Sono state lette più di cento nuove parole degli antichi papiri carbonizzati di Ercolano

Le hanno individuate tre informatici che così hanno vinto un premio da 700mila dollari della "Vesuvius Challenge"

Una parte delle colonne di un papiro di Ercolano rilevate dai vincitori della Vesuvius Challenge (Vesuvius Challenge)
Una parte delle colonne di un papiro di Ercolano rilevate dai vincitori della Vesuvius Challenge (Vesuvius Challenge)
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Negli ultimi mesi, grazie al lavoro di un gruppo di informatici, sono state lette per la prima volta da oltre due millenni più di cento parole contenute in uno dei rotoli di papiro carbonizzati dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., quella che distrusse Pompei. Questi rotoli rappresentano l’unica biblioteca del mondo antico che sia arrivata fino a oggi. Furono trovati nel sito di Ercolano a metà del Settecento e da allora generazioni di studiosi hanno tentato di leggerli nella speranza di trovarvi opere letterarie greche o latine finora sconosciute. Hanno potuto farlo solo con alcuni a causa delle condizioni in cui li ridusse l’eruzione: i papiri sono accartocciati e anneriti e non possono essere srotolati senza essere sbriciolati.

Ora si stanno facendo progressi grazie a tecnologie molto recenti e al coinvolgimento di fisici e informatici, molti dei quali si sono appassionati ai papiri di Ercolano grazie a una sorta di competizione con centinaia di migliaia di dollari in palio. È la “Vesuvius Challenge”, una sfida con più obiettivi organizzata da Nat Friedman, informatico e azionista di molte aziende tecnologiche americane, nonché appassionato di storia dell’Antica Roma. Lunedì il sito della Vesuvius Challenge ha annunciato che tre ricercatori sono riusciti a riconoscere più di 2.000 caratteri del rotolo e per questo riceveranno 700mila dollari.

I tre ricercatori sono l’informatico egiziano Youssef Nader, lo studente di robotica dell’università di Zurigo Julian Schilliger e Luke Farritor, studente di informatica 21enne dell’Università del Nebraska che a ottobre aveva già vinto il premio per essere stato il primo a leggere una parola dei papiri: πορϕυρας, cioè “porpora” in greco antico.

Il testo che Nader, Schilliger e Farritor sono riusciti a ricostruire è contenuto in uno dei sei papiri di Ercolano custoditi dall’Institut de France, uno dei più importanti enti culturali pubblici francesi. Sono disponibili dei dati su com’è l’interno del rotolo in questione perché è stato sottoposto a un’analisi ai raggi X effettuata da un sincrotrone, cioè da uno degli acceleratori di particelle usati negli esperimenti di fisica. Tali dati contengono informazioni anche sui segni lasciati da chi scrisse sul papiro tracciando le parole, dunque sulle parole stesse, ma riconoscerle non è semplice perché bisogna districarsi tra le misure relative alle caratteristiche fisiche del rotolo. Per interpretarle si stanno usando dei software basati su reti neurali artificiali, un tipo di “intelligenza artificiale” che ha interpretato il gran numero di dati così ottenuti, ed è per questo che la Vesuvius Challenge è rivolta agli informatici.

Nader, Schilliger e Farritor hanno ricostruito circa il 5 per cento del testo dell’intero rotolo in corso di analisi. Si tratta di un risultato senza precedenti: su Nature la giornalista scientifica Jo Marchant lo ha descritto come «un enorme contributo alla risoluzione di uno dei più grandi misteri dell’archeologia». Per arrivarci hanno usato uno strumento sviluppato da Schilliger e chiamato ThaumatoAnakalyptor: consente di rilevare gli strati accartocciati presenti nella scansione 3D del rotolo fatta coi raggi X, permettendo così di srotolarli o appiattirli. Nella fase finale del loro lavoro i tre ricercatori hanno poi utilizzato un programma di machine learning che è in grado di riconoscere le tracce di inchiostro ed evidenziarle.

Il testo che è stato letto tratta il tema del piacere, e probabilmente è stato scritto dal filosofo epicureo Filodemo di Gadara, che risiedeva proprio nella villa in cui furono rinvenuti i papiri. In alcune parti del testo l’autore si preoccupa di quanto la disponibilità di alcuni beni, come per esempio il cibo, possa influenzare il piacere che procurano: «Come anche nel caso del cibo, non crediamo che i beni meno disponibili siano in assoluto più piacevoli di quelli abbondanti», si legge in uno dei frammenti. Nella parte conclusiva del testo sembra criticare alcuni pensatori suoi contemporanei, che «non hanno nulla da dire sul piacere, né in generale né in particolare, quando si tratta di una questione di definizione».

La Vesuvius Challenge comunque non è finita: il nuovo obiettivo è arrivare a leggere l’85 per cento di uno dei rotoli entro la fine del 2024.

– Leggi anche: La storia della biblioteca carbonizzata di Ercolano