Il principale partito di opposizione in Thailandia potrebbe essere sciolto, dopo una sentenza della Corte costituzionale

Pita Limjaroenrat (AP Photo/Sakchai Lalit)
Pita Limjaroenrat (AP Photo/Sakchai Lalit)

Mercoledì la Corte costituzionale thailandese ha stabilito che il principale partito di opposizione, il Kao Klai (Andiamo Avanti, progressista), ha violato la Costituzione con la sua proposta di cambiare le severissime leggi sulla lesa maestà che proibiscono di criticare il re del paese. La sentenza vieta qualsiasi discussione sulla possibile modifica di queste leggi fuori dal parlamento, e potrebbe essere usata per sciogliere il partito o rimuovere i suoi membri dalle loro cariche.

La legge sulla lesa maestà thailandese è particolarmente severa, e da tempo è parecchio criticata dagli attivisti, secondo cui viene usata per reprimere il dissenso contro il re. In campagna elettorale il Kao Klai non aveva chiesto di cancellarla, ma solo di modificarla: secondo la Corte costituzionale si era trattato comunque di un tentativo di rovesciare l’ordine politico thailandese.

Pochi giorni prima della sentenza lo stesso tribunale aveva invece assolto l’ex leader del Kao Klai, Pita Limjaroenrat, da accuse che gli avrebbero fatto perdere il suo seggio in parlamento. Limjaroenrat (chiamato Pita dai media thailandesi) era accusato di aver violato il regolamento elettorale in quanto proprietario di un canale televisivo. Secondo la Corte il canale non era più operativo dal 2007 e quindi Pita non avrebbe potuto usarlo per influenzare le elezioni del 2023, vinte da Pita come leader del Kao Klai. La giunta militare che governa il paese gli aveva però impedito di formare un governo e di diventare primo ministro, e Pita si era dimesso da leader del partito e dell’opposizione.

Dopo le elezioni Pita aveva stretto un’alleanza con il partito populista Pheu Thai, che alle elezioni era arrivato secondo, con l’intenzione di mandare via i militari dal governo e riportare la Thailandia su un percorso di democrazia e riforme. Pheu Thai e Kao Klai avevano la netta maggioranza dei deputati alla Camera, ma la Costituzione fatta approvare nel 2014 dalla giunta militare prevede che il Senato sia di fatto nominato dai militari: così i partiti fedeli ai militari presenti nel Senato avevano potuto bloccare il voto a favore di un governo riformista. Davanti all’impossibilità di formare un governo con il Kao Klai, il Pheu Thai aveva cambiato posizione e aveva raggiunto un accordo con i partiti vicini alla giunta militare: in questo modo ad agosto era stato eletto primo ministro l’imprenditore Srettha Thavisin, del Pheu Thai.