• Mondo
  • Sabato 6 aprile 2024

In Slovacchia si elegge il presidente 

Sabato si vota al ballottaggio e la scelta tra i due candidati, uno europeista e uno filorusso, ha un grosso valore simbolico

Ivan Korcok, uno dei due candidati al ballottaggio delle presidenziali in Slovacchia (AP Photo/Petr David Josek)
Ivan Korcok, uno dei due candidati al ballottaggio delle presidenziali in Slovacchia (AP Photo/Petr David Josek)
Caricamento player

Sabato in Slovacchia si vota al ballottaggio delle elezioni presidenziali: i due candidati sono Ivan Korcok, ex diplomatico negli Stati Uniti ed ex ministro degli Esteri, e Peter Pellegrini, ex primo ministro sostenuto dal governo filorusso e populista del paese, guidato da Robert Fico.

In Slovacchia il presidente ha un ruolo soprattutto cerimoniale, anche se ha alcune funzioni di controllo del governo. L’attenzione nei confronti delle elezioni presidenziali è comunque molto alta per il loro valore simbolico: una vittoria del candidato sostenuto da Fico significherebbe un ulteriore spostamento del paese su posizioni sempre più ostili nei confronti dell’Unione Europea e vicine alla Russia.

Korcok ha vinto il primo turno con un margine di circa il 5 per cento, e al ballottaggio la competizione è serrata: a Pellegrini potrebbero andare i voti ottenuti al primo turno da Stefan Harabin (circa il 12 per cento), candidato anti-establishment e filorusso molto più vicino alle sue posizioni che a quelle di Korcok.

Per Korcok potrebbe inoltre essere difficile raccogliere consensi tra gli ungheresi slovacchi, minoranza concentrata soprattutto nel sud del paese e considerata un bacino elettorale con un certo peso (sono circa il 7 per cento della popolazione): su questo gruppo ha guadagnato sempre più influenza, con legami sia formali che informali, Fidesz, il partito del primo ministro ungherese Viktor Orbán, che sui legami con la Russia ha posizioni più vicine a Pellegrini che a Korcok.

In Slovacchia l’elettorato europeista è concentrato soprattutto nelle città, e negli ultimi tempi ha protestato con forza contro alcune decisioni prese dal governo di Fico, per esempio in ambito giudiziario e dell’informazione, ritenute pericolose per la tenuta dello stato di diritto. Fico è a capo del suo quarto governo: era già stato primo ministro dal 2006 al 2010 e in due governi dal 2012 al 2018; dopo un periodo all’opposizione, è stato rieletto un’altra volta nell’ottobre del 2023. Lui e il suo partito negli scorsi anni sono stati coinvolti in diversi scandali e sono stati accusati ripetutamente di corruzione. Durante l’ultima campagna elettorale, Fico aveva promesso di smettere di inviare armi in Ucraina, e di opporsi alle sanzioni contro la Russia.