L’omicidio di Marvin Gaye, quarant’anni fa

Il famoso musicista statunitense fu ucciso dal padre durante un litigio: proprio in questi giorni è stato rivelato che in Belgio esiste un archivio con alcune sue tracce inedite, ma non è chiaro chi ne sia proprietario

Marvin Gaye negli studi della Motown nel 1971
Marvin Gaye negli studi della Motown nel 1971 (TNS via ZUMA Wire/ANSA)

Pochi giorni fa BBC ha scritto che a Ostenda, in Belgio, esiste un grande archivio di costumi di scena, manoscritti e tracce musicali inedite di Marvin Gaye, uno dei musicisti soul statunitensi più importanti di sempre. Gaye è morto esattamente 40 anni fa, il 1° aprile del 1984: fu ucciso con due colpi di pistola da suo padre, Marvin Gay Senior (il figlio aveva aggiunto una “e” al cognome di famiglia), durante un litigio. Gaye stava passando un periodo di depressione, paranoia e dipendenza e con suo padre, pastore della Chiesa pentecostale, aveva sempre avuto un rapporto difficile.

Non è un caso che l’archivio, rimasto pressoché segreto per oltre quarant’anni, si trovi proprio in Belgio: all’inizio degli anni Ottanta Gaye si trasferì a Ostenda, una città sulla costa belga vicino a Bruges, su consiglio di un organizzatore di concerti che aveva incontrato a Londra. Era un periodo particolarmente difficile per il musicista, che alla fine degli anni Settanta aveva sviluppato una forte dipendenza dalla cocaina, anche a causa di un divorzio e di un calo di popolarità. Una volta arrivato a Ostenda però Gaye iniziò a rimettersi in forma: lasciò la leggendaria etichetta discografica Motown e firmò un contratto con la Columbia, pubblicando il disco Midnight Love e il singolo “Sexual Healing”, uno dei suoi maggiori successi.

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Per un certo periodo a Ostenda Gaye visse come ospite a casa del musicista Charles Dumoulin, che morì nel 2019. Secondo Alex Trappeniers, l’avvocato che rappresenta la famiglia Dumoulin, alla fine del suo soggiorno in Belgio Gaye avrebbe donato a Charles alcuni oggetti, dicendo a lui e alla sua famiglia di farci quello che volevano. Non è chiaro se negli ultimi quarant’anni l’archivio sia sempre rimasto nelle mani dei Domoulin: BBC ha scritto che al momento si trova in loro possesso, ma sarà necessario stabilire a chi appartiene in base alle leggi sulla proprietà intellettuale in vigore in Belgio. Nel frattempo, Trappeniers si è occupato di catalogarne i contenuti.

Alcuni giornalisti di BBC che hanno potuto ascoltare una parte delle tracce inedite conservate nell’archivio hanno detto che non ci sono dubbi sulla loro autenticità: il materiale, e soprattutto le nuove canzoni, potrebbero avere un valore enorme e una volta pubblicate riscuotere un grande successo.

Marvin Gaye con suo figlio in una sala di registrazione

Marvin Gaye con suo figlio in una sala di registrazione (Ed Haun/Detroit Free Press/TNS/ANSA)

Gaye fu ucciso un giorno prima del suo quarantacinquesimo compleanno. Era tornato negli Stati Uniti dal Belgio l’anno prima, nel 1983, e da qualche mese era rientrato a vivere con i genitori nella loro casa di Los Angeles. Nonostante il successo del suo ultimo disco, che aveva venduto 2 milioni di copie e per il quale nel 1982 aveva vinto un premio Emmy, Gaye era ricaduto in una forte dipendenza dalla cocaina e viveva in uno stato di paranoia costante: secondo diversi racconti era convinto che qualcuno volesse ucciderlo, girava con guardie del corpo armate, faceva assaggiare il suo cibo prima di mangiarlo e spesso indossava un giubbotto antiproiettile.

Tornare a casa dei suoi non rese le cose molto più facili per lui, soprattutto a causa della difficile relazione che aveva con il padre, un uomo molto autoritario e violento: la sorella di Gaye ha descritto la sua infanzia col padre come «una serie di brutali frustate». Il padre era un pastore di un sobborgo di Washington, D.C.: era estremamente rigido coi propri figli sull’osservanza delle norme religiose ma al tempo stesso amava bere e vestirsi con abiti femminili. Secondo la madre di Gaye, Alberta, il marito non aveva mai accettato il figlio e le diceva spesso che lui non era il padre.

Il successo musicale del figlio, che aveva iniziato a cantare durante le sue funzioni domenicali, aveva portato Marvin Gay (il padre) a sviluppare un senso di competizione che peggiorò le tensioni tra i due.

La mattina del primo di aprile del 1984 tra Marvin Gaye e suo padre ci fu l’ennesimo litigio. Marvin Gay senior stava urlando alla moglie, che si trovava in camera del figlio, accusandola di aver perso dei documenti importanti. Marvin Gaye si mise in mezzo ai due e spinse il padre settantenne fuori dalla stanza e fino alla camera dei genitori, dove il litigio continuò e dove Marvin Gaye picchiò il padre, prima che la madre li dividesse e lo riportasse in camera sua.

Marvin Gay senior, allora, prese la sua Smith & Wesson calibro .38, tornò in camera di suo figlio e gli sparò al petto da pochi metri di distanza. Poi si avvicinò e gli sparò di nuovo, a bruciapelo. Marvin Gaye fu portato in ospedale: i tentativi di rianimazione furono inutili. Un minuto dopo l’una di pomeriggio, due ore dopo che il padre gli aveva sparato, fu dichiarato morto. Come mostrò l’autopsia, il primo colpo, quello che lo uccise, gli aveva perforato il cuore e un polmone.

Marvin Gay senior fu arrestato e accusato di omicidio preterintenzionale. Durante il processo si difese spiegando di aver agito per autodifesa: alla fine fu condannato a 6 anni di carcere con pena sospesa. Morì il 10 ottobre del 1998, 14 anni dopo suo figlio, in una casa di riposo in California, per le complicazioni di una polmonite.