Alfredo Cospito è stato condannato a 23 anni per l’attentato di Fossano

La Corte d'assise ha considerato per il militante anarchico l'attenuante della "lieve entità": la procura aveva richiesto l'ergastolo

Alfredo Cospito in videocollegamento dal carcere di Sassari il 19 giugno (ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO)
Alfredo Cospito in videocollegamento dal carcere di Sassari il 19 giugno (ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO)
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La Corte d’assise d’appello di Torino ha ricalcolato in 23 anni di carcere la pena per Alfredo Cospito, militante anarchico insurrezionalista già giudicato responsabile di un attentato risalente a 17 anni fa che non provocò né morti né feriti. Per l’attentato alla scuola allievi dei carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, Cospito era stato condannato a 20 anni di carcere, ma la procura aveva chiesto di rideterminare il reato di cui era accusato e di condannarlo all’ergastolo.

La Corte d’assise d’appello di Torino presieduta da Alessandra Bassi ha invece riconosciuto per Cospito e per l’ex compagna Anna Beniamino le attenuanti generiche e quella della lieve entità.

La sentenza era piuttosto attesa perché negli ultimi mesi questo caso è stato oggetto di un esteso dibattito e di molte discussioni che hanno coinvolto la politica italiana in merito alla proporzionalità della pena a cui è stato condannato Cospito. Nel 2022 il ministero della Giustizia decise di sottoporlo al regime di 41-bis che prevede una serie di misure estremamente restrittive, tra cui isolamento nei confronti degli altri detenuti, la limitazione dell’ora d’aria (solo due ore e anch’esse in isolamento), la limitazione dei colloqui (solo con i familiari, con un vetro divisorio e senza possibilità di contatto fisico), il visto di controllo della posta in entrata e in uscita, la privazione di giornali e libri.

Dal 20 ottobre al 19 aprile, per 182 giorni, Cospito ha condotto uno sciopero della fame che aveva l’obiettivo di riportare l’attenzione su come vengono applicati in Italia i regimi di detenzione estremi, come il 41-bis, riservati in teoria a persone molto pericolose.

I fatti risalgono al 2006: tra il 2 e il 3 giugno di quell’anno vennero posizionati due pacchi bomba davanti alla scuola allievi dei carabinieri di Fossano. Le bombe erano state realizzate con una pentola a pressione e un tubo di metallo con dentro 800 grammi di polvere pirica. Esplosero a mezz’ora di distanza l’una dall’altra. Non ci furono né morti né feriti.

Alfredo Cospito e la sua compagna, Anna Beniamino, vennero condannati rispettivamente a 20 e 16 anni di carcere secondo l’articolo 422 del codice penale, e cioè “strage” (non esiste il reato di tentata strage). Nel maggio dello scorso anno l’accusa chiese alla Corte di cassazione di riconoscere il reato commesso da Cospito non come “strage”, bensì come “strage politica” sulla base dell’articolo 285 del codice penale: «Chiunque allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato, commette un fatto diretto a portare la devastazione, il saccheggio o la strage nel territorio dello Stato o in una parte di esso è punito con l’ergastolo». Il reato di strage politica prevede la condanna all’ergastolo anche se l’attentato non ha causato vittime. La Corte di cassazione accolse la richiesta dell’accusa.

La giudice Alessandra Bassi durante l’udienza del 26 giugno (ANSA/TINO ROMANO)

Dopo la riqualificazione del reato, la Cassazione aveva rimandato gli atti alla Corte di assise di appello di Torino chiedendo che venisse ridefinita la pena precedente di Cospito. In questa fase il procuratore generale, cioè l’accusa, aveva chiesto la condanna all’ergastolo con 12 mesi di isolamento diurno per Alfredo Cospito e a 27 anni e un mese di carcere per Anna Beniamino. Per quest’ultima invece la Corte d’assise d’appello ha deciso lunedì una pena di 17 anni e 9 mesi.

A poche ore dal verdetto Alfredo Cospito ha chiesto di poter rendere dichiarazioni spontanee e ha detto: «Non c’è nessuna prova che noi abbiamo piazzato gli ordigni a Fossano. Questo è un processo alle idee. Gli anarchici non fanno stragi indiscriminate, perché gli anarchici non sono lo Stato». Ha definito il processo come caratterizzato da «evidente accanimento» e «stranezze»