Birkenstock vuole che i suoi sandali siano considerati opere d’arte
Per proteggerli dalle aziende concorrenti che li imitano: se ne sta occupando un tribunale tedesco
Giovedì la Corte federale di giustizia tedesca ha iniziato a occuparsi di una causa legale che l’azienda di scarpe Birkenstock ha intentato contro tre aziende concorrenti accusate di aver copiato il design di alcuni suoi famosi modelli di sandali. I modelli in questione sono gli Arizona (quelle con due cinturini), i Madrid (con un solo cinturino), i Boston (quelle chiuse nella parte anteriore) e i Gizeh (le infradito).
Birkenstock ha chiesto che questi modelli vengano riconosciuti come opere d’arte per via del loro design riconoscibile e peculiare, e che di conseguenza vengano protetti dalle leggi locali sul copyright, proprio come avviene per le opere artistiche; se questo principio dovesse passare, l’azienda potrebbe rivendicare dei diritti di utilizzo esclusivo sui quattro modelli di sandali, e le tre aziende concorrenti citate in giudizio (la tedesca Tchibo, la danese Bestseller e la statunitense Shoes.com) non potranno più imitarli. Negli scorsi anni, anche la Porsche 356 (un famoso modello dell’azienda automobilistica) e le illuminazioni progettate dal movimento artistico Bauhaus avevano ottenuto le stesse tutele.
Nel gennaio dello scorso anno, Birkenstock aveva vinto una prima causa legale contro le tre aziende concorrenti presso la Corte regionale di Colonia. La sentenza di primo grado era stata poi ribaltata nel processo d’appello dalla Corte regionale superiore (OLG) di Colonia, che aveva stabilito che quei modelli di sandali non potessero essere equiparati a opere d’arte perché Karl Birkenstock, l’artigiano che le realizzò, lo fece essenzialmente per motivi economici; secondo quanto stabilito dalla OLG, insomma, la sua intenzione era vendere dei sandali comodi e funzionali al maggior numero di persone possibili, e non inseguire un particolare ideale estetico o artistico. Birkenstock ha quindi deciso di rivolgersi alla Corte federale di giustizia, l’ultimo grado di giudizio, che nei prossimi giorni si pronuncerà definitivamente sulla questione.
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Le Birkenstock nacquero in Germania nel 1896 come scarpe ortopediche, e devono molta della loro fortuna alla passione dei tedeschi per le lunghe camminate, per cui questo tipo di calzatura è particolarmente adatto. Le Birkenstock, però, diventarono delle scarpe alla moda soltanto nella seconda metà del Novecento, grazie a un’intuizione di Margot Fraser, una sarta di Brema.
Nei primi anni sessanta Fraser aveva sposato un americano e si era trasferita nel nord della California; poiché aveva spesso i piedi doloranti, durante un viaggio in Germania nel 1966 acquistò un paio di Birkenstock del modello Madrid. Appena tornata negli Stati Uniti, contattò Karl Birkenstock, il figlio di Konrad, che guidava l’azienda, per proporgli di importare lì le sue calzature.
Oggi le Birkenstock sono trasversalmente apprezzate non solo per la loro comodità e praticità, ma anche per il loro aspetto, e soprattutto non vengono più associate soltanto all’abbigliamento estivo dei turisti tedeschi. Negli anni sono stati venduti modelli in edizioni limitate disegnate da personaggi famosi, e aziende di alta moda come Dior, Manolo Blahnik, Valentino, Celine e Givenchy le hanno reinventate utilizzando nuovi materiali e colori, ma mantenendo sempre la forma classica. La già enorme popolarità delle Birkenstock era ulteriormente aumentata a partire dal 2023, grazie all’enorme successo del film Barbie, in cui erano indossate dalla protagonista Margot Robbie. Nello stesso anno, l’azienda si era quotata in borsa a Wall Street.
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