Una Corte d’appello cilena ha ordinato la riapertura del caso sulla morte di Pablo Neruda
Martedì la Corte d’appello di Santiago del Cile ha ordinato la riapertura del caso relativo alla morte di Pablo Neruda, poeta, politico e premio Nobel per la letteratura, morto il 23 settembre del 1973 in circostanze poco chiare. Sul certificato di morte venne scritto che Neruda era morto a causa di un tumore alla prostata: negli ultimi cinquant’anni tuttavia alcuni suoi parenti e conoscenti hanno sostenuto che in realtà fosse stato ucciso per via della sua opposizione al regime di Augusto Pinochet, che aveva preso il potere in Cile con un colpo di stato dodici giorni prima della sua morte.
Il caso sulla morte di Neruda è stato riaperto per capire se la sua morte sia stata determinata da cause legate alla sua malattia oppure da avvelenamento, come sostenuto da uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori della McMaster University, in Canada, e dell’Università di Copenaghen, in Danimarca. I tre giudici del tribunale d’appello hanno fatto sapere di aver accolto la richiesta di proseguire con le indagini fatta dai familiari del poeta e dal Partito Comunista cileno, aggiungendo che quelle svolte finora non si sono dimostrate «esaustive».
In particolare, i giudici hanno ordinato sette procedimenti che a loro dire «potrebbero contribuire a chiarire i fatti», tra cui un esame calligrafico dell’atto di morte di Neruda e la revisione delle conclusioni dei ricercatori che avevano condotto lo studio. La Corte ha anche ordinato di interrogare Eduardo Arriagada Rehren, un medico e ufficiale dell’esercito in pensione, che aveva già testimoniato sul caso e nel 2021 era stato condannato per l’omicidio di Archivaldo Morales, un conduttore radiofonico simpatizzante comunista.
– Leggi anche: Pablo Neruda fu ucciso?