I “bollini” sui film non sono vincolanti, ma hanno una loro importanza

Il sistema che classifica i film in base a quanto sono adatti ai minori è una forma di autoregolamentazione delle distribuzioni, che hanno interesse funzioni bene

Dal film “Povere creature!”.
Dal film “Povere creature!”.
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L’uscita italiana del film di Yorgos Lanthimos Povere creature! ha mostrato l’effetto del nuovo sistema di classificazione dei film e delle nuove commissioni. Mentre negli Stati Uniti è stato sconsigliato ai minori di 17 anni non accompagnati da un genitore (classificato quindi come “R” secondo il sistema della MPA, l’associazione che riunisce i grandi studi di produzione) e nel Regno Unito la Disney ha dovuto tagliare un pezzo di una scena per poter accedere almeno alla classificazione “18”, che sconsiglia la visione ai minorenni, in Italia il film è sconsigliato ai minori di 12 anni e per i minori di 14 anni è consigliata la presenza di un genitore.

Le diverse indicazioni sono frutto di sistemi di classificazione differenti, che ogni paese ha istituito ma che, ormai in quasi tutte le nazioni occidentali, non sono più forme di censura ma solo di consiglio. Si tratta cioè di sistemi di autoregolamentazione voluti dalle stesse distribuzioni che non vincolano l’uscita né gli spettatori, ma semplicemente forniscono un’informazione sul contenuto del film. Sono poi le distribuzioni, una volta ricevuta la classificazione dalla commissione a cui la richiedono, a decidere come regolarsi, cioè se modificare il film per poterne indicare un’altra o proporlo così. Anche se non è vincolante, il sistema ha lo stesso una grossa importanza.

La ragione per cui Povere creature! viene valutato diversamente in diversi paesi è legata alla sua trama. È la storia di fantasia narrata con toni ironici e grotteschi di una donna adulta a cui viene trapiantato il cervello di un neonato. Il suo corpo sessualmente attivo e le sue pulsioni non sono quindi condizionate o inibite da un’educazione nella società degli uomini, ma trattate con la libertà e la mancanza di sovrastrutture di una mente che si sta sviluppando. Il sesso e la nudità sono quindi una componente molto importante del film, come anche lo è il fatto di mostrare amplessi e rapporti senza inibizioni e senza nascondere le parti intime, proprio perché parte della finalità è mostrare e coinvolgere gli spettatori in una visione più libera della sessualità.

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Ogni nazione ha sviluppato lungo i decenni regole e paletti differenti, evolvendo la propria sensibilità su ciò che sia o meno adatto ai bambini in maniere diverse, e ogni paese ha sovranità sulle opere intellettuali sul proprio territorio. Significa che ha sovranità (tramite le società che ne hanno acquistato i diritti) sia sulla veicolazione, quindi decide chi, come e dove può vedere o ascoltare un certo prodotto, sia sulle modalità di fruizione. E questo vale per un film, una canzone o la trasmissione di un evento sportivo.

La ragione per la quale nel Regno Unito è stata necessaria la rimozione di una porzione di una scena per accedere al divieto ai minori di 18 anni, mentre in tanti altri paesi non è stato necessario, è che in quella scena ci sono dei minori che assistono a un atto sessuale. Secondo il Protection of Children Act del 1978 la scena non è adatta ai minorenni. La commissione che emette le indicazioni, il British Board of Film Classification (BBFC), come di consueto ha avvisato la distribuzione che avrebbe dato al film il tipo di bollino che si dà ai film porno cioè, “R18”, e ha spiegato le ragioni, quindi anche cosa sarebbe stato necessario fare per invece accedere al bollino inferiore, il “18”.

Le distribuzioni hanno molto a cuore questo tipo di indicazioni, e sono molto attente al bollino che viene emesso, cercando di lavorare già in fase di scrittura e poi montaggio per ottenere quello che vogliono, che in certi casi e per certi film può essere un bollino da adulti.  Anche se non sono vincolanti in nessuna maniera, queste indicazioni sono ritenute importanti da una parte degli spettatori e soprattutto dalle sale, che essendo il segmento dell’industria più a contatto con gli spettatori non vogliono essere ritenute responsabili di visioni che li scontentino.

Certi cinema non accettano proprio di proiettare film che hanno ricevuto un divieto molto pesante, perché questo restringe il pubblico che può entrare e spaventa molti. In altri casi invece sono le distribuzioni a ritenere importante invogliare i genitori ad andare al cinema con i figli, e lo fanno usando la classificazione del film come garanzia. Al contrario un film dell’orrore a tema serial killer (chiamati in gergo “slasher”) che voglia proporsi come particolarmente spaventoso o violento spesso desidera ottenere un bollino che ne sconsigli la visione ai minori.

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Così importante è questo sistema che spesso è capace di influenzare la creazione stessa dei film. Quando nel 1984 venne riformato quello statunitense, introducendo la nuova categoria “PG-13”, sigla che identifica film che possono essere visti dai minori di 13 anni solo se accompagnati, la cosa ha cambiato come venivano pensati e girati i film, ponendo fine a un genere. Prima i film erano per tutti (“G” come general audience), per minori accompagnati da genitori (“PG” come parental guidance), non adatti ai minori di 17 anni non accompagnati (“R” come restricted) oppure non adatti in assoluto ai minori di 17 anni (“NC-17” come No children under 17). Questo aveva fatto sì che molti film etichettati PG, quindi consigliati a qualunque minore accompagnato da un tutore, contenessero tutto ciò che per la cultura statunitense è considerato adatto magari a 16 o 17enni, ma non a bambini: cioè immagini o scene di forte impatto emotivo, spaventose, con un po’ di nudità o dal linguaggio scurrile.

Era un cinema ibrido che si sviluppò in seguito a E.T. – L’Extraterrestre e ha portato dopo diversi anni a film come Gremlins o Indiana Jones e il tempio maledetto, in cui la contraddizione di temi e contenuti forti per un pubblico anche molto giovane portò a proteste da parte delle associazioni dei genitori. Lo stesso Steven Spielberg (produttore del primo film e regista del secondo) propose di introdurre un nuovo livello di classificazione, cioè i film in cui è consigliata la presenza di un genitore ma comunque non adatti per minori al di sotto dei 13 anni (per l’appunto PG-13).

Dal 1985 in poi tutto il cinema per ragazzi è diventato meno violento, meno spaventoso, meno adulto e meno ammiccante a questioni sessuali, perché tutte le distribuzioni volevano ottenere il PG-13 in modo da non restringere il proprio bacino di potenziali spettatori. Ancora oggi i film di supereroi, così costosi da necessitare del pubblico più ampio possibile, sono in linea di massima pensati per ottenere il PG-13 e quindi presentano violenza limitata, non trattano tematiche adulte e non affrontano questioni sessuali o per farlo ricorrono a metafore o allusioni. L’uscita e il successo nel 2016 di Deadpool, un film di supereroi pensato per avere un bollino R, quindi sconsigliato ai minori di 17 anni non accompagnati, ha portato alla nascita di un nuovo filone di film di supereroi più adulti e maturi, come il successivo Logan del 2017.

In Italia il sistema di classificazione dei film è stato riformato con la legge 203 del 2017 e poi effettivamente implementato nel 2021, abbandonando completamente il potere di censura che, sebbene fosse ormai esercitato in un numero estremamente esiguo di casi, poteva ancora imporre il taglio di alcune inquadrature o scene intere oppure negare proprio il rilascio del visto censura. Attualmente le indicazioni valide in Italia sono: T, quando un film è per tutti; 6+ quando non è adatto ai minori di 6 anni; 14+ quando non è adatto ai minori di 14 anni, ma che può essere visto da chi ne ha compiuti 12 se accompagnato da un genitore; 18+ quando è sconsigliato ai minori di 18 anni, ma non a chi ha più di 16 anni se accompagnato.

A valutare i film è una commissione ministeriale composta da professori universitari di materie giuridiche che hanno incarichi presso il tribunale dei minori, professori universitari di psicologia, psichiatria o pedagogia, esperti di questioni pedagogico-educative, esperti designati dalle associazioni dei genitori, critici, studiosi o autori cinematografici, ed esperti delle associazioni per la protezione degli animali. I nominativi della commissione ora attiva si trovano sul sito del ministero.