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  • Mercoledì 13 marzo 2024

I casi di molestie e discriminazioni alla Sapienza di Roma

Un'associazione studentesca ha presentato i dati di un questionario distribuito in tutte le undici facoltà dell'ateneo: su 1.300 risposte 130 persone dicono di averle subite

Manifestazione delle studenti della Sapienza di Roma contro la violenza di genere, Roma, 1 marzo 2024 (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
Manifestazione delle studenti della Sapienza di Roma contro la violenza di genere, Roma, 1 marzo 2024 (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
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Martedì 12 marzo l’associazione studentesca della Sapienza di Roma Sinistra Universitaria ha presentato i dati di un questionario distribuito in tutte le undici facoltà dell’ateneo tra il 15 novembre del 2023 e il 6 marzo di quest’anno sulla violenza e la discriminazione di genere. Su 1.300 risposte arrivate – le persone iscritte all’università sono 150mila – risulta che 130 persone abbiano detto di aver subito una molestia o una discriminazione all’interno dell’università. Il 30 per cento circa ha inoltre risposto di non sentirsi sicura o sicuro all’interno dell’ateneo e quasi il 10 per cento dice di aver assistito almeno una volta a una molestia.

Più del 75 per cento delle persone intervistate ha detto di appartenere al genere femminile, il 22 per cento circa a quello maschile e il 3 per cento si è identificato nel genere non binario. Le persone transgender che hanno compilato il questionario sono il 2,88 per cento del totale.

Nei racconti degli studenti e delle studentesse c’è ad esempio il caso di un professore che, si racconta nella segnalazione, «si è masturbato durante un esame orale da remoto e ancora insegna la stessa materia e fa esami orali». C’è poi quello di un professore di latino che avrebbe «insultato una studentessa prima dell’interrogazione» dicendole di stare zitta perché lui stava guardando una partita di tennis e lei stava «portando sfiga». Sempre lui avrebbe poi chiesto alla studentessa di tradurre la frase: «Mi faccio mantenere da mio marito perché non lavoro». Poi avrebbe costretto la studentessa ad abbassare la mascherina per mostrargli un sorriso prima del voto.

Una segnalazione è arrivata da una studentessa trans che è stata chiamata alla cattedra con un pronome riferito al sesso biologico assegnato alla nascita. La Sapienza ha attivato la “carriera alias” per le persone trans: significa che hanno il diritto di essere indicate e chiamate con la corretta identità di genere, sebbene questa non sia ancora riportata sui documenti di identità o sul libretto universitario. «Poi nella stessa ora di lezione per fare un esempio di insiemistica» lo stesso professore, si dice nella segnalazione, «ha detto che i gay sono un sottoinsieme tra gli uomini e le donne».

– Leggi anche: Cos’è l’identità alias

Durante una lezione è stata fatta una distinzione tra «femministe isteriche» e «femministe che ragionano». Un altro professore, durante un esame, ha detto alla studentessa «faccia i complimenti alla mamma»: «Mi ha interrotta mentre parlavo per dirmelo», ha denunciato la ragazza. Un altro insegnante ha invece sostenuto che «le donne scelgono la maternità surrogata [cioè la gestazione per altre persone, GPA, ndr] perché non vogliono le smagliature». Nelle segnalazioni si parla infine di commenti molesti e si denuncia l’esistenza di un gruppo Telegram composto da soli studenti della Sapienza in cui si fa la «classifica» delle ragazze più belle.

Dal questionario di Sinistra Universitaria risulta che i pochi e «inadeguati» strumenti messi a disposizione per affrontare la violenza e le discriminazioni di genere non siano sufficientemente conosciuti all’interno dell’università: una persona su dieci non è a conoscenza di questi servizi, più del 60 per cento delle persone non sa che alla Sapienza esiste un centro antiviolenza, e il 90 per cento delle persone intervistate ha detto di non sapere che cosa sia la Consigliera di fiducia.

La Consigliera di fiducia è una figura esterna all’ateneo istituita nel 2021 che accoglie e ascolta i diversi casi di abusi e molestie e che, dopo una verifica, può attivare il codice interno contattando chi ha agito. Nei casi considerati più gravi viene fatta una relazione alla rettrice che avvia sempre internamente delle indagini e decide, infine, se rimandare o meno la discussione al collegio disciplinare.

La settimana scorsa la rettrice dell’ateneo, Antonella Polimeni, è stata ascoltata dalla commissione parlamentare contro le violenze di genere e ha detto che nel 2023 ci sono state 13 segnalazioni alla Consigliera di fiducia. Il rischio è che le segnalazioni ufficiali siano meno di quelle realmente esistenti: «È impensabile rilevare e contrastare la violenza di genere all’interno dell’ateneo quando i presidi di sicurezza e prevenzione non sono conosciuti da nessuna e nessuno e quando la governance [cioè la dirigenza, ndr] stessa non adotta investimenti sufficienti per rendere tali presidi più noti nonché capillari», dice Sinistra Universitaria.

Presentando i dati durante una conferenza stampa a cui la rettrice Antonella Polimeni non era presente, Sinistra Universitaria ha anche fatto alcune proposte per migliorare la situazione: per esempio ha chiesto alla rettrice di fare un sondaggio più esteso per conoscere la reale situazione su violenza e discriminazioni all’interno dell’ateneo e poter così, sulla base di dati completi, programmare degli interventi mirati e più efficaci.

Il caso della Sapienza non è unico: a metà febbraio all’università di Torino c’erano state proteste per due casi di molestie sessuali, per i quali erano stati denunciati due insegnanti dell’ateneo. L’ex direttore della scuola di specializzazione di medicina legale Giancarlo Di Vella è agli arresti domiciliari accusato tra le altre cose di violenza sessuale, minacce e stalking, mentre un professore di estetica è stato sospeso dall’insegnamento per un mese per aver tenuto un comportamento molesto con alcune dottorande.

– Leggi anche: I casi di molestie all’università di Torino, dall’inizio