Cosa dice il primo grande studio sull’Ozempic

Analizza effetti positivi e negativi dei famosi farmaci dimagranti, con risultati prevedibili e altri ancora difficili da spiegare

(Steve Christo - Corbis/Corbis via Getty Images)
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La rivista scientifica Nature Medicine ha pubblicato lunedì il primo rilevante studio sugli effetti di un uso prolungato dei farmaci cosiddetti “agonisti del recettore per l’ormone GLP-1”, o GLP-1RA, molto impiegati negli ultimi anni per via della loro efficacia dimagrante. Il più famoso di questi farmaci è l’Ozempic, prodotto da Novo Nordisk da più di una decina d’anni per curare il diabete mellito di tipo 2: più di recente il suo principio attivo, la semaglutide, è stato impiegato anche per farmaci, come il Wegovy, espressamente indicati per dimagrire.

Il nuovo studio è importante perché l’efficacia dimagrante della semaglutide e di altri principi attivi simili è stata scoperta di recente e i farmaci che li sfruttano si sono diffusi moltissimo (soprattutto negli Stati Uniti), senza molte informazioni sui possibili effetti a lungo termine. Lo studio ha confermato alcune ipotesi di cui negli ultimi tempi si era discusso molto a livello aneddotico, per cui ridurrebbero i rischi legati a decine di altre malattie che apparentemente non hanno niente a che vedere con la riduzione del peso, ma ha trovato anche effetti negativi per la salute.

Lo studio è stato condotto sul database del Dipartimento degli Affari dei Veterani del governo degli Stati Uniti, che si occupa dell’assistenza medica dei veterani delle forze armate. Per realizzarlo sono state analizzate le cartelle cliniche di circa 2 milioni di veterani col diabete, confrontando circa un milione e 700 mila pazienti trattati con farmaci tradizionali con circa 200mila pazienti che hanno assunto anche l’Ozempic o farmaci simili, per almeno 3 anni e mezzo. Tra i farmaci dimagranti GLP-1RA oggi in commercio, oltre all’Ozempic e al Wegovy, ci sono il Mounjaro e lo Zepbound, prodotti da Eli Lilly con la tirzepatide come principio attivo, e il Saxenda, prodotto sempre da Novo Nordisk con la liraglutide come principio attivo.

Il gruppo di ricerca ha segnalato che i pazienti curati con Ozempic o altri agonisti del recettore per l’ormone GLP-1 sembrano essere meno a rischio di sviluppare 42 malattie. Tra queste ci sono cardiopatie e patologie croniche dei reni, ictus e disturbi della coagulazione del sangue. Ma dai risultati è anche emerso che si ridurrebbe del 12 per cento il rischio di sviluppare l’Alzheimer e del 18 per cento il rischio di sviluppare disturbi psicotici come la schizofrenia. È stata anche segnalata la riduzione di pensieri suicidi e di autolesionismo del 10 per cento, di infezioni batteriche del 12 per cento e di dipendenze del 13 per cento.

Allo stesso tempo sono emerse 19 condizioni il cui rischio risulta aumentato dall’assunzione di farmaci GLP-1RA. È stato osservato per esempio un aumento dell’11 per cento del rischio di sviluppare artriti e del 146 per cento di quello di sviluppare un’infiammazione del pancreas (pancreatite) che può avere effetti anche gravi. Tra gli altri effetti collaterali ci sono poi mal di pancia, nausea, vomito, pressione bassa. Ed è stato osservato un aumento del rischio di avere calcoli renali, diverticoliti ed emorroidi.

Ziyad Al-Aly, il medico a capo della ricerca, ha specificato che l’analisi si è limitata a un gruppo di pazienti col diabete, ma che «non c’è ragione biologica né clinica per credere che benefici e rischi siano molto diversi in persone senza il diabete» e che prendono questi farmaci per l’obesità. Sempre secondo Al-Aly gli effetti positivi dei farmaci sarebbero invece improbabili nel caso di pazienti non obesi, visto che sono strettamente legati alla perdita di peso: per loro gli effetti negativi sulla salute potrebbero essere maggiori di quelli positivi.

Al-Aly ha anche detto che la cosa che l’ha colpito di più è l’effetto sulle dipendenze, che potrebbe essere impiegato per ridurre la voglia di fumare tabacco o cannabis, di bere alcol e anche di assumere oppioidi, il cui consumo è alla base di una gravissima crisi sanitaria negli Stati Uniti ma non solo. Mentre alcuni risultati emersi dallo studio erano stati ampiamente previsti, la riduzione del rischio di infezioni batteriche è stata definita da Al-Aly «incomprensibile».

Lo studio ha comunque alcuni limiti, prima di tutto legati al fatto che i veterani su cui è stata fatta l’analisi sono per la stragrande maggioranza uomini bianchi di una certa età e quindi, come spesso accade nella ricerca medica, potrebbe non aver fatto emergere alcuni effetti specifici sui corpi femminili o di etnie diverse. Uno di questi, osservato in modo esclusivamente aneddotico finora, sarebbe l’aumento della fertilità nelle donne.

In generale è uno studio che si limita a osservare i dati di pazienti a posteriori, e non può quindi affermare definitivamente che l’assunzione di farmaci GLP-1RA sia la causa della riduzione o dell’aumento di certi rischi (per esempio i pazienti che hanno assunto quei farmaci potrebbero essere più informati o più motivati a provare farmaci innovativi e quindi più attenti alla propria salute in generale). Per arrivare a queste conclusioni servono studi sperimentali, cioè quelli in cui i ricercatori intervengono attivamente sui trattamenti dei pazienti.

Studi come questo attraggono enorme interesse non solo perché milioni di persone hanno cominciato a prendere questi farmaci negli ultimi anni, ma anche perché il loro effetto dimagrante e di controllo del peso scompare nel momento in cui la terapia viene sospesa. Sono dunque farmaci che andrebbero eventualmente presi per tutta la vita, ma che essendo molto recenti rendono anche molto sospettosi sia medici che pazienti sugli effetti a lungo termine.

I farmaci agonisti del recettore per l’ormone GLP-1 imitano il comportamento del glucagon-like peptide 1, un ormone che stimola la produzione di insulina e blocca la produzione del glucagone, sostanza che fa aumentare il livello di zuccheri nel sangue. Il GLP-1 si produce normalmente nell’organismo dopo un pasto e ha anche un’altra importante funzione: contribuisce a far percepire il senso di sazietà, inducendoci a smettere di mangiare. La semaglutide e gli altri farmaci della classe cui appartiene sfruttano questi stessi meccanismi per fare arrivare prima il senso di sazietà.