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  • Mercoledì 17 gennaio 2024

Il contestato progetto del ministero degli Esteri che farà chiudere un teatro storico

Al suo posto ci sarà una sala conferenze per fare spazio a un’agenzia pubblica, e la scuola di formazione romana che lo gestisce dovrà trasferirsi

di Angelo Mastrandrea

(Angelo Mastrandrea/il Post)
(Angelo Mastrandrea/il Post)

L’Officina Pasolini è un «laboratorio di alta formazione artistica» creato a Roma dalla Regione Lazio nel 2014. Viene gestito dal DiSCo (Ente regionale per il diritto allo studio e alla conoscenza) ed è diretto dalla cantante Tosca. Dopo la pausa natalizia, all’Officina Pasolini sono ripresi i laboratori di «canzone», «teatro» e «multimediale». Novanta ragazze e ragazzi provenienti da tutta Italia ascoltano le lezioni del cantante Niccolò Fabi, del regista Massimo Venturiello e della produttrice Simona Banchi. Le selezioni per accedere ai corsi di Officina Pasolini si svolgono ogni due anni. Ci sono laboratori, residenze artistiche e cosiddette masterclass, cioè corsi di specializzazione con attori e musicisti di alto livello. La frequenza è obbligatoria e gli studenti ammessi non pagano nulla perché i costi sono coperti dai finanziamenti del Fondo sociale europeo (FSE).

Il piazzale della Farnesina, sullo sfondo il ministero degli Esteri (Angelo Mastrandrea/il Post)

I corsi si svolgono in un’ala di uno dei due edifici dell’ex Civis a Roma, un complesso residenziale di 2.600 metri quadrati costruito per le Olimpiadi del 1960 nel parco del Foro Italico, davanti al piazzale della Farnesina dove ha la sua sede il ministero degli Esteri. Oltre all’Officina Pasolini in quel complesso c’è anche uno studentato abbandonato e uno storico teatro intitolato a Eduardo De Filippo, gestito dalla stessa Officina Pasolini. Nel 1981 De Filippo, tra i più importanti autori teatrali italiani del Novecento, ci tenne il suo ultimo corso di drammaturgia per l’Università La Sapienza. Dalla sua apertura ci sono passati registi importanti come Peter Brook e Jerzy Grotowski, e diverse cantanti famose nel mondo, da Adriana Calcanhotto a Mercedes Sosa.

Proprietaria del complesso è l’Agenzia del Demanio, che dal 1977 lo ha concesso in uso gratuito a DiSCo Lazio. Di recente lo ha ripreso e lo ha assegnato all’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), che al momento è in affitto in un altro palazzo a Tor di Quinto, nella periferia nord. L’AICS è un’agenzia pubblica autonoma, ma è controllata dal ministero degli Esteri. L’operazione costringerà l’Officina Pasolini a traslocare, e soprattutto a chiudere il teatro, motivo per cui da settimane ci sono proteste contro il progetto anche animate da musicisti, cantanti e attori.

Quanto allo studentato, DiSCo Lazio fino al 2019 l’ha mantenuto attivo. Negli anni Ottanta ospitò fino a 200 studenti, ma poi il loro numero si è progressivamente ridotto. La palazzina B, dov’era anche la mensa universitaria, è stata chiusa nel 2015 e riconsegnata all’Agenzia del Demanio, che l’ha affidata a Coni Servizi, una società del comitato olimpico italiano (CONI) che nel 2019 è stata trasformata in società per azioni pubblica e ha cambiato il suo nome in Sport e Salute. Gli ultimi 25 studenti hanno lasciato le loro camere nella palazzina A nel 2019 e da allora lo studentato è rimasto chiuso.

I due palazzi hanno lunghi corridoi, alcune centinaia di stanze, diverse sale comuni. Il teatro che verrà demolito è da 193 posti, progettato secondo le idee di “Teatro Totale” dell’architetto Walter Gropius, uno dei fondatori della scuola del Bauhaus: lo spazio può essere utilizzato con il tradizionale palcoscenico frontale, con la scena al centro e gli spettatori intorno o con una lunga pedana che divide in due la platea.

Una sala di Officina Pasolini. (Angelo Mastrandrea/il Post)

L’interno del teatro Eduardo De Filippo. (Angelo Mastrandrea/il Post)

Officina Pasolini. (Angelo Mastrandrea/il Post)

Il progetto del ministero degli Esteri prevede che le aule, i camerini, le sale di registrazione e le stanze dell’ex studentato siano demolite e trasformate in uffici. Il teatro diventerà una sala per conferenze e all’esterno, dove ora si organizzano gli spettacoli estivi, saranno costruiti un nuovo edificio e un parcheggio per le “auto blu” del ministero. Officina Pasolini traslocherà nella palazzina B e lo studentato sarà trasferito in un padiglione dell’ex manicomio Santa Maria della Pietà e riaperto lì, a sei chilometri di distanza.

L’idea del progetto nacque nel 2018, quando era ministro Enzo Moavero Milanesi e in carica c’era il governo Lega-Movimento 5 Stelle. Moavero Milanesi chiese alla giunta regionale guidata dall’allora segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti di rientrare in possesso dell’intera palazzina A, dove da un anno si era trasferita Officina Pasolini. L’obiettivo del ministero era di completare il progetto originario dell’architetto Enrico Del Debbio con la costruzione di un edificio aggiuntivo nello spazio esterno. L’accordo fu raggiunto dal governo seguente, quando il ministro degli Esteri era Luigi Di Maio, del M5S, e la Regione lo approvò il 17 marzo del 2022 con una delibera proposta dal vicepresidente e assessore al Bilancio Daniele Leodori, del Partito Democratico.

L’intesa prevede la ristrutturazione sia della palazzina A, di proprietà del ministero e in concessione alla Regione Lazio, che di quella B, di proprietà invece di Sport e Salute, oltre al trasferimento di Officina Pasolini nell’edificio B e la costruzione di una casa dello studente nei 27 ettari del Santa Maria della Pietà, l’ex manicomio più grande d’Europa. A luglio del 2023 la Regione ha stanziato 5 milioni di euro per ristrutturare un padiglione e farne un ostello per i pellegrini che arriveranno a Roma per il Giubileo del 2025. Quando il Giubileo si concluderà l’edificio diventerà uno studentato.

Il ministero degli Esteri fa sapere che «non solo l’Officina Pasolini non perderà la possibilità di lavorare nel complesso in cui opera, ma alla fine della ristrutturazione potrà lavorare in un nuovo spazio più moderno e funzionale, e avrà maggiore visibilità e centralità anche grazie alla riqualificazione dell’area».

L’edificio B murato dell’ex Civis. (Angelo Mastrandrea/il Post)

L’edificio B dell’ex Civis. (Angelo Mastrandrea/il Post)

L’edificio B ora è abbandonato, circondato da erbacce e transenne. Porte e finestre sono state murate per evitare che venga occupato da persone senza fissa dimora. Sport e Salute nel 2016 aveva fornito in uso gratuito una parte dei locali dell’edificio al ministero degli Esteri, che ha stanziato 2 milioni e 120mila euro per ristrutturarli e farci la sede dell’AICS, ma l’edificio non è mai stato ristrutturato e l’Agenzia per la cooperazione allo sviluppo non si è mai trasferita. Per ristrutturarlo Sport e Salute ha stanziato 18 milioni di euro, presi da un finanziamento da 80 milioni di euro per risistemare l’intera area del Foro Italico, che comprende lo stadio Olimpico, le altre strutture sportive e il parco.

L’accordo tra ministero degli Esteri, Regione Lazio e Sport e Salute prevede che Officina Pasolini si sposterà nella nuova sede solo quando i lavori saranno terminati.

Una camera abbandonata dello studentato. (Angelo Mastrandrea/il Post)

A Officina Pasolini però non sono contenti della soluzione che è stata prospettata. Sostengono che nel nuovo edificio avranno meno spazio e dovranno ridurre i loro programmi. Gli spazi all’esterno, che ora gestiscono in maniera autonoma, saranno condivisi con Sport e Salute e ridotti anch’essi per la costruzione di un nuovo edificio. Soprattutto, non avranno più a disposizione il vecchio teatro, «un luogo che andrebbe tutelato per la sua storia, a prescindere da noi». Vorrà dire che non sarà più possibile organizzare concerti e spettacoli. Dicono anche che il progetto è uno «spreco di risorse», perché la Regione Lazio nel 2016 aveva speso 1,6 milioni di euro per ristrutturare i locali poi concessi a Officina Pasolini (nei primi due anni aveva la sua sede prima al teatro Ambra Garbatella e poi al Palladium, nel quadrante sud della città).

All’inizio di dicembre alcuni artisti che avevano tenuto concerti o masterclass a Officina Pasolini hanno promosso una petizione per chiedere al ministro degli Esteri Antonio Tajani, di Forza Italia, di fermare il progetto. Tra i primi firmatari ci sono Daniele Silvestri, Frankie hi-nrg, Renzo Arbore, Fiorella Mannoia, Noemi, Ascanio Celestini, Diodato, Rocco Papaleo, Raiz, Paolo Fresu, Malika Ayane e Peppe Servillo. Negli stessi giorni alcune decine di studenti universitari hanno piantato le tende all’interno di Officina Pasolini per chiedere la riapertura dello studentato, che è chiuso e in stato di abbandono.

L’area esterna di Officina Pasolini, dove vengono organizzati gli spettacoli estivi. (Angelo Mastrandrea/il Post)

Il ministero ha risposto che «la Regione Lazio nel 2022 ha valutato che riabilitare i circa 100 alloggi (non 400) al tempo disponibili non sarebbe stato economico e conveniente, anche perché con le nuove norme nella palazzina ex Civis al massimo sarebbero stati possibili 80 alloggi».

Il magazine Generazione, che sta facendo una battaglia politica sulla vicenda insieme all’Unione degli Universitari, agli studenti di Officina Pasolini e al collettivo Flowers in Power, scrive che «ci sono migliaia di studenti che hanno fatto domanda per una residenza, sono risultati idonei ma sono stati costretti a cercare un affitto privato a costi esorbitanti perché nelle residenze universitarie non ci sono posti sufficienti».

L’ultimo incontro istituzionale si è svolto proprio all’interno di Officina Pasolini. I rappresentanti del ministero e della regione si sono seduti attorno a un tavolo sul quale è impressa un’immagine assai nota di Pier Paolo Pasolini. Chi ha partecipato racconta che il presidente della Regione Francesco Rocca, di centrodestra, ha chiesto di sospendere l’appalto per la ristrutturazione dell’edificio. DiSCo Lazio si è detta disponibile a ristrutturare e riaprire lo studentato, per un numero complessivo di 80 posti letto, così da far rimanere Officina Pasolini nella sua sede e mantenere il teatro De Filippo. I funzionari ministeriali però si sono opposti. In un comunicato diffuso alla stampa il ministero ha scritto che «Tajani sostiene che tutto il progetto vada perseguito, tenendo conto anche di eventuali nuove esigenze che ancora potrebbero presentarsi».