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  • Giovedì 8 febbraio 2024

Joe Biden non sarà accusato per il caso dei documenti riservati

L'inchiesta del dipartimento di Giustizia ha concluso che furono trattenuti volontariamente, ma non ha motivo di formalizzare accuse

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden (Kevin Dietsch/Getty Images)
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden (Kevin Dietsch/Getty Images)
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Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha concluso che il presidente statunitense Joe Biden trattenne documenti contrassegnati come riservati sulla guerra in Afghanistan e su altre questioni di sicurezza nazionale, ma non dovrà affrontare procedimenti penali per questo. La decisione è stata comunicata dopo un anno circa di indagini su alcuni documenti che non erano stati riconsegnati da Biden al termine della propria vicepresidenza, nel 2017. Quando era stato scoperto il problema all’inizio dello scorso anno, Biden aveva offerto la propria collaborazione e aveva volontariamente restituito diversi documenti, a differenza di quanto aveva fatto l’ex presidente Donald Trump, coinvolto in un caso con diverse similitudini sempre legato a numerosi documenti riservati ritrovati in alcune sue residenze private.

Nel caso di Biden, i documenti comprendevano appunti scritti a mano nel 2009 all’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama, nei quali segnalava di essere contrario a un aumento dell’impegno militare dell’esercito statunitense in Afghanistan; altri documenti riservati erano su riunioni di intelligence e di sicurezza nazionale. La documentazione era stata trovata tra il 2022 e il 2023 nella residenza privata di Biden nel Delaware e in un suo ufficio privato, che aveva utilizzato dopo essere stato vicepresidente di Obama e prima di diventare presidente.

Le informazioni sulle conclusioni delle indagini sono contenute in un rapporto realizzato dal procuratore speciale Robert Hur. Prima della sua diffusione, il rapporto era stato esaminato dall’amministrazione Biden per verificare l’eventuale presenza di informazioni riservate da non divulgare al pubblico. La revisione non aveva portato a identificare passaggi problematici e la presidenza non aveva quindi fatto modifiche.

Il rapporto diventerà con ogni probabilità oggetto della campagna elettorale per le elezioni presidenziali, che si terranno il prossimo novembre. Nei mesi scorsi diversi esponenti dei Repubblicani avevano criticato Biden per la questione dei documenti riservati, accusandolo di non essere coerente nelle sue critiche a Trump, coinvolto in un’indagine simile.

Il rapporto di Hur segnala che Biden disse nel 2017 di avere trovato documenti riservati in una delle proprie abitazioni. Secondo Hur, che è Repubblicano, non ci sono comunque elementi per formulare accuse, visto che quei documenti potrebbero essere stati portati in quella casa mentre Biden era vicepresidente e aveva quindi il diritto di trattenerli. Il rapporto segnala inoltre che difficilmente una giuria avrebbe condannato Biden in un processo, considerato il caso e il fatto che qualsiasi procedimento si sarebbe potuto svolgere solo al termine del suo mandato.

Hur aveva lavorato al dipartimento di Giustizia durante l’amministrazione Trump ed era stato poi incaricato di gestire le indagini su Biden all’inizio dello scorso anno. Era stato scelto per dare alle indagini un certo livello di indipendenza rispetto al resto del dipartimento, nominato per lo più dall’amministrazione Biden.

Da oltre un anno la vicenda dei documenti riservati è stata sfruttata politicamente da vari oppositori di Biden, a cominciare proprio da Trump. I due casi sono però diversi: Biden scelse di collaborare da subito con il dipartimento di Giustizia nelle indagini, mentre Trump mantenne un atteggiamento fortemente ostile nei confronti delle verifiche e delle perquisizioni.