Nella Repubblica Democratica del Congo è iniziata la campagna di vaccinazione contro l’mpox
Sabato 5 ottobre nella Repubblica Democratica del Congo è iniziata la campagna di vaccinazione contro l’mpox, la malattia a cui un tempo ci si riferiva come “vaiolo delle scimmie” e la cui diffusione è stata dichiarata un’emergenza sanitaria internazionale dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Dall’inizio dell’anno nel paese dell’Africa centrale, uno dei più poveri del mondo, ci sono stati più di 30mila casi di mpox e 988 persone morte: il 70 per cento circa delle morti ha riguardato bambini sotto i cinque anni.
Il virus dell’mpox, indicato dalla sigla MPXV, si trasmette stando a lungo molto vicino a una persona infetta; la malattia può essere asintomatica o causare sintomi di diversa gravità, tra cui eruzioni cutanee, febbre, mal di gola, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, spossatezza e linfonodi ingrossati. A inizio settembre nel paese erano arrivate le prime dosi di vaccino, donate dall’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) della Commissione Europea. Altre erano state donate da Stati Uniti e Unione Europea. In tutto ne sono arrivate 265mila, ma se ne attendono altre centinaia di migliaia, promesse da diversi paesi.
La quantità di vaccini promessa dai paesi occidentali alla Repubblica Democratica del Congo è però una minima parte del fabbisogno necessario per contenere la diffusione della malattia, calcolato in 3 milioni di dosi. Il ministro della Salute Samuel-Roger Kamba ha commentato l’inizio delle vaccinazioni dicendo che «non sarà una campagna di vaccinazione di massa. La strategia è quella di vaccinare le persone più a rischio. Come potete immaginare, in un paese di 100 milioni di persone, non risolveremo il problema con 265mila dosi».