La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per Vittorio Sgarbi con l’accusa di reati tributari

Vittorio Sgarbi davanti a un gruppo di giornalisti col microfono
Vittorio Sgarbi (ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)

Martedì la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, accusato di aver cercato di aggirare l’Agenzia delle Entrate per evitare la riscossione di un debito pendente con la stessa Agenzia pari a 715mila euro. Sgarbi, nello specifico, è accusato di aver acquistato all’asta un quadro di grande valore economico con soldi altrui, e intestandolo alla sua compagna, per non risultarne proprietario ed evitare così che l’Agenzia delle Entrate potesse attivare una procedura di riscossione coattiva, quella per recuperare i tributi non versati, sul valore del quadro.

Il reato di cui è accusato Sgarbi è quello di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. I fatti risalgono al 2020 e il quadro acquistato all’asta è Il giardino delle fate di Vittorio Zecchin, del 1913: l’indagine era iniziata mesi fa. Ora la richiesta della procura dovrà essere esaminata dal giudice per le indagini preliminari (GIP), che potrà confermare il rinvio a giudizio oppure stabilire il non luogo a procedere, ossia chiudere il caso. Sgarbi ha definito le accuse «inspiegabili»: ha detto che quel quadro fu regalato alla sua compagna da qualcun altro, e che dunque lui non ha commesso alcun reato.