La Commissione elettorale thailandese chiederà lo scioglimento del principale partito di opposizione

due uomini parlano dietro a due podi circondati da giornalisti
Al centro, l'ex leader del Kao Klai, Pita Limjaroenrat, e il leader attuale, Chaithawat Tulathon, a gennaio, dopo la sentenza della Corte costituzionale (AP Photo/Sakchai Lalit, File)

La Commissione elettorale thailandese ha detto che chiederà alla Corte costituzionale di sciogliere il Kao Klai (che significa “Andiamo Avanti”), il principale partito di opposizione del paese. A gennaio una sentenza della Corte costituzionale aveva stabilito che il Kao Klai, partito progressista, avesse violato la costituzione thailandese con la proposta in campagna elettorale di modificare la severissima legge sulla lesa maestà, che proibisce di criticare la monarchia thailandese.

In campagna elettorale il Kao Klai non aveva chiesto di cancellarla, ma solo di modificarla: secondo la Corte costituzionale si era trattato comunque di un tentativo di rovesciare l’ordine politico thailandese. Il Kao Klai ha detto che la sua proposta di modificare la legge intendeva tutelare il ruolo del re come capo dello stato, riconosciuto dalla costituzione, ed evitare l’abuso della legge, e che intende dimostrare la propria innocenza davanti alla Corte. Dal 2020 a oggi almeno 262 persone sono state incriminate per lesa maestà: ogni dichiarazione considerata un insulto verso il re o la monarchia può essere punita con fino a 15 anni di carcere.

Il Kao Klai aveva attirato molte attenzioni a maggio del 2023 quando con le sue proposte di riforma aveva sorprendentemente vinto le elezioni politiche, superando i partiti sostenuti dalla giunta militare allora al governo. Se il partito venisse sciolto, i suoi leader potrebbero essere esclusi per 10 anni dalla politica. Il Kao Klai è a sua volta nato dopo lo scioglimento di un altro partito, il Partito del Futuro Nuovo, che la Corte costituzionale aveva sciolto per irregolarità nel finanziamento della sua campagna elettorale.

Dopo le elezioni, il Kao Klai aveva stretto un’alleanza con il partito populista Pheu Thai, che alle elezioni era arrivato secondo, con l’intenzione di mandare via i militari dal governo e riportare la Thailandia su un percorso di democrazia e riforme. Pheu Thai e Kao Klai avevano la netta maggioranza dei deputati alla Camera, ma la Costituzione fatta approvare nel 2014 dalla giunta militare prevede che il Senato sia di fatto nominato dai militari: così i partiti fedeli ai militari presenti nel Senato avevano potuto bloccare il voto a favore di un governo riformista. Davanti all’impossibilità di formare un governo con il Kao Klai, il Pheu Thai aveva cambiato posizione e aveva raggiunto un accordo con i partiti vicini alla giunta militare: in questo modo ad agosto era stato eletto primo ministro l’imprenditore Srettha Thavisin, del Pheu Thai.