letti da terapia intensiva. Erano stati comprati nel marzo del 2020 dalla Regione Lombardia per affrontare l’emergenza coronavirus. All’epoca nelle terapie intensive degli ospedali italiani non c’erano abbastanza letti per accogliere tutti i pazienti in gravi condizioni e per questo le Regioni facevano a gara per assicurarsene il maggior numero possibile. Quelli trovati a Como sono stati pagati 222mila euro, ma non sono mai stati utilizzati.
Lo spreco è stato denunciato dal quotidiano locale La Provincia di Como. Nelle foto pubblicate venerdì 31 gennaio si vedono reparti e corridoi dell’ex ospedale trasformati in depositi: alcuni letti sono protetti da scatole di cartone ormai logoro, altri sono semplicemente abbandonati tra la polvere. I consiglieri regionali del Partito Democratico, all’opposizione, hanno chiesto spiegazioni all’assessore al Welfare Guido Bertolaso che mercoledì ha provato a spiegare cosa è successo negli ultimi cinque anni.
Bertolaso ha confermato che i letti furono comprati nel marzo del 2020 con l’intenzione di destinarli alle terapie intensive che ne facevano richiesta. Durante le fasi più critiche dell’emergenza coronavirus c’era un gran bisogno di letti per curare i pazienti gravi, ma il numero di letti disponibili nelle terapie intensive aveva anche un valore più significativo, perché era considerato uno dei dati più rappresentativi per valutare l’impatto dell’epidemia in un territorio.
Ogni settimana il ministero della Salute comunicava la percentuale di occupazione dei reparti, cioè quanti posti erano occupati sul totale dei posti letto disponibili: più la percentuale era alta, più la situazione era grave. Se il numero dei pazienti con il Covid superava il 30 per cento dei posti disponibili scattava una sorta di allerta, che tra le altre cose contribuiva al calcolo per decidere di introdurre limitazioni agli spostamenti.
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Per tutti questi motivi la Regione Lombardia comprò moltissimi letti finiti poi nelle terapie intensive o in nuovi reparti aperti appositamente, come l’ospedale temporaneo negli spazi della fiera di Milano. L’acquisto dei letti ora abbandonati a Como fu gestito dalla centrale acquisti della Regione, ARIA Spa, poi coinvolta in altri casi di malagestione durante la campagna vaccinale. I letti furono comprati da un’azienda indiana, Surgimill Medical Systems, e costarono per la precisione 222.328 euro.
Quando i letti arrivarono in Lombardia i tecnici regionali si accorsero che non avevano le certificazioni di conformità ISO e il marchio CE, indispensabili per utilizzarli negli ospedali. Nemmeno la spina elettrica era a norma. ARIA iniziò così un’azione legale nei confronti dell’azienda indiana. Nel 2022, non sapendo dove metterli, i letti furono portati nei padiglioni dismessi dell’ex ospedale Sant’Anna di Como. Nel 2023 il tribunale di Milano diede ragione alla Lombardia e ordinò all’azienda indiana di ripagare la Regione e di riprendersi i letti. Due anni dopo i letti sono ancora abbandonati e i soldi non sono stati restituiti. «Siamo custodi di letti che in questo momento non appartengono alla Regione Lombardia», ha detto Bertolaso.
Una delle ipotesi valutate negli ultimi mesi è donarli all’Ucraina, che da tempo ha chiesto alla Lombardia 233 letti per le persone ferite nella guerra contro la Russia. L’Ucraina non fa parte dell’Unione Europea, quindi i letti senza certificazione ISO potrebbero essere utilizzati. La Regione ha quindi proposto all’azienda indiana un accordo, non ancora trovato, per spedire oltre 200 letti nella zona di Zaporizhzhia, come chiesto dall’Ucraina.