La madre di Alexei Navalny ha fatto causa contro la decisione delle autorità russe di non restituire subito il corpo del figlio

Una foto di Navalny e fiori posati sul memoriale a lui dedicato a Salekhard, vicino a Kharp, dove si trovava il carcere di massima sicurezza in cui era detenuto
(AP Photo)

Lyudmila Navalnaya, la madre del dissidente russo Alexei Navalny, morto venerdì in una prigione siberiana, ha fatto causa contro la decisione delle autorità russe di non restituire immediatamente il corpo dell’uomo alla famiglia. Lo ha scritto Associated Press, citando l’agenzia di stampa russa Tass, che ha a sua volta citato fonti del tribunale in cui è stata presentata la causa. Navalny è morto in circostanze poco chiare mentre si trovava nel carcere di massima sicurezza di Kharp, nel nord della Russia, dopo tre anni di detenzione per accuse ritenute largamente pretestuose. Da allora non si hanno notizie precise su dove si trovi il suo corpo (forse in un obitorio di Salekhard, vicino a Kharp), né sulle cause della sua morte.

Secondo il Comitato investigativo russo (l’agenzia di polizia russa) sul corpo di Navalny deve essere fatto un «esame chimico» che potrebbe richiedere almeno 14 giorni. Secondo Kira Yarmysh, la portavoce di Navalny, il suo corpo invece «è nascosto per nascondere le tracce dell’omicidio». Yarmysh ha aggiunto che quella dell’esame chimico che richiederà 14 giorni «è una palese menzogna e una presa in giro».

Navalnaya negli ultimi giorni aveva cercato in vari modi di vedere il corpo del figlio, ora i suoi avvocati hanno presentato la denuncia presso il tribunale di Salekhard. Sempre stando alle fonti del tribunale, per il prossimo 4 marzo è stata fissata un’udienza a porte chiuse.

– Leggi anche: Cos’è rimasto dell’opposizione in Russia, dopo Navalny