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  • Mercoledì 3 gennaio 2024

La strage vicino alla tomba del generale Suleimani, in Iran

84 persone sono state uccise da due esplosioni nella città di Kerman, durante le commemorazioni per il potente militare: secondo le autorità è stato un attentato

Alcune persone cercando di aiutare quelle colpite dalle esplosioni vicino a un'ambulanza (EPA/MEHR NEWS AGENCY)
Alcune persone cercando di aiutare quelle colpite dalle esplosioni vicino a un'ambulanza (EPA/MEHR NEWS AGENCY)
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Mercoledì nella città di Kerman, in Iran, ci sono state due forti esplosioni vicino al cimitero in cui è seppellito il generale Qassem Suleimani, per molto tempo uno dei più potenti militari iraniani, ucciso dagli Stati Uniti in un attacco coi droni compiuto esattamente quattro anni fa, il 3 gennaio del 2020, a Baghdad, in Iraq. Kerman si trova circa mille chilometri a sud della capitale Teheran. Le due esplosioni sono avvenute mentre si stava svolgendo una commemorazione funebre per Suleimani a cui stavano partecipando diverse centinaia di persone: sono state uccise 84 persone e quasi 300 sono state ferite. Le stime circolate subito dopo l’accaduto parlavano di oltre 100 morti, ma sono poi state riviste.

Cosa sia successo non è ancora troppo chiaro. Funzionari locali citati dai media di stato iraniani hanno definito le due esplosioni un «attentato terroristico». Per ora tuttavia le informazioni sono poche e frammentarie. Secondo l’agenzia di stampa Tasnim, che è affiliata alle Guardie Rivoluzionarie (il principale corpo militare dell’Iran), le due esplosioni sarebbero state provocate da bombe fatte esplodere a distanza. Le bombe si trovavano comunque piuttosto lontane dalla tomba di Suleimani: secondo l’agenzia di stampa semiufficiale Irna, la prima, la più potente, si trovava a 700 metri di distanza  e la seconda a un chilometro. Le due bombe sono esplose a una decina di minuti l’una dall’altra.

Dopo l’esplosione, tutta l’area è stata rapidamente fatta evacuare dalle autorità. Ahmad Vahidi, il ministro dell’Interno iraniano, ha detto che l’Iran risponderà in maniera decisa agli autori dell’attacco, ma non ha specificato chi sarebbero gli autori. Il governo ha dichiarato il 4 gennaio una giornata di lutto nazionale. La Guida suprema Ali Khamenei, la massima autorità religiosa e politica dell’Iran, ha reso pubblico un comunicato in cui ha detto che i responsabili dell’attacco saranno perseguiti e puniti, ma senza dare ulteriori informazioni.

Anche Hassan Nasrallah, il capo del gruppo radicale libanese Hezbollah, stretto alleato dell’Iran, in un discorso in diretta televisiva ha fatto le sue condoglianze alle vittime dell’esplosione.

Qassem Suleimani era stato ucciso da un attacco compiuto con droni dagli Stati Uniti mentre si trovava all’aeroporto internazionale di Baghdad: aveva 62 anni e fino a quel momento era il capo delle forze Quds, corpo speciale delle Guardie Rivoluzionarie iraniane incaricato di compiere operazioni all’estero, militari, di intelligence e perfino finanziarie.

Suleimani era stato l’ideatore della politica estera dell’Iran degli ultimi decenni, era considerato il ministro degli Esteri ufficioso del paese ed era uno degli uomini di fiducia della Guida suprema Ali Khamenei. Usò l’influenza e il potere delle forze Quds per cambiare i rapporti in Medio Oriente in favore dell’Iran, usando tutti i mezzi a sua disposizione: assassinando politici, fornendo armi e sostegno agli alleati e creando una rete di paesi e gruppi noto come “asse della resistenza”, grazie ai quali l’Iran riesce da tempo a influenzare la politica di tutta la regione.

Fino al momento della sua morte, secondo molti analisti Suleimani era la persona più potente del Medio Oriente, ed era eccezionalmente popolare in Iran. Tutti gli anni, l’anniversario della sua morte è commemorato con grandi cerimonie da migliaia di persone, come stava succedendo a Kerman al momento dell’esplosione.

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