In Russia ci sono state le prime due condanne dopo l’approvazione della nuova legge contro l’attivismo LGBTQ+

Una donna mostra un cartello che dice "Non riconosco il potere che mi permette di mettere su una famiglia" durante una manifestazione di protesta contro il governo russo a Mosca, il 15 luglio del 2020
Una donna mostra un cartello che dice "Non riconosco il potere che mi permette di mettere su una famiglia" durante una manifestazione di protesta contro il governo russo a Mosca, il 15 luglio del 2020 (EPA/ Yuri Kochetkov via ANSA)

Due tribunali russi hanno stabilito le prime due condanne dopo l’approvazione della nuova legge che limita l’attivismo per i diritti della comunità LGBTQ+, classificando in maniera piuttosto vaga come estremiste le attività legate alla loro difesa. Un tribunale della regione di Volgograd, nel sud-ovest del paese, ha giudicato colpevole un uomo che aveva condiviso online una foto della bandiera arcobaleno per aver «esposto i simboli di un’organizzazione estremista». L’ufficio stampa del tribunale ha detto che l’uomo si era dichiarato colpevole e aveva detto di aver fatto un gesto «stupido»: è stato condannato al pagamento di una multa di 1.000 rubli, circa dieci euro.

Lunedì invece un tribunale di Nizhny Novgorod, a est di Mosca, aveva condannato a cinque giorni di detenzione amministrativa una donna che stava indossando degli orecchini a forma di rana con un arcobaleno. L’organizzazione per i diritti LGBTQ+ Aegis ha detto che la donna era stata convocata dalla polizia dopo che un uomo aveva condiviso online un video in cui le chiedeva di toglierli. Il sito di notizie indipendente Mediazona ha scritto che a Saratov, nel sud-ovest del paese, è inoltre in corso il processo contro un fotografo che ha condiviso alcune foto della bandiera su Instagram.

Dallo scorso novembre in Russia è vietata ogni attività di quello che è stato chiamato «movimento pubblico internazionale LGBT», la cui definizione in realtà non indica nessuna organizzazione in particolare. In passato il governo russo aveva usato la definizione di movimento estremista come strumento per perseguire in maniera pretestuosa le organizzazioni che si occupano di diritti umani, i media indipendenti e gli oppositori politici.

La decisione della Corte Suprema di vietare di fatto l’attivismo LGBTQ+ è stato il più drastico provvedimento preso dalla Russia contro le rivendicazioni dei diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali, trans, queer, intersessuali, asessuali e di quelle che non si riconoscono nei ruoli di genere tradizionalmente intesi. Pochi mesi prima il parlamento russo aveva approvato una legge per vietare le operazioni chirurgiche per cambiare genere e la modifica del nome e del genere sui documenti.

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