Ascesa e caduta delle risate registrate

La maggior parte degli addetti ai lavori le considera ormai anacronistiche e di cattivo gusto, ma nelle sitcom hanno resistito più di cinquant'anni e ancora non sono sparite del tutto

(Warner Bros. Television/Getty Images)
(Warner Bros. Television/Getty Images)
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Verso la metà degli anni Cinquanta nelle serie comiche che andavano in onda sulle emittenti statunitensi si iniziò a utilizzare una tecnica che nei decenni successivi avrebbe avuto particolare fortuna, fino a diventare uno degli elementi distintivi dei programmi di questo tipo: le risate registrate.

Pur avendo sempre ricevuto pareri contrari e suscitato grande fastidio in chi non ci si è mai abituato, per più di settant’anni sono state un elemento ricorrente delle sitcom americane e non solo. E anche se da alcuni anni hanno smesso di essere usate perché considerate anacronistiche e superate, sono parte integrante di alcune serie amatissime e riscoperte di recente, come Friends, e di altre di successo andate in onda fino a pochi anni fa come The Big Bang Theory.

Furono inventate nel 1953 dall’ingegnere del suono Charles Rolland Douglass. Osservando i programmi trasmessi in quegli anni, che in quasi tutti i casi si svolgevano in presenza di un pubblico, si rese conto di quanto fosse difficile far ridere nel momento giusto le persone che si trovavano all’interno dello studio. Per ovviare a questo problema pensò di inventare un meccanismo che in alcuni occasioni avrebbe amplificato le risate della platea, e in altre – quelle in cui il pubblico non rideva alle battute programmate dagli autori – sostituirle del tutto.

La soluzione fu la cosiddetta laff box, ossia una pulsantiera che conteneva decine di suoni umani registrati da utilizzare per ogni evenienza, tra cui gli applausi e per l’appunto le risate. Inizialmente l’idea fu un successo e aiutò in particolare i conduttori di programmi, che usando la laff box nel momento giusto avevano la possibilità di prevenire alcune situazioni spiacevoli, come battute poco riuscite a cui avrebbero potuto seguire imbarazzanti secondi di silenzio.

C’è chi sostiene che in realtà Douglass non abbia inventato nulla, dato che tra il 1949 e il 1953, prima che iniziasse a progettare la laff box, le risate registrate erano già state utilizzate nel programma radiofonico di CBS Bing Crosby – Chesterfield Show, condotto dal cantante e presentatore Bing Crosby: Douglass si sarebbe quindi limitato ad applicare l’idea anche alle trasmissioni televisive del tempo, che in effetti erano simili a delle specie di programmi radiofonici registrati davanti a un pubblico.

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Come ha scritto Jacob Stern sull’Atlantic, negli anni Sessanta le laff box venivano suonate «come se fossero strumenti magici, suscitando applausi o strilli di gioia con la semplice pressione di un pulsante».

Anche se sarebbero diventate un’innovazione enorme nel campo dell’intrattenimento, una parte di addetti ai lavori disprezzava le risate registrate sin da subito, considerandole un invito a ridere a comando e, quindi, un insulto all’intelligenza dello spettatore.

Non furono utilizzate per esempio in Lucy ed io, una popolare sitcom prodotta da CBS e trasmessa tra il 1951 e il 1957. I due protagonisti, Desi Arnaz e Lucille Ball, scelsero di utilizzare un normale microfono per captare la risata naturale e in tempo reale del pubblico (che, come in tutte le produzioni del periodo, era presente in studio durante le riprese). I produttori sconsigliarono loro di utilizzare questo metodo per evitare che il pubblico ridesse nel momento sbagliato, ma Arnaz e Ball sostennero che senza risate registrate la serie avrebbe avuto una resa meno artificiosa.

Anche il comico e sceneggiatore Larry David è notoriamente contrario alle risate registrate: non voleva usarle neppure in Seinfeld, la sua sitcom più famosa, perché riteneva che il pubblico dovesse divertirsi spontaneamente, in modo non “pilotato”. Alla fine però dovette adattarsi alle richieste della Castle Rock Entertainment, la sua casa di produzione. Oggi Seinfeld è considerata una delle sitcom più importanti e influenti di tutti i tempi, e le risate registrate sono considerate una delle sue peculiarità stilistiche. Tuttavia, per apprezzare la comicità della serie nella sua purezza, alcuni appassionati hanno pubblicato su YouTube alcune delle scene più famose in versione “No laugh track”, ossia senza risate registrate.

Intervistato da Stern, il produttore televisivo Ron Simon ha spiegato che, oltre a facilitare il lavoro di autori e conduttori, lo scopo delle risate registrate era ricreare negli spettatori «l’esperienza comunitaria» che avrebbero vissuto facendo parte del pubblico in studio. L’intenzione, secondo Stern, non era quindi quella di sottostimare l’intelligenza degli spettatori, ma di coinvolgerli e farli sentire parte della platea che assisteva a quei programmi dal vivo.

Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta le risate registrate furono utilizzate anche in programmi che non prevedevano la presenza di un pubblico in studio, come per esempio i cartoni animati. Da questo punto di vista l’esempio più famoso è quello dei Flintstones, serie animata di culto creata dalla casa di produzione Hanna-Barbera.

Secondo Tim Brooks, autore del saggio The Complete Directory to Prime Time Network and Cable TV Shows, in quei due decenni le risate registrate furono sfruttate in maniera estesissima dai produttori, che speravano che gli spettatori a casa potessero trovare i programmi più divertenti anche quando non lo erano affatto.

Le cose cominciarono a cambiare negli anni Ottanta, quando alcuni programmi comici, come Hooperman e il Fridays TV Show, iniziarono a fare a meno delle risate registrate per abituare il pubblico a ridere spontaneamente. Le antipatie verso le risate registrate crebbero ancora di più tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila, quando una parte di critica cominciò a descriverle come artifici narrativi superati e di cattivo gusto.

Nel 2003 per esempio il New York Times scrisse che le risate registrate «non piacciono praticamente a nessuno, forse perché sono foglie di fico così evidenti per l’imbarazzo di battute deboli, forse perché ci fanno sentire comandati e accondiscendenti, forse perché disumanizzano una delle azioni più umane che esistano». Tuttavia, come ha ricordato Stern, nello stesso periodo Friends, la sitcom più popolare di quegli anni, faceva ampiamente utilizzo delle risate registrate, senza che pubblico e critica se ne lamentassero troppo.

Anche se Friends fu un successo enorme, le risate registrate cominciarono il loro declino proprio nel periodo in cui fu trasmesso. La giornalista Abbey White ha scritto su Looper che uno dei motivi fu l’atteggiamento delle produzioni estere, in particolare latinoamericane e canadesi, che rifiutavano di utilizzare le risate finte nelle registrazioni originali e le inserivano soltanto quando le serie venivano vendute a emittenti statunitensi.

Sempre secondo White, un altro dei motivi che portarono al superamento delle risate registrate fu l’emergere di un nuovo filone di sitcom, quello delle cosiddette cringe comedy, come The Office e Malcolm, che ottennero un successo enorme di pubblico e critica senza utilizzarle, incoraggiando un’intera nuova generazione di programmi TV a mettere da parte le laff box per puntare su una comicità più spontanea.

Anche se sono ormai largamente considerate superate e novecentesche, alcune serie dei primi anni Duemila hanno continuato a usarle fino a pochi anni fa: i casi più celebri sono quelli di How I Met Your Mother (E alla fine arriva mamma) The Big Bang Theory, e del suo spin-off Young Sheldon. Secondo diversi critici, nel caso di The Big Bang Theory questa scelta sarebbe in linea con la scrittura della serie, che è caratterizzata da meccanismi narrativi obsoleti e da un intenso utilizzo di cliché tipici degli anni Ottanta.

Le risate registrate sono presenti anche in serie recenti uscite sulle piattaforme di streaming, come That ’90s Show di Netflix, dove però il loro utilizzo è pensato per andare incontro al suo pubblico di riferimento che è composto perlopiù da nostalgici del That ’70s Show, che era uscito alla fine degli anni Novanta, ed è a sua volta ambientata in quegli anni, con frequenti riferimenti alla cultura pop tipica di quel decennio.

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Come ha scritto Stern, il pubblico più adulto, quello che è cresciuto guardando la televisione e con le sitcom come forma principale di intrattenimento, «guarda più tv rispetto a qualsiasi altra fascia d’età», ed è probabile che le risate registrate continueranno a essere utilizzate fino a quando questa tipologia di spettatori avrà un’importanza per il mercato televisivo.

La pratica di utilizzare risate registrate è diventata molto comune anche in produzioni non americane: negli anni sono state utilizzate anche in diverse sitcom italiane, come Casa Vianello, Love Bugs e Belli dentro.

Luca Barra, coordinatore del corso di laurea magistrale in Informazione, culture e organizzazione dei media dell’Università di Bologna e coordinatore editoriale della testata Link – idee per la televisione, ha detto in un’intervista data alla giornalista Maria Grazia Falà che, quando le prime sitcom statunitensi arrivarono in Italia, il pubblico faticò a comprendere il senso delle risate registrate. Barra, che ha anche scritto un libro dedicato alla storia delle sitcom, ha spiegato inoltre che le risate registrate non sono fatte per farci sentire stupidi, ma «per non farci ridere da soli davanti al teleschermo, perché quando uno ride da solo si sente un po’ in imbarazzo. Sappiamo che tante altre persone, vedendo la stessa serie, proprio quando la stiamo vedendo noi, hanno la stessa reazione, le stesse risate».