È stata confermata in Cassazione la condanna a 23 anni di carcere all’anarchico Alfredo Cospito per l’attentato di Fossano del 2006

Alfredo Cospito e la sua avvocata Maria Teresa Pintus durante un'udienza del processo al tribunale di Torino, 26 giugno 2023 (ANSA/TINO ROMANO)
Alfredo Cospito e la sua avvocata Maria Teresa Pintus durante un'udienza del processo al tribunale di Torino, 26 giugno 2023 (ANSA/TINO ROMANO)

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 23 anni di carcere per l’anarchico insurrezionalista Alfredo Cospito, giudicato responsabile di un attentato con due bombe alla caserma dei carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, nel 2006. Già la Corte d’assise d’appello di Torino a giugno del 2023 aveva condannato Cospito a 23 anni, ma la procura generale di Torino e gli avvocati di Cospito avevano fatto ricorso in Cassazione, l’ultimo grado di giudizio della giustizia italiana. La condanna ora è quindi definitiva.

Di Cospito si parlò moltissimo negli ultimi mesi del 2022 e per buona parte del 2023 perché portò avanti per sei mesi uno sciopero della fame contro il regime carcerario a cui è tuttora sottoposto, il 41-bis, il cosiddetto “carcere duro”.

Per l’attentato di Fossano Cospito fu inizialmente condannato a 20 anni di carcere, in primo e secondo grado, per il reato di “strage”, nonostante l’attentato non avesse causato morti né feriti: Cospito era stato comunque condannato per strage perché in Italia non esiste un reato di “tentata strage”. A maggio del 2022 però la Corte di Cassazione stabilì che Cospito dovesse essere giudicato non per “strage comune” ma per “strage politica”, un reato più grave che prevede come pena l’ergastolo anche se l’attentato non ha ucciso nessuno (come nel caso di Cospito). Per questo poi la pena venne rideterminata in un altro processo, quello che si è concluso oggi.

Fu contestualmente a quella decisione che a Cospito venne imposto anche il 41-bis, in quanto ritenuto appartenente a un’organizzazione terroristica: il 41-bis si applica infatti per impedire ad appartenenti a organizzazioni mafiose, terroristiche e altre ancora di mantenere i contatti con il proprio gruppo criminale all’esterno. Per quasi tutte le ore della giornata, tranne una o due, chi è sottoposto a questo regime carcerario rimane confinato nella propria cella, in cui a volte lo spazio è poco più ampio di quello occupato dal letto. Le conseguenze psicologiche di questo tipo di detenzione sono molto pesanti, il suo utilizzo è da tempo discusso e ritenuto da molti contrario ai principi costituzionali. Attualmente Cospito è al 41-bis nel carcere di Sassari e sta scontando un cumulo di pena di 30 anni, derivante anche da un’altra condanna. In teoria terminerà nel 2042.