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  • Mercoledì 10 gennaio 2024

Le polemiche a Bologna per la proiezione di un film filoputiniano

Un'associazione convenzionata con il Comune ha programmato "Il Testimone", un film russo pieno di falsità e propaganda sulla guerra in Ucraina

La locandina del film “Il Testimone” in un cinema di Mosca
La locandina del film “Il Testimone” in un cinema di Mosca (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)
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Tra due settimane, il 27 gennaio, in un centro culturale nella periferia di Bologna è prevista la proiezione di “Il Testimone”, un film di propaganda filoputiniana sulla guerra in Ucraina che non ha avuto alcun successo in Russia, ma che da qualche tempo viene mostrato e portato in tour da associazioni e personaggi filorussi italiani.

La decisione di proiettare il film a Bologna sta provocando un po’ di polemica. Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore del Partito Democratico, ha condannato l’evento e minacciato di cancellare la concessione all’associazione che gestisce il centro culturale, che è convenzionata con il Comune. Ha anche espulso dalla maggioranza un consigliere comunale dei Verdi che aveva difeso la proiezione del film.

“Il Testimone” è un film uscito in Russia nell’agosto del 2023 e finanziato dal ministero della Cultura russo. Al tempo ricevette alcune attenzioni dai media internazionali perché è il primo film di propaganda russo che parla della guerra in Ucraina. “Il Testimone” (che è un film drammatico, non un documentario come hanno scritto alcuni media) racconta la storia di Daniel Cohen, un violinista belga che si trova in Ucraina per un concerto nel febbraio del 2022, proprio all’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

Ma Cohen, anziché assistere agli ampiamente documentati massacri dell’esercito russo, assiste a «crimini inumani e sanguinarie provocazioni» da parte dei soldati ucraini. Nel film i soldati ucraini sono presentati come neonazisti efferati che massacrano con crudeltà il loro stesso popolo, torturando gli uomini e stuprando le donne (è questa la tesi della propaganda russa sui crimini commessi dall’esercito russo nella guerra in Ucraina). Sono anche presentati come figure macchiettistiche: a un certo punto uno di loro legge il Mein Kampf di Adolf Hitler, un altro ha una t-shirt in cui è sempre raffigurato Hitler, un altro ancora si droga.

Nella versione proiettata nei cinema russi, alla fine del film appare una scritta che informa lo spettatore che le atrocità a Bucha, a Mariupol e in altre città dell’Ucraina sarebbero state commesse dal regime ucraino per gettare discredito sull’esercito russo agli occhi del mondo. È ovviamente falso.

In Russia “Il Testimone” è andato molto male a fronte di un budget di 200 milioni di rubli (circa 2 milioni di euro al cambio attuale) e ha incassato nei cinema appena 14 milioni di rubli (circa 140 mila euro). Questo insuccesso non va interpretato come un dato politico: secondo alcuni media russi indipendenti, il fatto è soprattutto che il film è brutto e raffazzonato, con una produzione mediocre e una recitazione scadente.

Da alcune settimane il film è stato ripreso da Vincenzo Lorusso e Andrea Lucidi, due giornalisti freelance italiani che lavorano nel Donbass (la regione dell’est dell’Ucraina occupate dalla Russia) e sono noti per le loro posizioni vicine a quelle della propaganda russa. Lorusso e Lucidi hanno cominciato a organizzare proiezioni di “Il Testimone” in varie città italiane, tra cui Reggio Emilia, Firenze, Roma, Cesena.

Le polemiche però sono cominciate soltanto pochi giorni fa a Bologna, quando il Centro sociale culturale Villa Paradiso ha annunciato che avrebbe proiettato il film il 27 gennaio. Quella di Villa Paradiso è un’associazione di sinistra che dal 2020 gestisce una “casa di quartiere” nella periferia sud-est di Bologna. Le “case di quartiere” sono edifici pubblici che il Comune dà in concessione ad associazioni ed enti del terzo settore per promuovere eventi culturali e fornire servizi ai cittadini.

Negli scorsi giorni il Comune di Bologna aveva condannato piuttosto duramente la proiezione, e in un comunicato aveva fatto definito «inaccettabile utilizzare una sede istituzionale per attività di propaganda» e aveva aggiunto: «Siamo contrari a questa iniziativa e chiederemo agli organizzatori di ritirarla». Il sindaco Matteo Lepore ha poi incontrato i gestori del centro culturale per chiedere loro di annullare l’evento, ma sembra che per ora non se ne sia fatto molto: la proiezione è ancora regolarmente prevista.

Le polemiche si sono estese anche alla politica locale bolognese, perché il sindaco ha rimosso dalla maggioranza che lo sostiene Davide Celli, uno storico attivista ambientalista che è l’unico consigliere comunale dei Verdi a Bologna. Celli aveva detto di essere «contrario a ogni forma di censura» e che sarebbe andato a vedere il film per farsi un’idea «di che tipo di propaganda portano avanti». Dopo la sua espulsione dalla maggioranza, Celli ha criticato il sindaco e ha detto che quello del film sarebbe un pretesto: la sua espulsione sarebbe in realtà motivata da altre questioni. Anche il partito nazionale dei Verdi ha criticato Lepore, e ha respinto le accuse di essere vicino alla propaganda russa.

Nel frattempo la proiezione di “Il Testimone” è stata difesa dall’estrema destra e dall’estrema sinistra. Sia il responsabile provinciale del Movimento nazionale Rete dei patrioti, un gruppo nato da una scissione di Forza Nuova, sia un comunicato di Potere al Popolo hanno parlato di «censura» da parte del Comune di Bologna.

Dopo Bologna, il 3 febbraio è prevista una proiezione di “ Il Testimone” a Milano. Il luogo è ancora da definire.

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