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  • Mercoledì 10 aprile 2024

Sono riprese le ricerche dei dispersi nella centrale idroelettrica di Bargi

Ma raggiungere i piani più bassi dell'impianto rimane molto difficile: intanto la procura di Bologna ha aperto un'inchiesta per disastro e omicidio colposo

(Il Post)
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Le ricerche di quattro operai manutentori dispersi in seguito all’esplosione avvenuta martedì pomeriggio nella centrale idroelettrica di Bargi, sull’Appennino bolognese, sono riprese nella serata di mercoledì dopo una ricognizione durata diverse ore per capire come raggiungere in sicurezza la parte dell’impianto più in profondità, che era  allagata e risulta ancora molto difficile da raggiungere.

Finora sono stati trovati i corpi di tre operai, mentre cinque persone sono ricoverate in diversi ospedali. Non è ancora chiaro da cosa sia stata causata l’esplosione, se da un trasformatore oppure un alternatore della centrale, e le indagini inizieranno soltanto al termine dei soccorsi. Intanto la procura di Bologna ha aperto un’inchiesta ipotizzando i reati di disastro colposo e omicidio colposo.

– Leggi anche: I soccorsi nella centrale idroelettrica di Bargi sono molto complicati

Dall’esterno la centrale idroelettrica, gestita da Enel Green Power, è una struttura di cemento a base quadrata, alta un piano. Ma la parte più importante dell’impianto si sviluppa per dieci piani sotto il livello dell’acqua, arrivando a una profondità di 60 metri nel bacino artificiale di Suviana.

Costruita nel 1975, la centrale sfrutta il collegamento tra il lago di Suviana e il lago del Brasimone, circa 300 metri più in alto, attraverso una grossa condotta. L’energia viene prodotta grazie al salto dell’acqua nel passaggio tra i due bacini mentre di notte, quando c’è meno richiesta di energia elettrica, i sistemi della centrale “ricaricano” il lago di Brasimone spingendo l’acqua in senso opposto nelle condutture grazie a una turbina reversibile (cioè che può funzionare anche da pompa).

L’esplosione è avvenuta martedì intorno alle 14:30 all’ottavo piano (quindi parecchi metri sott’acqua, considerando che il decimo piano è quello più in profondità). Parte del soffitto, che corrisponde alla soletta del settimo piano, è crollata, una fiammata ha raggiunto la superficie e si è sviluppato un incendio. Sia il decimo piano che il nono sono completamente allagati. Secondo le informazioni date dai soccorritori, al momento dell’esplosione gli operai si trovavano tra l’ottavo e il decimo piano. Erano impegnati in alcuni lavori di manutenzione straordinaria degli impianti, in particolare di una turbina, che andavano avanti da oltre un anno: proprio martedì era in corso la prova di messa in esercizio, l’operazione che precede il collaudo ufficiale dell’impianto.

Già nella serata di martedì i vigili del fuoco avevano tentato di scendere ai piani inferiori, ma le operazioni erano state interrotte dalla presenza dell’acqua che non consente ai soccorritori di lavorare in sicurezza: tra le altre cose all’ottavo piano ci sono molte macerie, e la visibilità è nulla.

I vigili del fuoco durante le operazioni di ricerca dei quattro dispersi

I vigili del fuoco durante le operazioni di ricerca dei quattro dispersi (Ansa/Vigili del Fuoco)

Per tutta la giornata di mercoledì i vigili del fuoco hanno quindi cercato di capire come liberare gli ultimi tre piani dall’acqua: sono state fatte diverse ricognizioni sia all’interno dell’impianto che all’esterno, dal lago, con alcune squadre di sommozzatori. Il problema è stato individuato in una condotta che continuava a scaricare molta acqua all’interno della centrale. La condotta è stata chiusa, ma la rimozione dell’acqua rimasta, che entrava dal fondo della centrale, non è semplice ed è ancora in corso.

Sul posto sono arrivati diversi tecnici con una gru e potenti idrovore, ossia delle pompe usate per aspirare e spostare grandi quantità d’acqua. Nella parte centrale dell’impianto è presente un pozzo quadrato, largo diversi metri, che collega tutti i piani. In condizioni normali è possibile scendere ai piani inferiori anche da una rampa di scale, che ora è in parte allagata, e da un passaggio di emergenza che però risulta inaccessibile. Nel tardo pomeriggio i tecnici hanno calato le tubazioni delle idrovore, poi accese per portare l’acqua in superficie.

Il livello del lago è stato abbassato di circa un metro per consentire ai vigili del fuoco di fare ispezioni in sicurezza. L’acqua è stata prelevata in tre punti, tra cui uno all’interno del pozzo, per individuare l’eventuale presenza di oli e idrocarburi. Nel tardo pomeriggio di mercoledì il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Bologna, Calogero Turturici, aveva annunciato che a breve sarebbero riprese «le operazioni con il personale, quindi la ricerca massiva ai piani otto, nove e dieci, dove pensiamo di trovare le persone coinvolte nell’incidente».

Al momento dell’esplosione i tre operai rimasti uccisi si trovavano nel locale delle turbine, all’ottavo piano, e sono stati identificati: sono Pavel Petronel Tanase, di Settimo Torinese (Torino), di 45 anni, Mario Pisano, di San Marzano di San Giuseppe (Taranto), 73 anni e Vincenzo Franchina, di Sinagra (Messina), 36 anni. Gli operai dispersi sono invece Paolo Casiraghi, dipendente dell’azienda ABB di 59 anni; Vincenzo Garzillo, dipendente della Lab Engineering di 68 anni; Adriano Scandellari, 57 anni, dipendente di Enel Green Power; e Alessandro D’Andrea, dipendente dell’azienda Voith Hydro.