Il grosso caso di abusi e molestie sessuali a Mollywood
Cioè nell'importante industria cinematografica del sud dell'India: ne parla un rapporto la cui diffusione era stata ostacolata per cinque anni
A fine agosto in India è stato reso pubblico un rapporto che dimostra la sistematicità di molestie e abusi sessuali contro le donne nell’industria cinematografica dello stato meridionale del Kerala, conosciuta come Mollywood. Il documento era pronto dal 2019, ma è stato pubblicato solo ora a causa dell’opposizione prima del governo statale e poi di alcuni registi e attori. Sta comunque avendo conseguenze rilevanti: a causa del suo contenuto ci sono state denunce formali, la polizia ha aperto delle indagini e alcuni uomini in posizioni di potere si sono dimessi.
Soprattutto in Occidente, l’industria cinematografica indiana viene comunemente indicata con il termine Bollywood, creato combinando il nome di Bombay (l’attuale Mumbai) con quello della città simbolo del cinema per eccellenza, Hollywood. In realtà i film prodotti a Bollywood sono solo una parte dell’immenso panorama del cinema indiano, ossia i film d’intrattenimento in lingua hindi. Gli stati meridionali del paese, tra cui il Kerala, hanno industrie cinematografiche vivaci e popolari, separate da Bollywood: una delle più celebri è Mollywood. Il nome allude al malayalam, la lingua parlata nello stato del Kerala da cui provengono i registi.
Come spiegato dall’Economist, nel 2023 uscirono circa 200 film in malayalam, più o meno tanti quanti ne produsse Bollywood, che però utilizzando la lingua hindi si rivolge a circa 500 milioni di persone (quindici volte di più dei 35 milioni di abitanti del Kerala). Tra i dieci film indiani che nel 2024 hanno incassato di più, tre sono produzioni di Mollywood. Tra questi c’è Manjummel boys, uscito a febbraio, che ha incassato 2,4 miliardi di rupie (27 milioni di euro): è stato il film in malayalam finora di maggior successo e il terzo per incassi in India nel 2024. Si parla dunque di un settore cinematografico molto prolifico, di successo e commercialmente significativo.
In India il movimento #MeToo che, a seguito del caso Weinstein aveva spinto milioni di donne di tutto il mondo a parlare delle aggressioni sessuali e dei comportamenti inappropriati subiti e fino a quel momento taciuti, era diventato significativo nel 2018.
Priya Ramani, famosa giornalista di Bangalore, aveva scritto e pubblicato un articolo intitolato “To the Harvey Weinsteins of the world” (“A tutti gli Harvey Weinstein del mondo”) in cui raccontava in modo dettagliato di essere stata molestata dall’ormai ex direttore di due giornali indiani, Mobashar Jawed Akbarche, che nel frattempo aveva abbandonato il giornalismo ed era entrato in politica diventando nel 2016 vice ministro degli Esteri per il partito di governo Bharatiya Janata, lo stesso partito del primo ministro Narendra Modi. A partire da lì il movimento si era diffuso molto e aveva cominciato a coinvolgere diversi uomini di potere che facevano parte del mondo della politica, dei media, degli affari, del cricket e anche di Bollywood.
Prima che accadesse tutto questo, e già nei primi mesi del 2017, il governo del Kerala aveva istituito il Justice Hema Committee, un comitato composto da tre persone e presieduto dalla giudice in pensione K. Hema. L’aveva fatto su pressione di un nuovo collettivo, il Women in Cinema Collective (WCC), che un gruppo di attrici aveva costituito in seguito al rapimento e allo stupro di una famosa attrice di Mollywood, Karthika Menon. Menon aveva fatto denuncia e la polizia aveva scoperto che il mandante di questa «operazione punitiva», come hanno poi scritto i giudici, era il noto attore e produttore Gopalakrishnan Padmanabhan. L’uomo era stato formalmente accusato nel 2017, arrestato e poi rilasciato su cauzione dopo ottantacinque giorni di carcere. Il caso è comunque ancora aperto.
A partire da quella storia, per due anni la commissione Hema aveva condotto le proprie indagini intervistando attori, attrici, costumiste, truccatrici e centinaia di persone legate a Mollywood, e aveva presentato il proprio rapporto al governo locale il 31 dicembre del 2019. Il rapporto è stato reso pubblico solo quest’anno perché il governo del Kerala si era opposto per non danneggiare l’industria cinematografica dello stato, poi erano stati presentati dei ricorsi e infine il più importante tribunale dell’India ha stabilito che il rapporto poteva essere pubblicato, ma non per intero.
Il rapporto contiene storie dettagliate di abusi sessuali, discriminazioni, richieste di favori sessuali, divari salariali, pessime condizioni di lavoro e assenza di contratti. Mollywood viene descritta sotto l’influenza e il controllo di un «gruppo di uomini potenti» all’interno del quale «le molestie sessuali sono qualcosa di endemico».
Il rapporto sottolinea che a molte donne impiegate in almeno trenta diverse categorie lavorative di Mollywood veniva imposto da parte di attori, produttori o registi di rendersi disponibili a favori sessuali su richiesta per assicurarsi o mantenere il loro posto. Erano sotto ricatto anche le persone che lavoravano all’ICC, il comitato interno a Mollywood che si sarebbe dovuto occupare delle denunce per molestie presentate dalle dipendenti.
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Dopo la pubblicazione, il rapporto ha avuto diverse conseguenze concrete. L’Association of Malayalam Movie Artists (AMMA), l’organizzazione degli artisti del cinema malayalam, è stata sciolta, perché molti suoi dirigenti erano indagati. Finora, inoltre, sono state presentate diciassette denunce formali contro attori molto famosi come Mukesh Madhavan (conosciuto solo come Mukesh) o registi. Alcuni di loro hanno anche dei ruoli in politica. Dopo aver cercato di insabbiare il rapporto, il 25 agosto il governo del Kerala ha istituito una squadra investigativa speciale composta da sette agenti donne di alto rango per condurre un’indagine preliminare sulle violenze denunciate. L’Alta Corte del Kerala ne ha preso atto e ha ordinato al governo statale di consegnare il rapporto completo.
Nel frattempo altre attrici e lavoratrici del cinema non legate a Mollywood ma ad altre industrie cinematografiche regionali si sono fatte avanti raccontando gli abusi subiti e chiedendo indagini simili a quelle svolte nel Kerala.
La commissione Hema ha raccomandato al governo di creare un tribunale indipendente per occuparsi in modo specifico dei casi di molestie e sfruttamento all’interno dell’industria cinematografica dell’India meridionale. Il Women in Cinema Collective ha chiesto l’introduzione di programmi di sensibilizzazione di genere nel mondo del cinema, l’istituzione di linee di assistenza attive 24 ore su 24 per le donne che ci lavorano, e maggiore trasparenza su stipendi, contratti, orari di lavoro.
Nel 2022, secondo i dati più recenti del National Crime Records Bureau indiano (NCRB), in India sono stati denunciati in media 90 stupri al giorno, più di 31mila in un anno. La cifra è in linea con quelle degli anni precedenti. È probabile però che quella reale sia molto più alta, dato che le violenze sessuali vengono denunciate meno di altri tipi di crimini per via di un diffuso stigma, paura di ritorsioni e scarsa fiducia negli agenti delle forze dell’ordine. I tassi di condanna per stupro tra il 2018 e il 2022, sempre secondo i dati dell’NCRB, sono stati tra il 27 e il 28 per cento.
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