Il ministero dell’Ambiente ha chiesto oltre 200 integrazioni al progetto del ponte sullo Stretto

Riguardano soprattutto l'impatto ambientale, l'analisi dei costi e dei benefici e la gestione dei cantieri, ambiti in cui il progetto è stato giudicato carente

La zona di Torre Faro, a nord di Messina, dove sarà costruito uno dei due piloni del ponte sullo Stretto
La zona di Torre Faro, a nord di Messina, dove sarà costruito uno dei due piloni del ponte sullo Stretto (il Post)
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Il ministero dell’Ambiente ha chiesto alla società Stretto di Messina, che gestisce il progetto del ponte sullo Stretto, di integrare la documentazione presentata finora, giudicata carente in diversi ambiti: le lacune più importanti riguardano l’analisi dei costi e dei benefici dell’opera, il suo impatto ambientale, la preparazione dei cantieri, i rischi relativi a maremoti e inondazioni. In totale il ministero dell’Ambiente ha presentato circa 280 richieste, tra integrazioni e chiarimenti, a cui Stretto di Messina e il consorzio Eurolink, che detiene l’appalto, dovranno rispondere entro i prossimi 30 giorni.

Il ministero ha presentato le sue osservazioni lunedì attraverso la commissione VIA (valutazione di impatto ambientale), composta da 50 esperti chiamati a esprimere un parere sul progetto. Molte riguardano la compatibilità del ponte con l’ambiente dello Stretto di Messina: tra le altre cose è stata sottolineata la mancanza di valutazioni sulla qualità dell’aria e sulla dispersione di inquinanti nel mare, oltre a una stima delle conseguenze relative alla costruzione dei pontili del cantiere e della possibile deformazione della linea di costa. Nella documentazione, dicono i tecnici, non ci sono nemmeno analisi sulla tutela della biodiversità, sugli effetti dell’inquinamento acustico, delle vibrazioni, dei campi elettromagnetici nell’area e uno studio sulle condizioni di pericolosità da maremoto.

È stata chiesta anche un’integrazione dell’analisi dei costi e dei benefici oltre a una descrizione più approfondita del contesto sociale ed economico per cui l’opera si considera necessaria. Tra le altre cose, la Stretto di Messina dovrà dare più informazioni su come intende organizzare i cantieri, gestire le terre e le rocce di scavo e il loro smaltimento.

In totale sono state chieste 155 integrazioni necessarie alla valutazione di impatto ambientale, 66 per la valutazione di incidenza per valutare le conseguenze sui siti protetti della rete Natura 2000 istituita dall’Unione Europea per la protezione e la conservazione degli habitat naturali, e 16 per il piano di utilizzo delle terre, cioè la gestione degli scavi. A queste richieste se ne aggiungono molte altre meno rilevanti.

La commissione ministeriale che si occupa della valutazione di impatto ambientale in teoria aveva 30 giorni a partire da lunedì 15 aprile per esprimere un parere sul progetto, ma le nuove richieste di integrazione presentate dal ministero dell’Ambiente hanno fermato la procedura. Ora la società Stretto di Messina e il consorzio Eurolink hanno altri 30 giorni per fornire le integrazioni, anche se possono chiedere una proroga. I tempi sono piuttosto stretti perché il prossimo 24 maggio scadrà la commissione VIA del ministero dell’Ambiente. Per la nomina della nuova commissione potrebbero servire mesi con conseguenti ritardi nella valutazione del progetto. Se i tempi si allungheranno sarà un problema anche per il governo e in particolare per il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che aveva promesso di aprire i cantieri entro l’estate.

L’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, ha detto che le richieste di integrazioni e chiarimenti del ministero dell’Ambiente «sono assolutamente congrue, per l’entità e complessità dell’opera e per le relative interazioni con il territorio e le varie componenti ambientali». Ciucci ha anche detto che la società ha sempre investito sull’ambiente e che sarà fatto ogni sforzo per ridurre al minimo l’impatto del ponte.

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Della necessità di costruire un ponte sullo Stretto di Messina, per aprire un collegamento stradale tra la Sicilia e la Calabria, si discute da almeno 50 anni. Dopo decenni di tentativi fallimentari, all’inizio degli anni Duemila il governo di Silvio Berlusconi investì diversi milioni di euro per elaborare un progetto credibile. Venne organizzata la gara di appalto vinta nel 2005 dal consorzio di imprese Eurolink guidato da Impregilo, una delle aziende di costruzioni più importanti al mondo, che ora si chiama Webuild. All’epoca il costo stimato era di 3,88 miliardi di euro e il tempo di realizzazione 5 anni e 10 mesi.

Dopo un’interruzione di due anni in seguito alla vittoria del centrosinistra, nel 2008 Berlusconi commissionò un aggiornamento del progetto, concluso nel 2011. Proprio questo progetto è stato riproposto dal governo di Giorgia Meloni, che lo scorso anno ha confermato l’appalto a Eurolink, l’azienda che lo aveva vinto 18 anni prima. Fino all’estate scorsa si pensava di spendere circa 12 miliardi di euro, ma secondo le ultime stime – in realtà ancora provvisorie – i cantieri dovrebbero costare 13,5 miliardi di euro a cui va aggiunto un altro miliardo per le cosiddette opere accessorie. Oltre al ponte, infatti, sono previsti 40 chilometri di raccordi stradali e ferroviari, di cui l’80 per cento in galleria. A Messina dovrebbe essere costruita la nuova linea metropolitana con tre fermate sotterranee.

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Il progetto definitivo, cioè il vecchio progetto del 2011 aggiornato lo scorso anno, è stato valutato dal comitato tecnico scientifico nominato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, composto da ingegneri, geologi e urbanisti. Il comitato ha dato parere positivo, approvando il progetto, ma nella relazione finale ha inserito 68 raccomandazioni per il consorzio Eurolink in vista del progetto esecutivo che sarà presentato nei prossimi mesi, poco prima dell’inizio dei cantieri.

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Martedì al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è iniziata la conferenza dei servizi, una riunione a cui partecipano gli enti coinvolti nel progetto del ponte sullo Stretto. Oltre al presidente della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, erano presenti Giusy Caminiti, la sindaca di Villa San Giovanni (il comune calabrese che dovrebbe essere collegato alla Sicilia tramite il ponte) e il sindaco di Messina, Federico Basile. Nei giorni scorsi i due comuni avevano presentato una serie di osservazioni e dubbi sui documenti forniti dalla società Stretto di Messina. Lo stesso avevano fatto associazioni ambientaliste e comitati civici che da anni si oppongono all’opera.