Il presidente bielorusso Lukashenko ha approvato una legge che consolida molto i suoi poteri

Gli fornisce l'immunità contro eventuali azioni penali e restringe le possibilità dei suoi oppositori di candidarsi alle prossime elezioni, nel 2025

(Mikhail Klimentyev, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)
(Mikhail Klimentyev, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

Mercoledì il presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko, ha firmato una legge, approvata dal parlamento a fine 2023, che gli fornisce l’immunità a vita contro eventuali procedimenti penali nei suoi confronti, e impedisce ai leader dell’opposizione che vivono all’estero di candidarsi alle elezioni presidenziali.

In teoria la legge si applica a ogni presidente del paese e ai suoi familiari, ma di fatto al momento è valida solo per Lukashenko, che ha 69 anni e governa la Bielorussia in modo autoritario dal 1994. In seguito all’approvazione del testo non sarà più possibile perseguire penalmente il presidente per presunti reati compiuti nell’esercizio delle sue funzioni. La legge prevede anche che il presidente e la sua famiglia abbiano diritto a vita alla scorta, alle assicurazioni sanitarie e sulla vita, ai servizi di cure mediche e allo stipendio che vengono garantiti al presidente mentre è in carica.

La norma stabilisce inoltre che potranno candidarsi alle elezioni presidenziali solo i cittadini bielorussi che hanno vissuto stabilmente nel paese negli ultimi vent’anni. Il requisito squalifica dalle prossime elezioni, previste per il 2025, alcuni noti esponenti dell’opposizione: la principale è Sviatlana Tsikhanouskaya, che dal 2020 vive in Lituania.

Non è la prima volta che Lukashenko approva un provvedimento di questo tipo: lo scorso settembre, per esempio, approvò una legge che impedisce ai cittadini bielorussi che vivono fuori dal paese di rinnovare il passaporto dall’estero, costringendoli così a tornare in Bielorussia oppure a perdere la possibilità di viaggiare.

Lukashenko governa la Bielorussia in modo antidemocratico. Tra le altre cose, nel 2020 fu accusato di aver manipolato le operazioni di voto che il 9 agosto di quell’anno gli permisero di ottenere il sesto mandato presidenziale: ci furono enormi proteste in molte città, che durarono per mesi e portarono all’arresto di migliaia di persone. È anche uno strettissimo alleato del presidente russo Vladimir Putin, e di conseguenza uno dei principali sostenitori dell’invasione dell’Ucraina iniziata nel febbraio del 2022.