Il caso di stupro di gruppo denunciato da una schermitrice uzbeka di 17 anni

Sarebbe avvenuto lo scorso agosto a Chianciano Terme, in Toscana, durante un ritiro: lei aveva accusato tre atleti italiani e l'avvocato ne ha parlato ora lamentandosi dell'«inerzia» della procura

(Eugene Lim/Unsplash)
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Lo scorso agosto una schermitrice 17enne della nazionale dell’Uzbekistan aveva denunciato uno stupro di gruppo che avrebbe subìto a Chianciano Terme (Siena) la notte tra il 4 e il 5 di quel mese. La schermitrice aveva accusato dello stupro tre atleti italiani della categoria juniores della FIS (Federazione Italiana Scherma), ma del caso si sta parlando soltanto ora perché l’avvocato della presunta vittima, Luciano Guidarelli, ha deciso di renderlo pubblico nel fine settimana, lamentandosi dell’«inerzia» della procura che sta indagando.

Le violenze sarebbero avvenute durante un ritiro a cui partecipavano squadre di diverse federazioni nazionali. Attualmente sono indagati due dei tre atleti accusati; il terzo, che non ha ancora 18 anni, è stato ascoltato dalla procura dei minorenni.

Nella denuncia la schermitrice ha raccontato di essersi risvegliata in una camera d’albergo con gli altri tre ragazzi, che aveva incontrato la sera prima in un bar: uno era steso accanto a lei, l’altro si stava rivestendo. Guidarelli ha detto che la sua assistita aveva prima raccontato l’accaduto alla sua compagna di stanza e subito dopo aveva avvisato la madre, che l’aveva poi raggiunta a Chianciano per accompagnarla in pronto soccorso e presentare denuncia. Secondo gli esami la schermitrice aveva nel sangue tracce di alcol e sostanze stupefacenti.

Guidarelli ha anche parlato di «un’inerzia da parte della procura, che neanche ha attivato il “Codice rosso”, e della Federscherma che non ha preso nessun provvedimento nei confronti degli atleti indagati». Il cosiddetto “Codice rosso” è una legge introdotta nel 2019 per contrastare la violenza di genere. Inoltre, ha aggiunto Guidarelli, «il fatto che gli indagati non siano stati sanzionati o sospesi dall’attività agonistica ha reso possibile che la giovane li abbia incontrati durante gare e altri ritiri con conseguenti traumi».

Il presidente della FIS, Paolo Azzi, ha detto al quotidiano Repubblica che «abbiamo fatto tutto quello che potevamo, non abbiamo i poteri per indagare su ipotesi di reato gravi come queste […]. Su quali basi possiamo sospendere gli atleti indagati oggi? Serve almeno un provvedimento cautelare, un rinvio a giudizio o la chiusura delle indagini». Enrico De Martino, uno degli avvocati dei due atleti maggiorenni accusati, ha detto che i suoi assistiti si dichiarano innocenti, «non avendo essi mai usato violenza nei confronti di nessuno».