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  • Sabato 11 maggio 2024

Donald Trump aveva uno strano modo di pubblicare su Twitter

Una sua ex assistente ha raccontato che era solito dettare i propri post, chiedendo di farli stampare e poi correggendoli a penna (spesso per aggiungere punti esclamativi)

(AP Photo/Alex Brandon)
(AP Photo/Alex Brandon)

Prima di essere sospeso da Twitter (il social network che ora si chiama X) per «incitamento alla violenza» dopo l’attacco al Congresso del 6 gennaio 2021, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump era stato a lungo uno degli utenti più attivi e celebri della piattaforma. Capitava che pubblicasse in un solo giorno decine di messaggi sui temi più svariati, e alcuni dei suoi tanti tweet sono ormai entrati nella cultura pop: per esempio quello che si concludeva con la parola inventata «covfefe», o quello in cui Trump disse di avere «un pulsante nucleare molto più grande e potente» di quello del dittatore nordcoreano Kim Jong Un. Ancora oggi molte persone negli Stati Uniti e non solo ricordano e citano alcune delle espressioni che Trump usava con maggiore frequenza, come la parola “Sad!” (“Triste!”) con un punto esclamativo alla fine.

Sembra però che a Trump non piacesse particolarmente pubblicare i propri tweet, anzi: preferiva dettarli a qualcuno, farseli stampare, correggerli e riconsegnarli a un assistente che infine veniva incaricato di postarli. Lo ha raccontato in questi giorni Madeleine Westerhout, ex assistente personale di Trump tra il 2017 e il 2019, nel corso della sua testimonianza al processo penale in corso contro di lui a New York.

Il processo ruota intorno a un presunto pagamento fatto nel 2016 all’attrice di film porno Stormy Daniels, e poi non rendicontato correttamente, per comprare il suo silenzio su un presunto rapporto sessuale avuto con Trump una decina di anni prima. Westerhout è stata chiamata a testimoniare principalmente perché sostiene di aver aiutato a organizzare un incontro nello Studio Ovale (l’ufficio cerimoniale dei presidenti degli Stati Uniti, alla Casa Bianca) tra Trump e il suo avvocato Michael Cohen nel febbraio del 2017, in cui secondo Westerhout si discusse proprio del pagamento fatto a Daniels.

Al di là dei fatti relativi alle accuse contro Trump, dal racconto di Westerhout sono usciti dei dettagli interessanti che mostrano quanto l’ex presidente prendesse sul serio l’atto di condividere i propri pensieri su Twitter. Westerhout ha detto che Trump non usava un computer né un proprio indirizzo email, e quando voleva pubblicare qualcosa su Twitter normalmente chiedeva al suo assistente principale, Dan Scavino, di farlo per lui. Quando Scavino non c’era, però, poteva capitare che il compito toccasse a lei: in quei casi le chiedeva di prendere appunti mentre lui recitava il testo a voce. Gli appunti dovevano poi essere stampati in modo che lui potesse correggerli su carta prima che fossero pubblicati.

Secondo Westerhout, certe volte Trump richiedeva vari giri di correzioni prima di essere abbastanza soddisfatto del suo tweet da volerlo pubblicare:

C’erano alcune parole che gli piaceva scrivere con la lettera maiuscola, come “Paese”. Gli piaceva usare i punti esclamativi. E avevo capito che gli piaceva mettere le virgole prima della congiunzione.

Westerhout fu licenziata dalla Casa Bianca nel 2019 dopo aver fatto trapelare alla stampa alcune informazioni sulla famiglia di Trump. Oggi l’ex presidente ha di nuovo la possibilità di pubblicare post su Twitter perché Elon Musk, che ha comprato la società nell’ottobre del 2022, ha annullato la sua sospensione dalla piattaforma. Trump preferisce però condividere contenuti su Truth Social, un social network piuttosto simile a Twitter fondato da Trump stesso e lanciato nel 2022.

Con tutta probabilità Trump sarà il candidato del Partito Repubblicano alle elezioni del prossimo 5 novembre, nelle quali correrà contro l’attuale presidente, il Democratico Joe Biden.

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