Ad Haiti 51 persone sono state incriminate con varie accuse per l’omicidio dell’ex presidente Jovenel Moïse, compresa la moglie

Martine Moïse al funerale del marito, Haiti, 23 luglio 2021 (AP Photo/Matias Delacroix)
Martine Moïse al funerale del marito, Haiti, 23 luglio 2021 (AP Photo/Matias Delacroix)

Ad Haiti 51 persone sono state incriminate per l’assassinio dell’ex presidente Jovenel Moïse, avvenuto nel luglio del 2021. Tra queste ci sono Martine Moïse, l’ex moglie del presidente, l’ex primo ministro Claude Joseph, l’ex capo nazionale della polizia di Haiti, Léon Charles, i 28 mercenari armati che fecero irruzione nella residenza del presidente e che materialmente lo uccisero, e alcuni ex stretti collaboratori di Moïse e funzionari del governo haitiano.

Nella notte tra il 6 e il 7 luglio del 2021 alcuni uomini armati entrarono nella residenza dell’allora presidente Moïse senza che venisse opposta alcuna resistenza da parte della sicurezza: è soprattutto su questo che si sono concentrate le indagini e gli interrogatori. Il sospetto, fin dall’inizio, era che fossero coinvolte anche delle persone haitiane vicine al presidente.

Il rapporto del giudice Walther Wesser Voltaire che elenca i capi d’imputazione è il risultato di anni di indagini che si sono protratte anche a causa della rinuncia di quattro giudici inizialmente assegnati al caso e che avevano poi abbandonato denunciando di aver ricevuto minacce e intimidazioni.

Léon Charles, che oggi rappresenta Haiti nell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), è stato accusato dei reati più gravi: omicidio, tentato omicidio, detenzione e porto illegale di armi e associazione a delinquere contro la sicurezza interna dello Stato. Martine Moïse, rimasta ferita durante l’aggressione al marito, e Claude Joseph sono accusati invece di complicità e associazione a delinquere.

Il giudice Voltaire ha scritto di aver trovato delle contraddizioni nelle dichiarazioni di Moïse e alcune prove che suggeriscono che lei fosse a conoscenza di un complotto contro il marito, e ha citato la testimonianza di altri due imputati secondo cui la donna aveva intenzione di candidarsi alla presidenza dopo l’omicidio. Nel rapporto di Voltaire però non ci sono prove concrete del suo coinvolgimento, nota il Wall Street Journal.

Lo scorso ottobre era stato emesso un mandato di arresto contro Moïse, dopo che la donna aveva ignorato la convocazione per un interrogatorio. Dopo l’aggressione si era sottoposta ad alcune cure mediche negli Stati Uniti e sui social aveva criticato il sistema giudiziario di Haiti, definendolo corrotto.