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  • Martedì 30 aprile 2024

L’Europa ha una nuova dipendenza dalla Russia

È quella dei fertilizzanti, le cui importazioni sono addirittura aumentate dopo l'invasione dell'Ucraina

Un impiegato in piedi su dei grossi sacchi bianchi pieni di potassio che riempiono tutta la foto
Sacchi pieni di potassio, ricavato dalla potassa, a Solikamsk, in Russia (REUTERS/Sergei Karpukhin)
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Secondo Eurostat, l’istituto di statistica dell’Unione Europea, fra il 2022 e il 2023 le importazioni in Unione Europea di fertilizzanti prodotti in Russia sono aumentate del 34 per cento rispetto al periodo precedente all’invasione russa dell’Ucraina, iniziata a febbraio 2022. In particolare, quelle di urea, uno dei fertilizzanti più comuni, rappresentano un terzo delle importazioni totali di questo prodotto nell’Unione.

Nonostante la tendenza sia parzialmente diminuita nel 2024, le importazioni di fertilizzanti russi all’interno dell’Unione sono ancora superiori rispetto a quelle del 2021. Per questo motivo alcuni esperti e produttori europei hanno iniziato a paragonare questa nuova parziale dipendenza a quella che i paesi europei avevano per il gas naturale russo. Nei mesi successivi all’invasione dell’Ucraina i paesi europei avevano deciso di ridurre moltissimo le importazioni di gas russo, nel tentativo di punire la Russia per l’invasione, e questo aveva portato a una crisi energetica in tutta Europa.

Negli ultimi sessant’anni i fertilizzanti hanno avuto un ruolo fondamentale nella cosiddetta “rivoluzione verde”, che ha permesso di aumentare sensibilmente la resa dei campi consentendo di sfamare molte più persone in tutto il mondo. I fertilizzanti più utilizzati sono quelli a base di azoto, potassa (carbonato di potassio) e fosfati. Quelli a base di azoto, come l’ammoniaca e l’urea, sono piuttosto impegnativi da produrre dal punto di vista energetico, perché sono realizzati impiegando il gas naturale. Nel complesso, il prezzo dei fertilizzanti era iniziato ad aumentare sensibilmente già nel 2021, a causa dei maggiori costi dell’energia e dei sistemi di trasporto delle merci, dovuti soprattutto alla pandemia da coronavirus.

All’inizio del 2022, poi, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia aveva peggiorato ulteriormente le cose. Non solo la Russia è uno dei principali produttori di fertilizzanti al mondo, ma la produzione europea di fertilizzanti dipendeva anche in maniera considerevole dalle importazioni di gas russo: fino a quel momento circa il 40 per cento delle forniture europee di gas era assicurato dalla Russia. Con l’inizio della guerra i governi dell’Unione Europea avevano imposto sanzioni sull’acquisto del gas russo e cercato di sostituirlo il più possibile con quello di altri fornitori, in modo da ridurre la dipendenza energetica da un paese ostile e inaffidabile. All’inizio però questo aveva comunque portato ad una temporanea carenza di gas in Europa, con un conseguente aumento dei prezzi non solo dell’energia, ma anche dei fertilizzanti.

– Leggi anche: La crisi dei fertilizzanti

Per evitare ulteriori disagi agli agricoltori e a tutta la filiera, soprattutto nei paesi europei più poveri e dipendenti dalla Russia, l’Unione Europea aveva deciso di non imporre sanzioni sull’acquisto di fertilizzanti. Molti paesi hanno quindi aumentato le loro importazioni di questo prodotto dalla Russia, i cui ricavi per l’esportazione a livello globale in questo settore sono aumentati del 70 per cento nel 2022 rispetto al 2021.

Nonostante da allora i prezzi dei fertilizzanti non russi siano diminuiti grazie al riassestamento dei prezzi del gas naturale, le importazioni russe rappresentano ora una quota maggiore del mercato. I fertilizzanti russi fra l’altro continuano a costare meno di quelli prodotti all’interno dell’Unione, non solo per la grande disponibilità di gas naturale, ma anche perché i suoi produttori hanno meno vincoli da rispettare per quanto riguarda la sostenibilità ambientale.

Secondo Svein Tore Holsether, amministratore delegato di Yara International, uno dei maggiori produttori mondiali di fertilizzanti minerali a base di azoto con sede a Oslo, in Norvegia, questa situazione potrebbe presto diventare un problema politico per l’Unione Europea.

Parlando con il Financial Times Holsether ha sostenuto che sia «un paradosso» che l’Europa abbia cercato di ridurre la sua dipendenza energetica dalla Russia, e ora «stiamo camminando come sonnambuli verso la cessione alla Russia di un potere fondamentale, come quello basato sulla produzione dei fertilizzanti». Dal suo punto di vista, Holsether ha sostenuto che una soluzione a questo problema potrebbe essere aumentare gli incentivi per gli agricoltori per incoraggiarli ad acquistare fertilizzanti prodotti in Europa, una delle richieste avanzate anche dagli agricoltori stessi durante le proteste avvenute all’inizio del 2024 (nonostante più in generale sussidi europei a questa categoria siano già molto alti).

La stessa opinione è stata espressa da Leo Alders, presidente di Fertilizers Europe, che rappresenta la maggior parte dei produttori di fertilizzanti. Secondo Alders, «se l’Europa vuole garantire la sovranità alimentare, deve mantenere catene di produzione nazionali resistenti, con una dipendenza dalle importazioni ridotta al minimo».

Altri esperti come Josef Schmidhuber, economista all’Organizzazione dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), sostengono invece che questa temporanea dipendenza dai fertilizzanti russi si ridurrà da sola col tempo, dato che i recenti cali dei prezzi del gas in Europa hanno portato a una conseguente riduzione dei prezzi di produzione dei fertilizzanti.