L’ex procuratore capo degli arbitri di calcio è stato condannato per traffico di droga

Rosario D'Onofrio era riuscito a fare carriera nell'Associazione italiana arbitri (AIA) nonostante fosse già agli arresti domiciliari

Un'aula del tribunale di Milano
(ANSA / MILO SCIAKY / DBA)
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L’ex procuratore dell’Associazione italiana arbitri (AIA) Rosario D’Onofrio è stato condannato a 5 anni e 8 mesi di carcere in un’inchiesta per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. D’Onofrio, peraltro ex ufficiale dell’Esercito italiano, era stato arrestato dalla Guardia di Finanza nel novembre del 2022, accusato di aver fatto da corriere per un’organizzazione che gestiva una vasta rete che importava sostanze stupefacenti a Milano dalla Spagna. La procura ha accertato che negli ultimi anni diverse persone coinvolte nel traffico erano riuscite a importare in Italia 6 tonnellate di marijuana e hashish all’interno di bancali di frutta e verdura, e in un caso dentro un carro funebre.

Già nel marzo del 2020 D’Onofrio era stato intercettato mentre faceva alcune consegne tra Milano e la Brianza. Riusciva a eludere i controlli disposti per limitare gli spostamenti durante la pandemia spostandosi in auto e indossando la divisa dell’Esercito. Nel maggio dello stesso anno era stato arrestato una prima volta mentre smistava oltre 40 chili di marijuana.

Da allora era stato messo agli arresti domiciliari, ma nonostante questo aveva mantenuto la direzione della procura nazionale arbitrale dell’AIA — l’ufficio che si occupa di vigilare sull’operato degli arbitri di calcio — ottenuta nel marzo del 2020. Riusciva a partecipare alle riunioni della procura grazie ai permessi del giudice di sorveglianza, e in questo modo nascose agli altri membri dell’AIA i procedimenti a suo carico.

Nell’inchiesta per traffico internazionale di sostanze stupefacenti sono state coinvolte in totale 57 persone, di cui molte hanno scelto il rito abbreviato, un tipo di processo in cui l’imputato chiede al giudice di saltare la fase del dibattimento per ottenere uno sconto di pena, oltre che una riduzione della durata del processo. Oltre ai benefici garantiti dal rito abbreviato, a D’Onofrio sono state riconosciute attenuanti per aver fornito informazioni utili agli investigatori. La giudice per le indagini preliminari (gip) Lidia Castellucci lo ha condannato a 5 anni e 8 mesi, ma la pena è salita in totale a 7 anni e 8 mesi per via di una precedente condanna avuta in seguito all’arresto del 2020.