Perché Christopher Nolan non ha mai vinto un Oscar

Nonostante il successo di pubblico e critica finora ha fatto film poco adatti, oltre a essere un tipo poco da Academy: ma quest'anno è favorito

di Gabriele Niola

(JC Olivera/Getty Images)
(JC Olivera/Getty Images)
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La vittoria del premio come Miglior regista ai DGA (Directors Guild of America Awards, i premi del sindacato dei registi di Hollywood) ha confermato le buone probabilità che quest’anno Christopher Nolan vinca il suo primo Oscar. I membri dell’Academy appartengono infatti in larga parte a un sindacato, e quindi c’è un buon grado di sovrapposizione di votanti tra i due premi. Negli ultimi dieci anni è capitato solo una volta che i due premi non coincidessero (quando Bong Joon-ho vinse l’Oscar per Parasite mentre Sam Mendes vinse ai DGA per 1917). La cosa è trattata come un evento perché Christopher Nolan non ha mai vinto un premio Oscar, nonostante i suoi film siano considerati tra i più importanti, innovativi e amati degli ultimi venti anni, e nonostante molti dei loro pregi dipendano proprio da un gran lavoro di regia.

I film di Nolan spesso sono stati candidati ai premi Oscar in diverse categorie, raramente però è stato candidato lui. È capitato in totale cinque volte: due volte per la Miglior sceneggiatura (Memento e Inception), due volte nella categoria Miglior film (Inception e Dunkirk) e solo una volta nella categoria Miglior regista (Dunkirk). È una media molto bassa se la si confronta con registi a lui paragonabili come Alfonso Cuaròn (11 candidature, 4 vittorie) o Alejandro Inarritu (8 candidature, 4 vittorie).

Una delle questioni però è proprio che in realtà pochi registi sono davvero paragonabili a Christopher Nolan. La sua capacità di realizzare film che possono essere considerati sia materia da cinema d’autore che anche di intrattenimento puro, dal punto di vista dell’Academy lo rende difficile da categorizzare. Un altro regista che ha un profilo simile, Quentin Tarantino, è ugualmente poco considerato e in carriera ha vinto solo per la sua eccezionale capacità come sceneggiatore (due volte, per Pulp Fiction e Django Unchained).

L’origine del suo problema con i premi sta nel fatto che Christopher Nolan riassume in sé una serie di caratteristiche che lo posizionano lontano da ciò che è solitamente considerato premiabile dall’Academy. La categoria dei film o dei singoli professionisti che possono vincere agli Oscar non ha niente a che vedere con il merito artistico, è un’altra cosa. Per ottenere voti più di tutto contano le motivazioni, cioè la capacità di fornire ai votanti delle buone ragioni per votare per un film o una persona. Queste motivazioni vengono costruite attraverso le campagne Oscar, cioè il complesso di eventi, sponsorizzazioni, pubblicità e articoli nel periodo tra novembre e febbraio, finalizzati ad associare nella mente dei votanti un certo film o una certa persona a una storia o a una serie di buone ragioni per votarlo.

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Queste ragioni tendono a ripetersi e sono note, motivo per il quale non è difficile identificare un film “da Oscar” prima ancora che vinca. Spesso la storia che c’è dietro alla realizzazione di un film è usata come buona ragione (capitò l’anno scorso con Everything Everywhere All at Once), alle volte queste motivazioni hanno a che fare con la politica (12 anni schiavo o il film CODA). Se si parla di singole persone si può puntare sull’urgenza di premiare chi lo ha a lungo meritato (Robin Williams vinse al terzo tentativo per Will Hunting – Genio ribelle ma non per L’attimo fuggente, oppure Julianne Moore fu premiata per uno dei suoi film meno importanti, Still Alice, Leonardo DiCaprio per Revenant) o ancora queste motivazioni possono avere a che fare con la celebrazione di Hollywood stessa attraverso un film che l’abbia esaltata (fu il caso di La La Land o di The Artist), oppure possono essere sostenute da un particolare avanzamento tecnologico (Titanic e Avatar).

Esistono molte eccezioni nella storia degli Oscar e una buona storia o delle buone ragioni costruite da una gran campagna possono fare il miracolo, ma in linea di massima film come Schindler’s List, La forma dell’acqua o Green Book tendono a vincere contro film personali, unici e che non hanno nella loro trama temi importanti e impegnati, del tipo che “giustificano un voto”. Christopher Nolan a lungo non ha fatto questo tipo di film. Uno indipendente come Memento era troppo piccolo, uno molto d’intrattenimento come The Prestige non aveva la caratura che i membri dell’Academy tendono a prediligere, e la trilogia dedicata a Batman non è proprio considerabile per i premi “artistici”, semmai per quelli tecnici.

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Il cavaliere oscuro, secondo capitolo della trilogia, nel 2008 fu candidato a otto Oscar e ne vinse due. Erano tutti in categorie tecniche tranne uno, quello a Heath Ledger come Miglior attore non protagonista, sostenuto dall’allora recente scomparsa dell’attore. L’altro premio fu per il Miglior montaggio sonoro. Il film però era stato così amato e la complessità del lavoro che Nolan aveva fatto per trasformare un tipo di film solitamente di puro escapismo in qualcosa di più complesso era così evidente che la scarsa considerazione dell’Academy causò una serie di proteste online. Questo contribuì alla decisione dell’Academy di allargare a 10 il numero di film che ogni anno possono essere candidati alla categoria Miglior film.

Le produzioni successive di Nolan, come Inception o Interstellar, hanno rappresentato esattamente quel tipo di film tra intrattenimento e autorialità intorno al quale è più complicato costruire una storia e una campagna Oscar. Hanno ricevuto poche nomination, per lo più tecniche, e nessuna per i premi più importanti, soprattutto non per quelli che sarebbero andati direttamente a Nolan. Solo Dunkirk, un importante dramma storico e anche uno dei film di Nolan registicamente meno innovativi o complicati, ha fatto sì che venisse nominato come Miglior regista.

Non è stato solo questo però ad aver giocato contro Nolan in tutti questi anni ma anche la sua personalità. È raccontato come un uomo schivo che non frequenta il circolo del cinema di Los Angeles, quindi frequenta poco gli altri votanti, non presenzia agli eventi se non è costretto e anche quando fa campagna per i propri film ha l’aria di chi lo fa controvoglia. Tutto il contrario di un attore e regista come Bradley Cooper, che un Oscar lo desidera tantissimo ma che, per diverse ragioni, anche quest’anno probabilmente non lo riceverà.

Nolan è inglese, non ha il tipo di ironia e simpatia che domina a Hollywood, i suoi discorsi, quando deve farli, non sono di grande intrattenimento e nel complesso sembra esprimere un po’ di disprezzo verso tutto il sistema che poi lo dovrebbe votare. Questo lo spiegavano già nel 2011 diversi professionisti di Hollywood al sito Daily Beast che, in seguito a quella che riteneva una sorprendente esclusione di Nolan dagli Oscar nell’anno di Inception, provò a capire da un piccolo campione di votanti cosa ci fosse in lui che non andava.

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Il suo ultimo film invece, Oppenheimer, sembra corrispondere a tutto quello che tende a essere premiato agli Oscar. È la storia di J. Robert Oppenheimer, il fisico che formò e guidò il team di scienziati che crearono la bomba atomica. È una storia realmente accaduta, riflette su un tema importante, è un film biografico su una grande figura storica americana e nonostante abbia avuto un grande successo di pubblico non ha un tono smaccatamente commerciale, ma è più facilmente identificabile come un film d’autore. Almeno quello che a Hollywood è considerato un film d’autore. È noto infine che nel mondo del cinema in tutte le votazioni che coinvolgono un ampio numero di votanti (sono circa 10.000 i membri dell’Academy) è più facile che vinca qualcosa di conservativo che qualcosa di innovativo.

Famoso è il caso di Quarto potere, forse il film che contiene più innovazioni nella storia del cinema americano, che ai premi Oscar del 1942 perse contro un film estremamente tradizionale come Com’era verde la mia valle di John Ford. La figura di Christopher Nolan all’apice della sua creatività e successo, cioè negli anni di Inception e Interstellar, era proprio nota per essere per alcuni versi innovatrice, uno degli autori che hanno contribuito a creare una nuova categoria di film, quelli di grandissimo incasso e grandissima sperimentazione narrativa e visiva.

Quest’anno Oppenheimer è il film con più candidature (13) e tra quelli contro cui gareggia c’è Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese, un altro cineasta che è storicamente poco considerato dall’Academy, nonostante una carriera universalmente riconosciuta come importantissima e influente. In passato suoi film oggi considerati capolavori, come Quei bravi ragazzi, hanno perso contro altri che in quel momento rappresentavano più lo spirito del loro tempo, come Balla coi lupi.

Il suo primo e al momento unico Oscar Martin Scorsese lo vinse nel 2006, dopo circa trent’anni di attività, per The Departed. Non è il più amato e celebrato dei suoi film ma quell’anno la narrazione creata dalla campagna Oscar girò intorno al fatto di dare un premio a quella che era a quel punto considerata una leggenda vivente, un cineasta innovativo e molto fuori dagli schemi per la mentalità hollywoodiana ma anche autore di alcuni film che nei decenni si erano dimostrati tra i più influenti in assoluto. Quell’Oscar gli fu consegnato da un gruppo di suoi amici con i quali aveva condiviso il periodo chiamato della New Hollywood, e che a differenza sua avevano vinto già i loro Oscar (Francis Ford Coppola, Steven Spielberg e George Lucas) in quella che sembrava la consegna di un premio alla carriera.

Cineasti importanti come Alfred Hitchcock e Stanley Kubrick sono stati anche meno fortunati di Scorsese e non hanno mai vinto un Oscar. Uno molto noto come Steven Spielberg, che nella prima parte della sua carriera occupava la stessa posizione ibrida tra cinema d’autore e popolare di Nolan, non vinse nulla fino a che non girò Schindler’s List, uno dei film considerati più premiabili di sempre. Sono invece cineasti che hanno ricevuto diversi Oscar in carriera John Ford o Billy Wilder, estremamente meritevoli ma anche caratterizzati da uno stile classico.

Dunque quello che potrebbe accadere quest’anno è che un regista importante ma spesso poco considerato dai premi come Scorsese, nonostante concorra con un film in teoria perfetto per gli Oscar, un dramma che racconta una storia vera con una forte impronta politica, potrebbe perdere contro un altro regista ben poco considerato che a sua volta gareggia con un film storico con una forte idea politica. L’ultimo elemento che fa pensare a una grande vittoria di Nolan, forse non solo nella categoria Miglior regista ma anche in Miglior film (in quanto produttore di Oppenheimer) e Miglior sceneggiatura, è il fatto che rispetto al passato ora i premi Oscar hanno bisogno di una figura come Nolan, cioè hanno bisogno di riconoscere e premiare qualcuno che con la sua presenza dia rilevanza all’evento.

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La trasmissione della cerimonia di premiazione è in calo di popolarità da più di 15 anni, gli ascolti sono sempre più bassi e parte della ragione sta nel fatto che i film nominati e premiati non sono più quelli più visti e popolari. I film di maggiore incasso negli ultimi decenni sono quelli più spettacolari, che per caratteristiche scrittura e tipologia non sono gli stessi che i membri dell’Academy (cioè il complesso di persone che negli anni hanno vinto un premio o sono stati nominati) vogliono votare, così dalla fine degli anni Novanta spesso la cerimonia ha premiato film indipendenti, in certi casi dal piccolissimo incasso (come capitò con Nomadland), smettendo di essere una serata in cui ci sono in gara film che una buona parte dei potenziali spettatori televisivi conoscono e hanno visto.