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  • Venerdì 5 aprile 2024

Il particolare rapporto di una città etiope con le sue iene

Di solito disprezzate e ritenute pericolose, a Harar sono animali nutriti regolarmente dalla popolazione e sono una parte importante della società, oltre che un’attrazione turistica

Un uomo che nutre una iena a Harar (Finetti / FARABOLAFOTO)
Un uomo che nutre una iena a Harar (Finetti / FARABOLAFOTO)

In gran parte dell’Africa le iene sono guardate con sospetto, se non con aperta ostilità: sono capaci di uccidere grandi quantità di bestiame, e potenzialmente anche una persona. Ma a Harar, una città di circa 150mila abitanti nell’est dell’Etiopia, questa percezione è in parte diversa. In città infatti la presenza delle iene è perlopiù accettata, e alcuni abitanti le nutrono quotidianamente, portando avanti un’antica tradizione che da alcuni anni ha anche iniziato ad attirare i turisti.

La sera le iene entrano nella città vecchia, chiamata Harar Jugol e considerata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, attraverso aperture create appositamente nelle mura che la circondano, per nutrirsi degli scarti di cibo lasciati dagli abitanti nelle strade. La pratica ha diverse funzioni: permette di liberarsi della spazzatura senza che si accumuli creando problemi sanitari, e mantiene sazie le iene, che quindi saranno meno inclini ad attaccare il bestiame o le persone. Inoltre secondo una credenza diffusa presso gli abitanti musulmani (poco meno della metà della popolazione della città) le iene sarebbero capaci di mangiare i jinn, gli spiriti maligni della tradizione islamica, impedendogli quindi di disturbare le persone.

Alcuni abitanti si sono spinti molto oltre: tutte le sere vanno in luoghi isolati della città per nutrire personalmente le iene. Portano cestini pieni di ossa e scarti di carne, attirano le iene, e le nutrono con le mani o addirittura offrendo loro la carne dalla punta di uno stecco che tengono in bocca. La curiosa pratica, ancora più strana considerando la cattiva fama delle iene, da ormai diversi anni ha iniziato anche ad attirare i turisti, che pagano per assistere e partecipare.

L’origine dell’usanza è poco chiara, e circolano leggende diverse che non permettono di stabilire con certezza una data per il suo inizio. La maggior parte di esse però fa riferimento a un periodo di grande carestia. Secondo una di queste storie, l’idea di nutrire le iene sarebbe venuta in sogno a un contadino, così da evitare che attaccassero i suoi animali. Secondo un’altra storia, l’idea sarebbe venuta a un’assemblea di saggi musulmani, riunitisi sulla cima di una montagna per cercare il modo di risolvere la carestia.

Questa sarebbe l’origine di un particolare rituale, fatto ogni anno nel giorno dell’Ashura, un’importante celebrazione religiosa nel mondo islamico che a Harar segna anche l’inizio del nuovo anno. Alla fine di un festival che dura tre giorni, alle iene viene data da mangiare una specie di zuppa di cereali. Se le iene la mangiano tutta, si ritiene che l’anno seguente sarà fortunato. Altrimenti, porterà disastri.

Le iene sono animali carnivori somiglianti a dei grossi cani diffusi in gran parte dell’Africa. Quelle che vivono nei dintorni di Harar appartengono alla specie Crocuta crocuta, anche detta iena maculata, quella più diffusa nel continente. Nonostante il loro aspetto e il loro comportamento siano abbastanza simili a quelli dei cani, dal punto di vista evolutivo sono in realtà più simili ai felini che ai canidi.

Le iene hanno anche un’altra funzione per gli abitanti di Harar: sarebbero portatrici dei messaggi dei morti. Nella zona infatti è diffusa la credenza che questi animali abbiano una complessa struttura sociale e un linguaggio elaborato, che usano per parlare sia fra di loro sia con gli umani. Uno dei nomi con cui sono conosciuti a Harar significa proprio “messaggero”. Secondo l’antropologo Marcus Baynes-Rock questo sarebbe dovuto al peculiare comportamento delle iene: dato che hanno sensi più sviluppati di quelli umani, reagiscono spesso a stimoli impercettibili per le persone, e sembrano quindi interagire con un altro mondo.

Secondo uno studio di Baynes-Rock, in effetti sembra che i benefici pratici della presenza delle iene siano limitati: nonostante garantiscano quache entrata economica derivante dal turismo, le strade non risultano particolarmente pulite neanche dopo il passaggio da “spazzine” delle iene, e in realtà è anche piuttosto raro che arrivino a mangiare la zuppa di cereali nel giorno dell’Ashura. I benefici sarebbero invece di tipo spirituale, dato che secondo le credenze locali le iene mangerebbero i jinn e porterebbero agli umani i messaggi dei morti: gli abitanti di Harar vedrebbero quindi le iene come una parte integrante della propria società.

La relazione fra le persone e le iene non è comunque sempre pacifica neanche a Harar: uno degli “uomini iena”, il soprannome dato alle persone che la sera vanno a nutrirle, ha detto al Guardian che una delle sue iene preferite, che aveva chiamato Chaltu, è morta dopo essere entrata in un edificio in città, dove una guardia l’aveva bastonata.

Il governo etiope invece vuole approfittare delle potenzialità turistiche degli “uomini iena”: ha progettato un grande parco con bar, negozi e musei, dove organizzare regolarmente spettacoli con gli animali. Ma lo sviluppo ulteriore di Harar mette in realtà a rischio la sua relazione con le iene, che già adesso faticano a raggiungere la città vecchia, circondata dai sobborghi della città moderna.