Molti fornitori scartati da Shein ora lavorano per Temu

Il grande e-commerce cinese ha interrotto i rapporti con le fabbriche che non rispettavano gli standard minimi di produzione, e Temu ne ha approfittato

una pagina web con vari prodotti
Una pagina del sito di Temu (AP Photo/Richard Drew)
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Negli ultimi mesi Shein, un e-commerce cinese specializzato nel fast fashion diventato molto conosciuto in Europa e negli Stati Uniti per i suoi prezzi bassi, ha interrotto i rapporti con alcuni dei suoi fornitori che non rispettavano gli standard minimi di produzione. Molti di questi hanno iniziato a lavorare per Temu, un altro e-commerce cinese in grande crescita in Europa e negli Stati Uniti, in forte concorrenza con Shein.

Secondo il Financial Times Shein starebbe preparando una quotazione in Borsa negli Stati Uniti. Per questo, di recente l’azienda ha avviato una revisione interna della sua filiera di produzione, da cui è emerso che molti dei suoi fornitori erano piccole fabbriche cinesi che non rispettavano gli standard minimi richiesti: per lavorare con Shein le aziende devono avere almeno 50 dipendenti, e le fabbriche devono avere una superficie minima di 800 metri quadri.

Temu invece non richiede requisiti simili: l’azienda gestisce un marketplace più che un vero e proprio sito di vendita al dettaglio, al quale possono accedere molti produttori diversi. La maggior parte dei prodotti venduti da Shein, invece, appartengono al marchio Shein.

Il controllo minuzioso sulla sua catena di approvvigionamento è molto importante per Shein, ed è uno dei fattori che permettono all’azienda di offrire prezzi estremamente bassi e competitivi. Secondo il Financial Times la revisione della filiera serviva a «ripulirla» da fornitori troppo piccoli, e quindi poco efficienti.

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Molti dei fornitori scartati da Shein hanno poi stretto accordi con Temu, che offre servizi in gran parte simili a Shein ma vende praticamente ogni genere di oggetto, non solo vestiti. Entrambi gli e-commerce si sono fatti conoscere anche fuori dalla Cina grazie ai loro prezzi bassissimi e a campagne pubblicitarie molto aggressive, ma allo stesso tempo sono molto contestati perché, secondo varie inchieste, i loro modelli di produzione e i prezzi eccessivamente bassi sarebbero il risultato di pratiche di sfruttamento dei lavoratori, oltreché di un impatto ambientale insostenibile.

Dato che entrambe le aziende vendono online oggetti simili a prezzi simili, la concorrenza fra di loro è molto accesa. A dicembre Temu aveva fatto causa a Shein negli Stati Uniti per condotta anticompetitiva. Secondo le accuse Shein utilizzerebbe tattiche aggressive e illegali, arrivando a «intimidazioni di tipo mafioso» nei confronti dei fornitori di Temu, per limitarne la concorrenza. Tra le altre cose, Temu dice che Shein avrebbe mentito sul fatto di detenere il brevetto o il copyright su prodotti venduti da Temu e ha utilizzato tattiche coercitive per convincere i fornitori di Temu a interrompere i propri rapporti con l’azienda.

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Le piattaforme di Temu e Shein permettono a molte piccole aziende cinesi di raggiungere clienti in decine di paesi stranieri. Allo stesso tempo, un’inchiesta del Wall Street Journal ha sottolineato che spesso i produttori devono fare i conti con margini di profitto molto bassi e con costanti pressioni per abbassare i prezzi e velocizzare la produzione, fattori che stanno spingendo alcuni produttori a riconsiderare la decisione di continuare a lavorare per gli e-commerce.