Google ha licenziato 28 dipendenti che protestavano contro un accordo dell’azienda con il governo israeliano

Una protesta di No Tech For Apartheid contro il Progetto Nimbus a San Francisco a dicembre del 2023. I manifestanti mostrano un grande striscione blu e rosso con scritto "google smetti di alimentare il genocidio"
Una protesta di No Tech For Apartheid contro il Progetto Nimbus a San Francisco a dicembre del 2023 (ANSA/Calvin Stewart/ZUMA Press Wire)

Mercoledì Google ha licenziato 28 dipendenti coinvolti in una protesta in cui veniva chiesto all’azienda di interrompere un contratto con il governo israeliano per un progetto di cloud computing, ovvero di quei servizi che offrono la gestione di grandi quantità di dati attraverso server connessi tra loro. L’accordo alla base di questo progetto, chiamato Nimbus, è stato stipulato nel 2021 da Google e Amazon con il governo di Israele. Il licenziamento è avvenuto dopo che martedì nove dipendenti erano stati arrestati mentre partecipavano a un sit-in di protesta negli uffici di Google a Sunnyvale, in California, e a New York. I dipendenti avevano occupato anche l’ufficio dell’amministratore delegato di Google Cloud, Thomas Kurian, e si erano rifiutati di andarsene per più di otto ore. Dopo l’arresto sono stati trattenuti per alcune ore prima di essere rilasciati. Un portavoce di Google ha detto che sono stati licenziati per aver «fisicamente impedito il lavoro di altri dipendenti e impedito loro di accedere alle nostre strutture».

I dipendenti licenziati fanno parte di un gruppo chiamato No Tech For Apartheid, che dal 2021 organizza proteste contro gli accordi di Google per la vendita di tecnologia a Israele. Le iniziative contro la collaborazione fra Google, Amazon e il governo israeliano sul progetto di cloud computing, che vale 1,2 miliardi di dollari, sono aumentate dall’inizio della guerra di Israele nella Striscia di Gaza a ottobre del 2023.

No Tech For Apartheid teme che i servizi di Google e Amazon possano essere usati da Israele in guerra, e li collega alle accuse spesso rivolte all’esercito israeliano di fare un uso eccessivo e indiscriminato di programmi di intelligenza artificiale per individuare gli obiettivi da bombardare nella Striscia di Gaza. Google dice che i suoi servizi «non riguardano attività militari altamente sensibili o riservate, relative ad armi o servizi di intelligence», ma No Tech For Apartheid sostiene che in realtà Google e Amazon non abbiano nessun modo di influenzare Israele sul modo in cui utilizza la loro tecnologia. Le proteste di questa settimana erano state organizzate dopo la pubblicazione di un articolo della rivista Time che affermava, citando documenti aziendali, che Nimbus fosse usato anche dal ministero della Difesa israeliano.