9 soldati sudafricani sono stati uccisi nella Repubblica Democratica del Congo, durante scontri con il gruppo ribelle M23

Nove soldati sudafricani sono stati uccisi nel Nord Kivu, una regione orientale della Repubblica Democratica del Congo che si trova al confine con il Ruanda, nell’ambito di una serie di scontri per bloccare l’avanzata delle milizie ribelli del “Movimento per il 23 marzo” (M23) verso Goma, la città più grande della regione. Di questi due facevano parte delle forze della missione militare delle Nazioni Unite chiamata MONUSCO, che ha funzioni di peacekeeping nella regione, mentre gli altri sette appartenevano a un contingente composto da 2.900 soldati provenienti da Sudafrica, Tanzania e Malawi istituto lo scorso anno dalla Comunità di sviluppo dell’Africa australe.
La regione orientale della Repubblica Democratica del Congo è un posto complicato e instabile: in quest’area sono attivi diversi gruppi armati, come per esempio le Forze Democratiche Alleate (ADF), affiliate allo Stato Islamico (ISIS). Ma i combattimenti che si sono intensificati nell’ultimo anno sono dovuti ai ribelli dell’M23, che secondo il governo congolese e diversi esperti delle Nazioni Unite sono sostenuti dal vicino Ruanda. L’odierno M23 è l’erede diretto del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP), una formazione paramilitare di etnia Tutsi attiva dal 2006 nelle province orientali del Congo.
– Leggi anche: Nella Repubblica Democratica del Congo si rischia una nuova guerra