A Pavia i soccorritori del 118 avranno le bodycam contro le aggressioni

Medici e infermieri potranno accenderle in caso di necessità e i video potranno poi essere acquisiti per eventuali indagini

Operatori del 118 in ambulanza
Operatori del 118 in ambulanza (Emanuele Cremaschi/Getty Images)
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L’Agenzia regionale per la gestione dell’emergenza e urgenza in Lombardia, l’AREU, ha firmato un accordo con i sindacati di Pavia per dotare i suoi operatori sanitari di una cosiddetta bodycam, una videocamera indossabile durante i turni di lavoro che serve a riprendere quello che accade di fronte a loro. Grazie alla telecamera, sostengono i dirigenti dell’AREU, si dovrebbero prevenire le aggressioni nei confronti di medici, infermieri e soccorritori, un problema grave non solo a Pavia, ma in tutta Italia.

Nel 2023 gli operatori sanitari che lavorano in provincia di Pavia hanno subìto 223 aggressioni, quasi una al giorno. In tutta Italia sono state oltre 12mila, per la precisione 12.321. I dati sono stati diffusi a metà marzo dal ministero della Salute, che in seguito alle ricorrenti notizie di cronaca aveva avviato un osservatorio su questo fenomeno. Il reparto più a rischio è il pronto soccorso: nell’ultimo anno ci sono stati diversi casi di medici e infermieri picchiati da una o più persone, porte distrutte e vetri in frantumi nelle sale di attesa, con conseguente interruzione delle cure per gli altri pazienti. C’è stata anche una diffusa violenza verbale. Il rischio di aggressioni è tra le ragioni per cui i nuovi medici evitano i pronto soccorso.

Secondo i dati del ministero, le regioni in cui sono state segnalate più aggressioni sono la Lombardia, l’Emilia-Romagna e il Piemonte, con un ampio distacco dalle altre regioni popolose come il Lazio e la Campania (la Sicilia, regione autonoma, non ha messo a disposizione i dati).

Sono dati non esaustivi, perché oltre alle 12mila aggressioni segnalate ci sono molte altre violenze non denunciate. Il principale sindacato dei medici ospedalieri, ANAAO Assomed, ha effettuato un questionario da cui risulta che il 69 per cento degli operatori sanitari non denuncia le aggressioni. Come accade spesso in seguito ai furti, le persone non denunciano per sfiducia nei confronti della giustizia: è percezione diffusa che l’azione legale non risolva i problemi, anzi potrebbe crearne.

Anche per questo motivo l’AREU e la regione Lombardia hanno investito sulla prevenzione, non senza difficoltà e lentezze. La dotazione delle bodycam per gli operatori del 118 era stata annunciata nel luglio del 2022 dall’allora assessora regionale al Welfare Letizia Moratti, con un investimento da 1,5 milioni di euro, ma il primo accordo è stato firmato – a Pavia, appunto – soltanto a metà marzo. Nelle prossime settimane saranno firmati accordi analoghi con i sindacati anche nelle altre province lombarde. Un esperimento simile è stato annunciato anche in provincia di Salerno.

A Pavia il confronto con i sindacati è stato breve soprattutto perché, a differenza di altri dispositivi di protezione individuale, l’utilizzo della bodycam è volontario: medici e infermieri in servizio per il 118 sulle ambulanze o nei pronto soccorso non saranno obbligati a indossarla.

Le regole prevedono che la videocamera vada accesa all’inizio del turno e tenuta in standby: significa che la registrazione verrà avviata soltanto se lo decide l’operatore premendo un pulsante. In caso di aggressione fisica o minacce i soccorritori devono avvertire le persone che hanno di fronte dell’inizio della registrazione che potrà essere usata contro di loro anche in tribunale. I video rimangono in memoria per 24 ore e possono essere acquisiti dalle forze dell’ordine in caso di denuncia o indagini. Non è prevista la registrazione audio. Inoltre nelle bodycam non ci sono dispositivi di geolocalizzazione, per evitare il controllo a distanza dei dipendenti.

Patrizia Sturini, sindacalista della CGIL di Pavia che si occupa del settore pubblico, dice che i lavoratori di AREU hanno accolto positivamente la novità, anche se non sono ancora disponibili i dati di quante videocamere saranno fornite. «Il problema delle aggressioni è concreto e grave, anche a Pavia», dice. «La bodycam è vista dai lavoratori come una forma di tutela e un segnale di attenzione nei loro confronti. Sicuramente può funzionare come deterrente».

Fabio De Iaco, presidente della SIMEU, la società italiana di medicina di emergenza e urgenza, è più scettico. Commentando un progetto simile ma ancora in una fase preliminare avviato a Salerno, De Iaco ha detto che medici e infermieri non possono trasformarsi in poliziotti: «Per aumentare la sicurezza degli operatori, credo che la strada sia la prevenzione e un lavoro anche culturale, altrimenti il prossimo passo – come qualcuno vorrebbe – è dotarci di taser [le pistole elettriche, ndr]».

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