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  • Venerdì 14 giugno 2024

Il politico che voleva dissolvere il Belgio ora potrebbe governarlo

Bart De Wever, un nazionalista fiammingo, ha chiesto a lungo l'indipendenza della sua regione: ora si è molto moderato, e potrebbe diventare primo ministro dell'intero paese

La foto mostra il leader di Nuova Alleanza Fiamminga festeggia la vittoria alle elezioni del 9 giugno
Il leader di Nuova Alleanza Fiamminga festeggia la vittoria alle elezioni del 9 giugno (Nicolas Maeterlinck/Belga via Ansa)

Mercoledì il re del Belgio ha dato al leader di Nuova Alleanza Fiamminga (N-VA), Bart De Wever, l’incarico di provare a formare una nuova coalizione di governo, dopo che alle elezioni parlamentari che si sono tenute domenica insieme a quelle europee la coalizione centrista del primo ministro uscente Alexander De Croo è stata nettamente sconfitta. N-VA non è un partito come gli altri: è emerso dai movimenti nazionalisti fiamminghi che chiedevano l’indipendenza delle regioni fiamminghe dal resto del Belgio, cioè di fatto la dissoluzione del paese.

Così un leader e un partito che a lungo hanno proposto la dissoluzione del paese in cui vivono – nonché l’abolizione della monarchia – potrebbe ritrovarsi a governarlo.

N-VA è il partito nazionalista di destra che dal 2007 è al potere nel governo regionale delle Fiandre, il pezzo di Belgio in cui si parla la lingua fiamminga (quasi uguale alla lingua nederlandese, che si parla nei Paesi Bassi). Le Fiandre sono la regione più settentrionale delle tre autonome che costituiscono il Belgio: le altre sono la Vallonia francofona, a sud, e nel mezzo la regione di Bruxelles, storicamente francofona ma completamente circondata da posti dove si parla il fiammingo. Ciascuna di queste regioni ha un suo parlamento.

De Wever ha ricevuto l’incarico da re Philippe perché N-VA è stato il partito più votato alle elezioni legislative nazionali, ottenendo il 16,71 per cento dei voti: la politica del Belgio è estremamente frammentata, esattamente come la sua società e struttura istituzionale.

Anche se il Belgio ha un parlamento nazionale, gli elettori e le elettrici belghe non votano su base nazionale ma soltanto regionale. Chi abita nelle Fiandre elegge soltanto candidati che si presentano nelle Fiandre, e così via. A ciascuna regione spetta un numero di seggi fisso che viene assegnato su base proporzionale. Le Fiandre, cioè la regione più popolosa, esprimono 87 seggi, la Vallonia 47 e la regione di Bruxelles 16.

In Belgio quindi esistono partiti presenti solo nelle Fiandre e altri solo in Vallonia, sia a livello di parlamento regionale sia al parlamento nazionale (nel parlamento regionale di Bruxelles, la capitale, sono rappresentati tutti: eppure è una cosa diversa dal parlamento nazionale).

Con l’eccezione del Partito del Lavoro, perfettamente bilingue (ha anche una doppia sigla, PTB o PVDA, a seconda del nome in francese o in nederlandese), i partiti tradizionali hanno due sezioni autonome ma indipendenti l’una dall’altra. Di fatto esistono due partiti di ispirazione socialista, uno fiammingo e uno vallone, due ecologisti, due liberali, e così via.

Questa struttura così complessa è fatta in modo che per formare una maggioranza servano necessariamente coalizioni tra partiti fiamminghi e valloni, per evitare che una regione venga favorita rispetto alle altre due negli affari di governo.

La foto mostra il leader di N-VA De Wever (a destra) insieme al re belga Philippe mercoledì a Bruxelles

Il leader di N-VA De Wever (a destra) insieme al re belga Philippe mercoledì a Bruxelles (Epa/Olivier Matthys via Ansa)

Anche nel 2019 N-VA aveva ottenuto la delegazione parlamentare più numerosa, ma era rimasto all’opposizione. Il partito è stato al governo solo tra il 2014 e il 2018, nella coalizione guidata dall’allora primo ministro Charles Michel (che negli ultimi cinque anni è stato presidente del Consiglio Europeo), ma ne era uscito perché deluso dalle politiche sull’immigrazione, giudicate troppo morbide. L’N-VA inoltre non aveva mai espresso il primo ministro, anche perché essendo un partito nazionalista fiammingo non ha un corrispondente vallone, e il suo ruolo nella politica nazionale è sempre stato piuttosto marginale, almeno finora.

Alle elezioni di domenica i partiti di centrosinistra e sinistra sono andati piuttosto male, e fra tutti l’N-VA è quello che è riuscito a ottenere più seggi. Anche per questo il re ha dato l’incarico di formare un governo a De Wever, che ora proverà a costruire una maggioranza di centrodestra. È un’occasione storica: per lui e per il partito che guida da vent’anni.

I probabili partner sono piuttosto noti. In Vallonia il Movimento Riformista (MR), il partito liberale di Michel, ha superato il Partito Socialista (PS) per la prima volta dal 2007, ottenendo 20 seggi. C’è una certa vicinanza, almeno su temi economici, tra MR e N-VA. Altri possibili interlocutori di De Wever sono due partiti centristi: i Cristiano-Democratici Fiamminghi (CD&V) e i valloni di Les Engagés (LE).

Sommando i loro deputati ai 24 eletti da Nuova Alleanza Fiamminga, si arriva a 69 seggi: ne mancano 7 per la maggioranza (la Camera dei rappresentanti, che è la camera bassa federale belga, ha in tutto 150 seggi). Verosimilmente l’N-VA cercherà di pescare alleati nel centrosinistra.

Sembra invece che De Wever non cercherà di fare accordi con l’estrema destra di Interesse Fiammingo (VB), che chiede esplicitamente l’indipendenza delle Fiandre ed è contrario all’accoglienza di persone migranti. Interesse Fiammingo è andato piuttosto bene alle elezioni, raccogliendo il 13,77 per cento dei voti. Non c’è stato, però, il sorpasso su N-VA che pronosticavano i sondaggi.

Già prima del voto De Wever aveva cercato di accreditarsi come futuro primo ministro rifiutando un’alleanza con l’estrema destra. In un’intervista televisiva De Wever aveva definito «una follia» la proposta del leader di Interesse Fiammingo, Tom Van Grieken, di una dichiarazione unilaterale d’indipendenza. È stata una presa di posizione notevole, visto che in passato i due partiti avevano idee piuttosto simili. Tanto che nel 2019, alle scorse regionali, De Wever aveva inizialmente progettato di coalizzarsi con Van Grieken nel parlamento fiammingo, ma aveva dovuto desistere perché gli altri alleati non erano d’accordo.

La foto mostra il leader di Interesse Fiammingo, Tom Van Grieken, all'uscita dalle consultazioni

Il leader di Interesse Fiammingo, Tom Van Grieken, all’uscita dalle consultazioni (Dirk Waem/Belga via Ansa)

In origine N-VA teorizzava la secessione delle Fiandre, ma negli ultimi anni si è spostato su posizioni più moderate, e proprio per questo potrebbe venire considerato un alleato affidabile dagli altri partiti, di fatto per la prima volta nella sua storia. Come ha raccontato Politico De Wever sta lavorando da anni per provare a dare un’immagine diversa di sé, più istituzionale, concentrandosi per esempio sul garantire maggiore autonomia fiscale alle Fiandre, piuttosto che auspicarne l’indipendenza.

Dovrà comunque trovare un modo per accreditarsi coi partiti valloni e più in generale con il loro elettorato, che in passato ha spesso trattato con disprezzo.

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In passato De Wever ha più volte auspicato la dissoluzione del Belgio, e di conseguenza la creazione di uno stato indipendente fiammingo. In un’intervista data allo Spiegel nel 2010 definì il Belgio «uno stato fallito», che prima o poi «si scioglierà da solo».

De Wever poi ha fatto spesso campagna anche in modo poco convenzionale: una volta per esempio ha guidato dalle Fiandre alla Vallonia con un furgone pieno di banconote finte per chiedere una minore ridistribuzione delle tasse a favore della Vallonia. Le Fiandre sono la regione di gran lunga più ricca, e rimangono il principale beneficiario del bilancio statale. Anche di recente N-VA ha utilizzato materiale promozionale che mostrava un papillon al centro di un segnale di pericolo: un riferimento neppure troppo velato al leader socialista vallone Elio Di Rupo, che è solito indossare un papillon.

Al posto dell’indipendenza, che per decenni è stata la battaglia di N-VA, De Wever ha puntato su un altro concetto, meno estremo, come il «confederalismo». In pratica un progetto per garantire ancora più autonomia alle regioni belghe, e non più la dissoluzione dell’intero stato.

Al Parlamento Europeo N-VA fa parte del gruppo di estrema destra dei Conservatori e Riformisti (ECR), come Fratelli d’Italia, anche se per certi versi è uno dei partiti più moderati del gruppo. Interesse Fiammingo invece appartiene all’altro gruppo di estrema destra al Parlamento Europeo, cioè Identità e Democrazia (ID), apertamente euroscettico e filorusso. Mercoledì fra l’altro Van Grieken ha partecipato alla riunione dei leader del gruppo organizzata a Bruxelles insieme a Matteo Salvini e alla leader del Rassemblement National, Marine Le Pen.

Dicendo che non intende collaborare con Interesse Fiammingo, De Wever ha di fatto confermato il “cordone sanitario”, cioè il trentennale impegno tra gli altri partiti per escludere l’estrema destra dal governo. Anche Van Grieken però è stato ricevuto dal re per le consultazioni, dato che il risultato di Interesse Fiammingo non poteva essere ignorato. È la seconda volta che succede: cinque anni fa il suo invito aveva suscitato polemiche perché non era consuetudine estendere le consultazioni all’estrema destra.

Le trattative per la formazione del governo, di solito, in Belgio vanno per le lunghe. L’ultima volta sono serviti 16 mesi e 14 sessioni di consultazione guidate da altrettanti informateur (si chiama così chi riceve questa specie di mandato esplorativo). Il record è stato nel 2010-2011, quando per formare un governo ci vollero 541 giorni, praticamente un anno e mezzo.

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