Secondo una commissione di osservatori internazionali, le elezioni politiche in Serbia si sono tenute in condizioni ingiuste

Aleksandar Vučić che inserisce una scheda in un'urna trasparente in una scuola
Il presidente serbo Aleksandar Vučić vota in un seggio di Belgrado (AP Photo/Darko Vojinovic)

Secondo il rapporto della missione di osservatori internazionali dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), le elezioni di dicembre in Serbia si sono svolte in «condizioni ingiuste». Il partito al potere, il Partito Progressista Serbo, di centrodestra, avrebbe vinto anche grazie a «vantaggi sistematici» e alle intromissioni del presidente Aleksandar Vučić. Secondo il rapporto inoltre la campagna elettorale sarebbe stata caratterizzata da una «retorica aspra, dalla mancanza di imparzialità nei mezzi di informazione, dalle pressioni sui dipendenti statali e da un uso scorretto delle risorse pubbliche».

Secondo il rapporto il conteggio dei voti è stato fatto in maniera per lo più corretta, ma sono stati rilevati alcuni casi di gravi violazioni, fra cui il voto di scambio, il voto di gruppo, la manipolazione delle urne e la violazione del segreto elettorale.

Vučić, primo ministro dal 2014 al 2017 e in seguito presidente, era già stato accusato di aver ridotto le libertà democratiche nel paese durante la sua presidenza. Dopo le elezioni, l’opposizione aveva accusato il governo di brogli e in particolare di aver manipolato il risultato delle elezioni comunali della capitale Belgrado, organizzando il trasporto in città di elettori da altri paesi. Nei mesi successivi alle elezioni l’opposizione aveva organizzato grosse manifestazioni a Belgrado.

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