Perché si vedono cappellini e slogan per Trump nelle manifestazioni in Corea del Sud
I sostenitori di Yoon Suk-yeol pensano che l'ex presidente sudcoreano e il futuro presidente americano siano entrambi perseguitati dalla giustizia

Nelle ultime settimane a diverse manifestazioni politiche tenute in Corea del Sud si sono viste bandiere statunitensi, cappellini rossi con su scritto Make America Great Again e manifesti con lo slogan Stop the Steal. Sono tutti elementi distintivi dei comizi del prossimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. In Corea del Sud li stanno usando i sostenitori dell’ex presidente Yoon Suk-yeol, che mercoledì mattina è stato arrestato con le accuse di insurrezione e alto tradimento per avere imposto la legge marziale il 3 dicembre, in quello che di fatto era stato un tentativo di colpo di stato.
I sostenitori di Yoon ritengono che l’ex presidente sia una specie di perseguitato politico dell’establishment politico-giudiziario sudcoreano, e che per questa ragione sia stato incriminato per aver dichiarato la legge marziale e stia subendo una parallela procedura di impeachment. È una tesi molto simile a quella dei sostenitori più agguerriti di Trump, secondo cui tutte le accuse giudiziarie nei suoi confronti – compresi i vari procedimenti per l’assalto al Congresso del 6 dicembre 2021, compiuto da persone che avevano partecipato a un suo comizio poco prima – sono completamente pretestuose e architettate da suoi oppositori nell’establishment.
La tesi del complotto è alimentata da anni dallo stesso Trump, e lo stesso sta facendo anche Yoon. «Yoon sta usando gli Stati Uniti e Trump come un esempio», ha detto il politologo Uichol Kim al Washington Post: «chiedendo ai suoi sostenitori di respingere le accuse di impeachment e di proteggerlo dall’arresto, sta usando la sua stessa tattica».
Sempre secondo i sostenitori di Yoon, le similitudini fra i due casi non finiscono qui. Fra 2020 e 2021 ai comizi di Trump divenne popolare il coro Stop the Steal, “ferma la truffa”, per sostenere (in maniera falsa) che il presidente uscente Joe Biden avesse vinto le elezioni presidenziali del 2020 grazie a brogli elettorali. Allo stesso modo Yoon ha citato brogli e teorie complottiste per spiegare la netta sconfitta del suo partito alle elezioni parlamentari tenute nell’aprile del 2024, e i suoi sostenitori ci hanno creduto.

Una manifestazione di sostegno a Yoon tenuta a Seul il 31 dicembre 2024 (Chung Sung-Jun/Getty Images)
Queste tesi sono state promosse anche da diversi youtuber di destra molto popolari soprattutto fra i sudcoreani più anziani, che formano un pezzo importante del bacino elettorale di Yoon Suk-yeol. «Loro dicono la verità. Non leggo più giornali e non guardo la tv, perché sono troppo faziosi», ha raccontato al New York Times Kim Jae-seung, 72enne che simpatizza per Yoon.
Sempre per i sudcoreani più anziani, soprattutto quelli di fede protestante, l’alleanza del proprio paese con gli Stati Uniti continua ad avere grandissima importanza. Molti di loro scapparono dall’odierna Corea del Nord durante la guerra di Corea durata dal 1950 al 1953 e oggi continuano ad essere grati per l’intervento militare degli Stati Uniti, che difese l’odierna Corea del Sud. Anche per questa ragione paragonare la situazione di Yoon a quella di Trump è un modo per legittimare il presidente in carica, almeno dalla loro prospettiva.

Una sostenitrice del presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol accanto alle bandiere degli Stati Uniti e della Corea del Sud durante una manifestazione a Seul, 8 gennaio 2025 (REUTERS/Tyrone Siu)