La Camera ha approvato in prima lettura la riforma del codice della strada voluta dal governo

(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

La Camera ha approvato in prima lettura una discussa riforma del codice della strada, contenuta in un disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso settembre e sostenuta soprattutto dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. A favore del disegno di legge hanno votato Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia (tutti e tre al governo), mentre hanno votato contro Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, e Azione. Ora il disegno di legge dovrà essere approvato anche dal Senato.

Il disegno di legge è diviso in due parti: nella prima propone delle modifiche all’attuale codice della strada, approvato nel 1992 e poi modificato varie volte negli anni; nella seconda introduce una legge delega che attribuisce al governo il compito di riorganizzare, tramite dei decreti legislativi, le norme sulla motorizzazione e la circolazione stradale (la legge delega è appunto un tipo di legge con cui il parlamento delega al governo la funzione legislativa su una certa materia).

– Leggi anche: La riforma del Codice della strada è molto favorevole agli automobilisti

La riforma è stata molto criticata da varie associazioni di attivisti per la sicurezza stradale, secondo cui avvantaggerebbe principalmente gli automobilisti a scapito dei pedoni e dei ciclisti, e non farebbe nulla per affrontare una delle cause principali degli incidenti stradali, ossia la velocità troppo alta delle auto.

Tra le altre cose la riforma rende più dure le pene e le sanzioni per chi guida in stato di ebbrezza, sotto l’effetto di stupefacenti oppure mentre usa il cellulare o altri dispositivi elettronici, soprattutto in caso di recidiva (ossia dopo la seconda infrazione da parte della stessa persona). Per quanto riguarda i limiti di velocità viene soltanto alzato l’importo delle multe per gli automobilisti che li superano nei centri abitati per almeno due volte all’anno.

La riforma elimina inoltre le cosiddette “case avanzate”, una definizione introdotta nel 2020 per riferirsi agli spazi riservati ai ciclisti negli incroci regolati dai semafori: sono spazi davanti alla linea d’arresto delle auto in cui le bici possono aspettare che il semaforo diventi verde e in sostanza partire prima delle auto. Con la riforma saranno sostituite da “zone di attestamento ciclabile”, spazi simili che però potranno essere attivati solo su strade dove il limite di velocità è di 50 chilometri orari e dove è già presente una pista ciclabile, con un peggioramento della sicurezza per i ciclisti su tutte quelle strade.

La riforma elimina anche l’obbligo per gli automobilisti di dare la precedenza ai ciclisti: dovranno solo «prestare particolare attenzione», una formulazione vaga e che in caso di contenziosi permetterà un’interpretazione più larga della norma. Viene anche introdotto l’obbligo per le auto che sorpassano una bici di mantenere una distanza di sicurezza di almeno 1,5 metri, ma solo «ove le condizioni della strada lo consentano».