• Mondo
  • Sabato 10 febbraio 2024

La confusa situazione in Pakistan dopo le elezioni

Lo spoglio non è ancora finito, il partito dell'ex primo ministro Khan è stato il più votato eppure ce n'è un altro che ha rivendicato la vittoria: nessuno comunque potrà governare da solo

Sostenitori dell'ex primo ministro Imran Khan protestano contro i ritardi nel conteggio dei voti
Sostenitori dell'ex primo ministro Imran Khan protestano contro i ritardi nel conteggio dei voti (AP Photo/Fareed Khan)
Caricamento player

In Pakistan, dove giovedì si è votato alle elezioni parlamentari, non è ancora terminato lo spoglio dei voti: al momento è in vantaggio il Movimento per la Giustizia (PTI), il partito dell’ex primo ministro Imran Khan, che è in carcere, e i suoi sostenitori stanno protestando e accusando il governo di allungare i tempi dello spoglio per manometterne i risultati.

Le elezioni di giovedì servono a eleggere i 265 deputati della camera bassa del parlamento, che sceglieranno poi il nuovo primo ministro. In molti collegi i candidati del PTI si sono presentati come indipendenti, con simboli diversi da quello ufficiale del partito, reso illegale il mese scorso da una sentenza della Corte Suprema del Pakistan. Diversi osservatori internazionali ritengono che il governo stia provano in questo modo a ostacolare e limitare il partito dell’ex primo ministro Khan.

Gli ultimi risultati, riportati da Al Jazeera, dicono che i candidati sostenuti dal PTI hanno ottenuto 96 seggi, e che la Lega musulmana del Pakistan (PML-N), il partito dell’altro ex primo ministro Nawaz Sharif, ne ha ottenuti 75: in entrambi i casi sono molti meno rispetto ai 133 necessari per ottenere la maggioranza. 54 seggi sono stati ottenuti dal Partito Popolare del Pakistan e 31 da altri partiti più piccoli. I seggi ancora da assegnare sono 9.

Al momento hanno dichiarato vittoria sia Khan che Sharif: il partito di quest’ultimo, il PML-N, è stato tecnicamente il singolo partito più votato, dal momento che i candidati del PTI si sono presentati da indipendenti. Nei fatti però le preferenze maggiori sono andate ai politici del PTI, anche se sono stati costretti a presentarsi da indipendenti.

L’incognita più grande, una volta completato lo spoglio dei voti, riguarda la formazione del prossimo governo. Al momento il PTI ha escluso la possibilità di coalizzarsi con gli altri due partiti più votati, e in generale con altri partiti. Le cose ovviamente potrebbero cambiare nei prossimi giorni: un’ipotesi citata da Al Jazeera è che il PTI potrebbe unirsi al Majlis Wahdat-e-Muslimeen, partito sciita molto più piccolo ma vicino a Khan.

Le elezioni di giovedì si sono svolte tra molte tensioni e dopo anni di turbolenze politiche: secondo diversi osservatori internazionali, negli ultimi mesi il governo ha impedito ad alcuni politici di PTI di fare campagna elettorale, censurato la copertura giornalistica del partito e bloccato più volte l’accesso a internet per impedire la visione dei suoi comizi organizzati in streaming.

Khan è un politico estremamente popolare e già prima delle elezioni il suo partito era considerato in testa dai principali sondaggi sulle intenzioni di voto. Nel 2022 è stato destituito dalla sua carica di primo ministro e si trova da più di un anno in carcere: nelle ultime settimane è stato condannato a più di 30 anni di reclusione per una serie di reati fra cui corruzione, diffusione di segreti di stato e per aver sposato la sua terza moglie, Bushra Bibi, meno di tre mesi dopo il divorzio di lei, come invece richiede la legge pakistana. Soprattutto è stato interdetto per cinque anni dall’attività politica attiva e gli è stato quindi impedito di candidarsi.

Da quando Khan è in carcere l’esercito e il governo pachistano hanno colpito duramente il suo partito populista e nazionalista, arrestando migliaia di collaboratori, sostenitori e candidati, molti dei quali si sono presentati alle elezioni come indipendenti. Khan e i suoi sostenitori sostengono che le condanne nei suoi confronti siano politicamente motivate e un tentativo del regime militare che governa il Pakistan di impedirgli di partecipare alla vita politica del paese. Ci sono state proteste da parte dei suoi sostenitori davanti agli uffici elettorali nelle città di Lahore e Peshawar.