Nuovi documenti mostrano come Donald Trump abbia ricevuto milioni di dollari da governi stranieri durante la propria presidenza

(AP Photo/Reba Saldanha, File)
(AP Photo/Reba Saldanha, File)

Giovedì un gruppo di parlamentari Democratici statunitensi che fanno parte del principale comitato investigativo della Camera dei rappresentanti (Committee on oversight and accountability) hanno pubblicato una serie di documenti che mostrano come durante la presidenza di Donald Trump, tra il 2016 e il 2020, le aziende di Trump abbiano ricevuto almeno 7,8 milioni di dollari (oggi 7,1 milioni di euro) da governi e funzionari stranieri, soprattutto cinesi.

I documenti, raccolti in un dossier di 156 pagine e ottenuti grazie a una causa legale, mostrano soprattutto diversi grossi pagamenti agli hotel di Trump a Washington e Las Vegas e alle due Trump Tower di New York. Tra i pagamenti in questione ci sono 5,5 milioni di dollari versati dall’ambasciata cinese negli Stati Uniti, dalla Banca industriale e commerciale cinese e dalla Hainan Airlines Holding Company, compagnia aerea con strettissimi legami con il governo e l’aviazione militare cinese. L’Arabia Saudita avrebbe invece pagato più di 615mila dollari.

La costituzione americana vieta ai funzionari federali, incluso il presidente, di accettare denaro, pagamenti o doni di qualsiasi tipo da governi stranieri a meno che non ottengano il consenso del Congresso per farlo, cosa che Trump non ha mai chiesto. Nella prefazione del dossier Trump è quindi stato accusato di aver messo i propri interessi finanziari personali davanti all’interesse nazionale statunitense, violando al contempo la Costituzione.

Eric Trump, il figlio dell’ex presidente, ha però a lungo sostenuto che questi pagamenti non abbiano influenzato la presidenza di Trump, dato che qualsiasi profitto guadagnato con i soggiorni in hotel sarebbe stato restituito al governo federale attraverso un pagamento annuale volontario al dipartimento del Tesoro.

Il dossier è particolarmente discusso perché da tempo i Repubblicani stanno cercando, finora senza successo, di provare che l’attuale presidente Joe Biden abbia in qualche modo ottenuto profitto personalmente degli accordi commerciali internazionali stretti da suo figlio Hunter Biden prima di diventare presidente.

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