Gli amministratori imputati per la strage di Corinaldo sono stati assolti per le accuse di omicidio colposo plurimo e disastro colposo

L'aula del processo per la strage di Corinaldo al tribunale di Ancona, 17 giugno 2024
L'aula del processo per la strage di Corinaldo al tribunale di Ancona, 17 giugno 2024 (ANSA/ Marina Verdenelli)

Lunedì tutte le persone imputate nel secondo processo sulla strage avvenuta nel 2018 nella discoteca “Lanterna Azzurra” di Corinaldo, in provincia di Ancona, sono state assolte per i reati più gravi a loro contestati, quelli di omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Il processo riguardava alcuni amministratori locali ed era un secondo e diverso processo rispetto a quello che aveva portato nel 2020 alla condanna di sei ragazzi che avevano causato il panico e il cedimento di una balaustra. In merito alle presunte carenze nelle misure di sicurezza del locale erano invece imputati l’ex sindaco di Corinaldo Matteo Principi e sei membri della commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo. Il tribunale di Ancona ha ritenuto colpevoli alcuni di loro del reato di falso, con pene sospese.

Tra il 7 e l’8 dicembre del 2018 una donna di 39 anni e tre ragazze e due ragazzi minorenni morirono poco prima di un concerto del rapper Sfera Ebbasta a causa della calca provocata da uno spray urticante spruzzato nel locale. Nell’altro filone delle indagini, sei giovani modenesi poco più che ventenni furono condannati a pene comprese tra i 10 e i 12 anni per omicidio preterintenzionale: sono stati giudicati colpevoli di aver provocato il cedimento della balaustra all’ingresso della “Lanterna Azzurra”, utilizzando spray al peperoncino per derubare i giovani in attesa del concerto.

Secondo la procura di Ancona, la discoteca aveva gravi carenze strutturali e perciò aveva indagato i membri della commissione e l’allora sindaco, che la presiedeva, per eventuali responsabilità amministrative relative ai permessi. Principi è stato condannato a un anno per falso, come altri quattro imputati; un vigile del fuoco, Rodolfo Milani, è stato condannato a un anno e due mesi, mentre l’ingegnere Francesco Tarsi a quattro mesi.