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  • Mercoledì 14 febbraio 2024

L’importante è partecipare

Il nuovo numero di Cose spiegate bene si occupa delle Olimpiadi, ed esce oggi in libreria

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Il nono numero di Cose spiegate bene, la rivista del Post dedicata a spiegare approfonditamente singoli temi, si intitola L’importante è partecipare, riguarda le Olimpiadi e da oggi è disponibile in libreria. Nell’attesa delle Olimpiadi estive di Parigi che si svolgeranno fra luglio e agosto, potete intrattenervi con storie di atleti, gare, record e di tutto quello che gira intorno all’organizzazione di questa manifestazione diventata un grande evento non solo sportivo. Questo numero è illustrato da Giordano Poloni, e contiene contributi di Lia Capizzi, Paolo Condò, Luigi Datome e Beatrice Vio Grandis.

Il nuovo numero di Cose può essere acquistato, oltre che nelle librerie, sul sito del Post (con spedizione gratuita) e nelle librerie online di Amazon, Bookdealer, Feltrinelli e IBS. Questa è l’introduzione di L’importante è partecipare scritta dal peraltro direttore del Post Luca Sofri.

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Per un progetto come quello del Post le Olimpiadi sono un’opportunità formidabile di applicarsi in una delle principali priorità giornalistiche che lo motivano: ovvero raccontare notizie, fatti, argomenti rivolgendosi potenzialmente a tutti e non solo o necessariamente alle persone che si ritengono a priori interessate o esperte di quelle notizie, di quei fatti, di quegli argomenti. Le Olimpiadi sono infatti quel momento – capita ogni quattro anni – in cui ci incuriosiamo, interessiamo, appassioniamo a conoscere cose di cui non sapevamo niente. Cose, sport, luoghi, persone, storie. A diventarne persino esperti, a volte. Ho scritto «ogni quattro anni», ma sono due se consideriamo le edizioni invernali, che offrono in effetti un buon esempio di questa cosa che ci succede: nel 2006 tantissime persone vennero a conoscenza dell’esistenza del curling e se ne appassionarono, imprevedibilmente, durante le Olimpiadi di Torino (il curling fu a Pinerolo, per la precisione).
Le prime Olimpiadi che seguimmo al Post furono quelle del 2012 a Londra, il giornale esisteva da due anni. Si rivelarono subito una straordinaria occasione per farsi venire curiosità nuove, rispondere a quelle esistenti, affrontare questioni complicate e che riguardavano non solo lo sport. Tra i primi articoli che pubblicammo uno era sulla gestione dei trasporti pubblici e delle folle durante i giorni dei giochi, uno sulle discussioni che già emergevano a proposito della tradizionale divisione binaria tra atleti delle gare «maschili» e «femminili», uno sull’assenza di donne nella partecipazione dell’Arabia Saudita, e uno su da dove venissero i cinque cerchi: quest’ultimo il più ovvio e puntuale degli «spiegato bene» che si potessero immaginare sulle Olimpiadi. Ma anche un tipico e precoce esempio di quello che ci siamo resi conto essere un approccio costante di questa rivista, COSE Spiegate bene, anche nel passare di numero in numero da un argomento all’altro: ovvero il tentativo di complicare un po’ le idee e le conoscenze, invece che semplificarle e appiattirle. Negli scorsi numeri abbiamo infatti cercato di spiegare, per esempio, che le «droghe» non sono una cosa così diversa dalle «medicine», e che la distinzione è assai sfuggente; o che, appunto, il genere umano non divide i propri appartenenti con esattezza definitiva tra «maschi» e «femmine»; o persino che i «continenti» non sono entità stabilite ufficialmente nei loro confini. Le cose sono complicate, insomma, e spiegarle bene significa spiegare la loro complicazione, e che c’è sempre un «dipende» o una cosa diversa da come la pensiamo. Quell’articolo sui cinque cerchi del 2012 quindi diceva: «A differenza di quel che spesso si dice i singoli colori non corrispondono a uno specifico continente. Il Comitato olimpico internazionale (Cio) ha infatti dichiarato che tale associazione non è ufficiale: i cerchi rappresentano l’unione tra i continenti nel loro complesso, e i colori hanno una diversa origine. Fu Pierre de Coubertin a scegliere i cerchi, i loro cinque colori e anche il bianco come sfondo della bandiera. A quel tempo, infatti, almeno uno di quei sei colori – se chiamiamo colori anche il bianco e il nero – era contenuto nella bandiera di ogni nazione rappresentata ai Giochi delle prime cinque Olimpiadi.»
Anche questo numero di COSE prova a complicare le cose, a suggerire questioni che stanno intorno alle Olimpiadi e allo sport, che siano questioni culturali, politiche, scientifiche: per completare di riflessioni l’anno dell’edizione parigina del 2024, e per avere qualcosa da leggere negli intervalli tra le gare, in quelle due settimane abbondanti. Ma poi le gare e lo spettacolo restano la parte più avvincente, e quindi abbiamo anche raccolto storie, spiegazioni e informazioni che le riguardano: lo si dice da 130 anni, ma è vero che le Olimpiadi sono anche un repertorio formidabile di storie umane emozionanti, incredibili, divertenti, o drammatiche e a volte tragiche, come nella peggiore storia olimpica di sempre, quella di Monaco 1972. E se con i saggi metri di giudizio di oggi Pierre de Coubertin ebbe sicuramente tratti criticabili – su tutti la sua resistenza contro gli sport femminili, volgarmente espressa – e se la famosa e ammirata formulazione sull’importanza di partecipare è stata un po’ equivocata e non era nemmeno un’idea sua, è impossibile non riconoscergli di essersi inventato una cosa unica e divenuta di proporzioni letteralmente planetarie. Che continua a essere, malgrado tutto, anche una grande occasione di imparare cose e conoscere altri pezzi di mondo: altri cerchi.

Ordina il nuovo numero di Cose spiegate bene.